Non è un film, è realtà. La trama della vita di certe persone supera sicuramente quella della fantasia di sceneggiatori. Siamo in una ridente cittadina dove Loretta, separata e madre di due bambini, si rimbocca le maniche e, con i sacrifici che solo un genitore che ama i propri figli può fare, si divide tra due lavori. Ha un figlio maschio e una bambina di nome Valentina. Quest’ultima viene definita dal medico curante come una bambina allegra, educata, dolcissima. Una creatura adorabile, dai bei modi, senza la minima traccia di arroganza. Queste caratteristiche dimostrano già la serenità in un periodo infantile che non può che significare serenità psicologica in età adulta.
Come spesso accade, all’età di 16 anni, la ragazzina si innamora di un ragazzo con il quale vive un rapporto difficile per via della gelosia di lui e del fatto che spesso si ubriaca e arriva anche ad alzare le mani sulla ragazza. Valentina, però, è follemente innamorata e cera in tutti i modi di inserirsi nella famiglia di lui dove, invece, non è ben accetta. Resta incinta a soli 18 anni e, malgrado la situazione, vuole portare avanti la gravidanza. La mamma Loretta le ha insegnato, in fondo, che un figlio è benedizione circondandola, insieme a suo fratello, sempre da amore e rettitudine.
Quando Valentina minacciata e picchiata si rifugia nella casa materna, viene avvisata dal padre di suo figlio che la sua roba è stata buttata per la strada in un sacco di plastica. Gesto che sta a indicare che di lei non ne vogliono più sapere. Ma vorrei chiedere a Loretta, adesso, cosa accadde dopo quello.
Loretta: - restai vicino a mia figlia, anche in sala parto. Il padre non c’era, ovviamente. Non gli interessava nulla di Valentina. Nacque un bellissimo bambino. Che con amore aiutai a crescere in casa mia. Il padre, però, deciso a nuocere in qualche modo, stava sempre in zona, anche ubriaco. Minacciava mia figlia, portava con sé i fucili da caccia. Spaventate parlammo con i carabinieri e il fatto si concluse con il ritiro di tutte le armi che aveva in casa perché appartiene a una famiglia di cacciatori. Quando arrivò il momento del battesimo Valentina chiese al padre se voleva partecipare all’evento insieme alla sua famiglia. Ma loro si faranno sentire solo dopo aver richiesto un esame del DNA dal quale risulta che il bambino è figlio e nipote di quella famiglia, ovviamente. –
Come mai avevano dubbi?
Era un modo per avvilire, offendere e maltrattare una ragazza giovanissima il cui unico peccato era stato quello di amare follemente un ragazzo di quasi dieci anni più vecchio di lei.
Cosa succede a questo punto?
Come spesso fanno alcune persone, denunciano, con la complicità di assistenti sociali impreparati, interessati e superficiali, al tribunale dei minori. Diffamazione di ogni sorta. Come tutti sappiamo il tribunale dei minori si basa su rapporti degli assistenti sociali senza nemmeno indagare la veridicità dei fatti. Chiedono e ottengono l’affidamento del bambino e lo portano via. Qualche tempo dopo, all’età di 26 anni, la mia dolce bambina Valentina mette fine alla sua vita. Non può vivere senza suo figlio. Dopo essersi battuta per riottenere il figlio capisce che non c’è nulla da fare. La macchina dell’ingiustizia era partita e nessuno poteva più fermarla.
Come stanno le cose oggi?
Non posso vedere mio nipote, quando di nascosto voglio abbracciarlo lui mi bacia e ricambia, naturalmente, il mio amore, ma appena vede qualcuno dei suoi oppressori cambia atteggiamento. Soffre di alienazione genitoriale e parentale e di sindrome di Stoccolma. Il bimbo è obeso, non sta bene, ma non contano i problemi reali, valgono le false considerazioni iniziali. Quando Valentina era in vita il bambino soffriva del fatto di non poter restare mai a dormire dalla sua mammina. A loro non importava nulla della volontà di questo cucciolo d’uomo, come non importa niente adesso.
Se le cose stanno come dice Loretta e ha fornito persino dichiarazioni mediche a testimonianza, c’è poco da stare allegri. Viviamo in un ‘epoca in cui, specialmente in Italia, tutti i giorni parliamo di politica e di gossip. Siamo molto interessati in quello che fa Silvio Berlusconi, ma non ci interessa minimamente il dolore, il dramma, l’ingiustizia che vivono persone come Loretta.
Loretta siamo noi cari lettori, il suo dramma è anche il nostro. Non si tratta di un viaggio sulla luna. Parliamo di una mamma, di una nonna. Una sorta di ingiustizia e imbroglio legale, senza considerare che esseri umani stavano morendo, le ha rovinato la vita.
Le lungaggini, i metodi, le certificazioni superficiali su cui si basa, il lavoro troppo spesso sbagliato dei servizi sociali, fanno si che il ‘tribunale dei minori’ debba per forza essere considerato un meccanismo infernale che oltre ad essere crudele e spesso in errore, risulta essere anche inutile. Il suo lavoro potrebbe essere svolto da un tribunale normale. Gli assistenti sociali sono utilissimi se lavorano come si deve, altrimenti dovremmo considerarli come quei chirurghi che hanno una falsa laurea. Chi sbaglia deve pagare e se il tribunale e/o i servizi sociali sbagliano devono essere puniti come viene punito un qualsiasi professionista che commette errori di percorso. La crudeltà, la cattiveria, gli accordi sotto banco non fanno parte della professionalità. Proporrei che venissero istituiti corsi di studio “veramente” seri e almeno tre anni di tirocinio. Prima di togliere un bambino a un padre o a una madre, non accontentiamoci delle parole di un ex coniuge o ex partner arrabbiato e vendicativo. Bisogna fare ammenda e vergognarsi quando con leggerezza si decide sulla morte spirituale di un essere umano che spesso si tramuta, come nel caso di Valentina, in morte fisica. Vergogna! Vergogna! Vergogna! Basta con questa ingiustizia minorile.
Chiediamo nuova legge in materia.
C’è materiale per una sceneggiatura di un film verità, ma c’è soprattutto la necessità di una nonna a cui è rimasto un nipote che possa ridarle un po’ di sua figlia morta suicida, che non riesce a darsi pace. Possiamo aiutarla? Se vuoi metterti in contatto con lei, scrivimi.
cosmo@cosmodelafuente.com
CdF
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