Il Venezuela, nelle mani di Maduro, è diventato
un centro strategico del crimine, con conseguenti problematiche per tutta l’America
Latina e altri paesi. Il secondo mandato di Nicolás Maduro, quello che lui ha
imposto a seguito di elezioni anticipate, non democratiche e quindi non riconosciute da molti paesi del
mondo, avrebbe peggiorato sicuramente la situazione. Il vero golpista, per i
molti a digiuno dei veri fatti venezuelani, è proprio Maduro, il quale, di sua iniziativa, con la complicità della “sua”
magistratura compiacente, ha annullato i poteri del Parlamento legittimo,
eletto dal popolo nel 2015. Nelle mani delle opposizioni. Questo è il “golpe”
di cui i disinformati non parlano.
Ne ha parlato in maniera precisa il “The
New York Times” già un anno fa.
Nonostante le sanzioni, questo regime repressore
si mantiene in vita grazia ai suoi vincoli criminali. Ai vertici del Governo vi
sono le persone direttamente coinvolte, come Diosdado Cabello (Presidente dell’Assemblea
Costituente illegittima, numero due dello Stato, a capo del PSUV partito
socialista); Tareck El Aissami (Ministro dell’Industria) e Nestor Reverol
(ministro degli Interni), entrambi sanzionati dall’ONU.
La definizione più azzeccata è che siamo di
fronte a uno Stato mafioso, dal momento che il crimine organizzato è a stretto
contatto con la vita quotidiana della gente.
L’organizzazione “In Sight Crime” negli ultimi
anni, ha raccolto informazioni sul governo venezuelano, sui funzionari
coinvolti nel traffico di droga, il noto Cartello de Los Soles. I “soles” sono le stellette dorate sulle divise della
Generali della Guardia Nacional
Bolivariana, responsabile della sicurezza interna, ma anche degli aeroporti, porti, frontiere, da dove
qualsiasi trafficante dovrebbe entrare.
Si scopre che i primi venti nomi della lista
furono facilmente rintracciabili. Almeno 123 persone con posti di alto livello
del governo e circa 15 istituzioni statali ne erano coinvolte.
La cocaina giunge a palate in Venezuela dalla
Colombia. La produzione di droghe non è mai stata cos massiccia e si calcola
che se solo dalla zona colombiana se ne stia producendo circa 921 tonnellate
all’anno. Nel 2010 il Venezuela collaborava con 200 tonnellate. Mentre nel passato
i cartelli colombiani dirigevano il commercio e corrompevano i funzionari
venezuelani, oggi ci sono le prove che sono proprio i venezuelani della cupola
al potere quelli che partecipano direttamente al narcotraffico.
Uno degli esempi più evidenti,nel 2016
hanno condannato i nipoti di Cilia Flores (moglie di Nicolás Maduro) per accuse
di traffico di cocaina negli Stati Uniti.
Non è soltanto il traffico di droga a produrre guadagni
ingenti al Venezuela, a seguito dell’indagine effettuata, si scopre che anche il contrabbando di benzina ne è una buona fonte. Quando Maduro chiude le frontiere con la Colombia nel 2015 e poi
nel 2016, rafforza il monopolio dell’Esercito
venezuelano sul contrabbando della benzina.
Inoltre sono fortissimi i guadagni (senza rischi), attraverso il
saccheggio del tesoro di Stato. Nel momento in cui la trasparenza e l’esibizione
dei conti vengono eliminati in Venezuela, la cleptocrazia fa da padrona.
Che dire poi del sistema artificiale di controllo della moneta. I privilegiati, quelli che hanno
accesso al cambio ufficiale di Stato, possono comprare il dollaro a un costo
super conveniente e quindi poterci lucrare molto. Tutto questo ha provocato che
il Venezuela, malgrado le sue ricchezza, arrivasse alla bancarotta.
I soldati dell’esercito guadagnano l’equivalente
di venti dollari al mese, e il salario minimo è di circa 2 dollari al mese.
Grazie a questa gravissima situazione, il governo di Maduro ha fatto in modo
che involontariamente, ogni venezuelano collabori con l’economia criminale. Se
i venezuelani vogliono alimentarsi o trovare medicine, devono rivolgersi al
mercato nero e, quindi, dare guadagno alla corruzione che imperversa in tutti
gli organismi dello Stato. A tale scopo, Maduro ha ordinato alla polizia di
ispezionare i prezzi di vendita dei vari negozi e catene commerciali del paese.
Come se non bastasse anche gruppi terroristici alleati di
Maduro sono una forza attiva. La frontiera Colombia-Venezuela è una delle zone con maggiore
criminalità in Sudamerica. Lo sostiene uno studio della Insight Crime
intitolato “Venezuela, Stato Mafioso?” sostiene che la zona sia diventata
il covo di criminali colombiani narcotrafficanti grazie a alll’aiuto e all’attiva
collaborazione del governo di Maduro.
Questa protezione non è nuova. Durante il
conflitto armato gli alti funzionari FARC-ELN hanno trovato rifugio in
Venezuela, zone di frontiere grazie all’aiuto di Hugo Chávez, che fu denunciato
dall’ambasciatore di allora, Luis Alfonso Hoyos.
"Chávez vedeva questi gruppi come alleati e
permise loro di utilizzare il territorio venezuelano, ma in altre occasioni,
quando non gli conveniva, si mise anche contro questi gruppi"- si legge nel rapporto Insight Crime.
L’oro bianco statale, la cocaina, potrebbe
diventare il motore che permetta il dilagare del cancro della corruzione nel
governo di Maduro. Una situazione che sta danneggiando i paesi più vicini. In Centro America, Honduras e Guatemala vi sono le piste di atterraggio del
traffico areo della cocaina. La Repubblica Dominicana è invece la meta delle
navi fornitrici dei Caraibi e provenienti dalle coste venezuelane.
Aruba, Trinidad e Tobago, sono diventati centri
di contrabbando della benzina a basso prezzo.
Negli ultimi anni circa 3.5 milioni di
venezuelani sono fuggiti dal loro Paese disastrato. Emigranti, rifugiati disperati che spesso cadono nelle mani del crimine
organizzato.
Isolato e con gravi problemi economici, il
dittatore si è circondato da personaggi coinvolti in attività delittuose. Il
Venezuela non è in grado di contenere il crimine organizzato, poiché le forze
che dovrebbero combatterlo sono invece quelle che ne dirigono il commercio.
Nell’improbabile caso che Maduro volesse mettere fine a questa corruzione, non
potrebbe mai farlo, perché questi crimini lo mantengono ancora al potere.
I paesi del mondo non hanno molto spazio di
manovra. Il Venezuela è diventato il paradiso del crimine. Eppure c'è qualcuno che parla del governo di Maduro "da imitare". Sarà masochismo o semplice gusto per l'orrido?
[leggi anche] Come ha fatto il Venezuela a diventare il rifugio di narcotrafficanti e criminali colombiani.
Carlos Gullì
@cosmodelafuente
familiafutura.com
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