septiembre 15, 2007

Non solo Chacao

Una lettera a La Stampa da parte dell'ambasciatore venezuelano, tanto per mostrare anche un'idea diversa.

Gentile direttore,la ringrazio per la possibilità di controbattere alle affermazioni non veritiere espresse dal segretario della Cisl Raffaele Bonanni il 5 settembre, nell’articolo «Chavez? Un grottesco dittatore», al suo rientro dal Venezuela, ospite dei «cugini» della Ctv (sindacato dei lavoratori venezuelani) che gli hanno consigliato di non muoversi dal quartiere Chacao. Deduco che il giudizio sul Paese sia nato e morto a Chacao, non «una zona franca», bensì un Municipio di Caracas, governato dalla destra, dove vive il 2% della popolazione, prevalentemente agiata. Forse Bonanni non sa che a Chacao nel 2002 a piazza Altamira per diversi mesi 80 militari in divisa, protetti e tutelati dal sindaco, chiamavano alla rivolta, condannati in contumacia per gravi atti di violenza. Così come non sa che la storia del sindacato venezuelano è anche una storia di collusioni con settori dell’oligarchia anche internazionale che hanno impedito un dialogo costruttivo con un governo che per la prima volta nega i privilegi «di casta». Il colmo dell’agire politico antipopolare e antidemocratico si è raggiunto con il contributo del Ctv all’organizzazione del colpo di stato dell’aprile 2002 (non «resistenza» a Chavez, come dice Bonanni), che ha causato la morte di decine di persone, con il rapimento del Presidente, eletto dalla stragrande maggioranza della popolazione che a gran voce ha chiesto la sua liberazione e l’ha riconfermato alla Presidenza (esistono documenti, testimonianze e atti processuali, facilmente reperibili). Mi dispiace che Bonanni abbia «avuto paura» a Caracas, ma avrebbe dovuto respirare un clima diverso da quello descrittogli dagli oppositori, magari parlando con la gente, compresi gli imprenditori italiani che lavorano con grandi profitti come attestano i contratti ultramilionari in atto, prendendo ad esempio l’Iveco, presenza storica nel Paese che sta portando avanti un progetto quinquennale con un investimento di mille milioni di dollari. Fa sorridere il richiamo all’Ue e all’Alto commissariato per i diritti umani dato che «l’opposizione venezuelana potrebbe non bastare». Nessun pericolo per nessuno a partire dagli italiani che sono nel cuore del nostro Presidente, che non a caso ha inviato qui me, di madre abruzzese-romana. Come si fa a tacere quando il segretario della Cisl, lasciando intendere per mano del governo Chavez, asserisce che «in due anni sono sparite cento persone. Molte di queste erano sindacalisti»?. Purtroppo le persone scomparse sono molte più di cento, contadini senza terra ammazzati da bande organizzate da quegli stessi latifondisti che Chavez combatte. Come si può dire che nel «Pantheon di Chavez c’è Mussolini»? Il Presidente conosce bene la storia europea e italiana e considera il pensiero di Gramsci un riferimento basilare per il processo bolivariano, difficile credere che possa apprezzare il suo carnefice! Come si può negare che l’enorme squilibrio economico in Venezuela sia il risultato del succedersi di governi che per secoli hanno approfittato dei beni della collettività (risorse naturali, frequenze radioelettriche occupate dai media privati per l’80%)? Il Governo Bolivariano, nonostante i continui attacchi e sabotaggi (con danni catastrofici di miliardi di euro durante la serrata di 63 giorni), ha invertito la tendenza con risultati tangibili in ogni settore: salute, istruzione, ambiente, conquiste sociali e culturali che permettono a tutti i venezuelani di vivere degnamente. E consente all’economia di crescere a un tasso, negli ultimi tre anni, del 9% del Pil. È proprio questa politica «a favore dei più deboli», di cui Bonanni racconta di non aver avuto percezione, su cui si fonda il grande consenso di Chavez. E la sua politica suscita sempre più interesse a livello internazionale proprio perché dà risposte alle esigenze di un popolo come raramente si è visto nella storia e come le stesse potenze economiche mondiali faticano a dare, su temi come crescita, sviluppo, energia, alimenti. Per constatarlo basta venire in Venezuela, non fermandosi a Chacao!
LA STAMPA
RAFFAELE LA CAVA

2 comentarios:

caotica dijo...

Chi parla così è perchè a Caracas non ci ha mai realmente vissuto. Per fare commenti sulla reale situazione di un luogo bisogna realmente conoscerlo.

Anónimo dijo...

Non dimentichiamo che l'ambasciatore non è altro che un dipendente (molto intimo) di Chavez