agosto 21, 2020

Venezuela, il sole alto alle sei del mattino




Il Sole alto alle sei del mattino
(Nel ricordo) 2004

Al mio paese alle sei del mattino il sole è già alto nel cielo, le strade della città cominciano a prendere vita, il suono familiare delle voci e delle auto in movimento sono il segnale che da lì a poco comincerai a sentire il profumo dei cibi tipici, aroma di empanadas, arepas e tajadas de plátano.
Le note della musica salsa ti arrivano dolcissime alle orecchie, ti svegliano con dolcezza, come fa una mamma con il proprio bambino.

(all’epoca)
Non c’importa molto se non abbiamo soldi a sufficienza per vivere alla grande, per noi è bellissimo vivere in questo modo e l’effetto è lo stesso, viviamo alla grande.  Chi è più fortunato ha anche un lavoro, sebbene ti paghino poco, ti fa sentire utile e malgrado il caldo ti rallenti un po’, cerchi di dare il tuo meglio. Certo non tutti siamo uguali, ci sono anche gli scansafatiche. Ma dove non ce ne sono?
Se il lavoro scarseggia, oppure nei fine settimana, puoi andartene al mare, Higuerote ad esempio, e ti senti ricco e fortunato, ti rendi conto di trovarti in un paese meraviglio. “Che fortuna esserci nato”, pensi. Mare cristallino e limpido, di un verde turchese, il cui ricordo resta nella mente per molti giorni. Il cielo è vicino, ti sembra di poter baciare quell’intenso coloro azzurro.
È vero poi torni a Caracas, se intendi passeggiare di sera devi dare molta attenzione in quale zona ti vai a ficcare, perché ci sono i “delinquenti” come dicono gli italiani. Delinquenti che a volte sono diventati tali non per scelta ma per necessità.
Non crediamo più a Chávez, e chiediamo che se ne vada. È arrivata la dittatura gridiamo “vogliamo la libertà”. Siamo nel 2004 e non ha mantenuto le sue promesse. Siamo ricchi di petrolio ma non ci basta.
Siamo arrivati al punto di pensare che avere l’America con noi sarebbe il male minore, forse Bush, curando i propri interessi potrebbe  risollevare anche le nostre sorti e permetterci di vivere dignitosamente. Abbiamo paura dei falsi profeti e il nostro presidente è troppo amico di Fidel, come lui fa con Cuba, Hugo vuol portare il nostro Paese lontano dallo sviluppo per tenerlo segregato in un limbo assurdo.
A questo punto ci guardiamo intorno. Anche noi abbiamo internet e dobbiamo rendere grazie ad un americano, ci domandiamo se non sarebbe meglio avere qualcuno che pensando ai propri interessi si facesse anche un po’ i fatti nostri. D’altra parte i governi venezuelani hanno fatto di peggio, sono stati capaci di litigare con tutti e di mettere in ginocchio l’economia del Paese.
Spesso siamo costretti a lasciare la nostra città ed il nostro Paese in cerca di miglior fortuna, quando approdiamo in luoghi come l’Italia ci rendiamo conto che esiste un altro stile di vita, certamente più grigio rispetto al nostro, ma se hai dei bambini puoi offrir loro qualcosa di solido.
Chissà cosa accadrà al nostro Paese. Così bello, caldo e distrutto.


Tratto dal libro  ‘Ancora una volta ho perso il treno’
Autore Cosmo de la Fuente
Edizioni Marco Valerio
Prima edizione luglio 2005


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