septiembre 17, 2008

SANITA' ITALIANA


Ho un caso molto simile al caso di Amelia e Concettina, non so se il figlio abbia superato l'intervento per quel che mi riguarda mia zia, 52 enne malata di cirrosi epatica contratta anni fa con una trasfusione di sangue (!!!), non ce l'ha fatta e dopo un 2 mesi dal trapianto di fegato è deceduta, causa infezioni.
Ospedale Niguarda di Milano, specializzato nei trapianti.
Sarà anche specializzato nei trapianti ma la prima volta che ci ho messo piede una sensazione di squallore mi ha invasa. Stabili che cadevano a pezzi con intonaco ovunque, sporcizia e cattivi odori regnavano fin nella sala d’aspetto della terapia intensiva.
Il caso che mi appresto a raccontarvi credo sia al limite della realtà, doppio errore dei medici sulla stessa persona...

Mia zia Maria originaria di Altamura (Ba) si ammala di cirrosi epatica molti anni fa, da circa 4 anni era in costante contatto con Milano, prima Ospedale San Paolo, poi Niguarda.
8 mesi fa decidiamo di prendere un piccolo appartamento a Milano per cercare di stare dietro ai medici ed essere sempre presenti nel momento in cui (grazie ad un miracolo) qualche medico svegliatosi positivamente al mattino si fosse deciso ad attivarsi per mia zia.
Infatti...stando sul posto e rendendoci insopportabili riusciamo ad ottenere un ricovero, cosa che non hanno mai consigliato nonostante la situazione degenerasse giorno dopo giorno (come se prendere appartamento in affitto a Milano fosse economico al giorno d'oggi.....si deve arrivare a questo.......!!)
Il tutto inizia una volta ricoverata...

Non farò menzione di ogni singolo episodio, per rendere l'idea al meglio dico solo che mia zia era arrivata al punto di implorare sua figlia (onnipresente) di non dire nulla agli infermieri o ai medici quando qualcosa andava storto (ad esempio, quando non la lavano o quando le davano una medicina per un'altra o quando le facevano del male nel vero senso del termine perché poco delicati).
Mia cugina se ne era resa conto subito, ha lottato per ottenere ciò che le era dovuto ma alla fine, viste le poche speranze di sopravvivenza, è caduta anche lei in quel circolo...tacere pur di ottenere un minimo di decenza...che non è mai arrivata.

Dicono che dopo i trapianti i pazienti debbano essere tenuti lontani da posti in cui è possibile contrarre anche un semplice raffreddore, per questo tali pazienti per i mesi successivi devono indossare sempre e comunque delle mascherine.
Dicono....poi nella pratica...
20 giorni circa dopo l'intervento al quale mia zia è arrivata con il 20% di possibilità di riuscita iniziavano ad essere evidenti prime anomalie...(forse intervento non riuscito?forse fegato non adatto?)era necessaria una tac...
Mia zia viene portata in barella in una sorta di sala d'attesa.
ATTENZIONE: per sala d'attesa intendo non la sala riservata ai soli pazienti post trapianto o post altro intervento chirurgico ma la sala d'attesa comune dell'ospedale dove era facile notare la presenza di persone in attesa del proprio turno prima di scappare al proprio lavoro...qui era possibile notare di tutto...dall'extracomunitario poco vestito all'italiano gommista con indosso la tenuta da lavoro sporca di grasso.
Parliamo sempre di persona post trapianto....lasciata in barella in mezzo a tutto questo.
Quando mia cugina si è presentata in questa sala per accertarsi che la mamma per lo meno indossasse la mascherina si è trovata davanti 2 infermieri che alla domanda "come mai è in questo posto? ma soprattutto come mai non indossa alcuna protezione?" hanno risposto sorridendo "e dove vuole che la portiamo? se vuole me la porto a casa?".
Dopo questo ironica battuta mia cugina decide di noleggiare un ambulanza (a spese del paziente!!!!!!!) per portare il prima possibile mia zia lontana da quel posto e recarsi nel reparto in cui avrebbe dovuto fare la tac, cosa a cui avrebbe provveduto la struttura ospedaliera ma solo dopo non si sa quante ore in quella sala d'attesa.

Dopo pochi giorni inizia un travagliatissimo via vai nuovamente con la terapia intensiva dalla quale era stata dimessa 20 giorni dopo il trapianto.
Primo shock settico, causa infezioni varie e molto forti.
A detta dei medici nel caso in cui se ne fosse ripresentato un secondo non ci sarebbe stato più nulla da fare.
Così è stato.
Mia zia non ce l'ha fatta a superare il secondo shock settico ed è deceduta senza aver mai battuto ciglio perché loro, i medici, ti inducono a soffrire in silenzio altrimenti ti riducono le possibilità di sopravvivenza.
Lei pero non ha ottenuto nulla in cambio del suo martirio se non qualche commento sulla sua forma esteriore...troppo pesante per essere portata in bagno da infermieri che tanto parlano e poco si applicano..
Solo un quesito...ma anche il sistema sanitario è stato invaso da rumeni, cechi, bulgari ecc.?
Speriamo che almeno in questo settore lavorino con delle qualifiche e siano ben pagati...
Perche se dovessero lavorare come in tutti gli altri settori come sotto pagati e senza alcuna regola...staremmo messi proprio bene in Italia.
Che non si scambi quest'ultima osservazione con altro che non è.
Il mio è un discorso di uniformità e regolarità.
Ho visto uscire dalla sala operatoria il giorno dell'intervento su mia zia (13 ore ed io presente) uno straniero diretto in una stanza di fronte alla sala operatoria.
Mi sono accostata alla porta, origliavo cercando di carpire quel poco che mai ci hanno detto, ho sentito questo ragazzo parlare al telefono con un altro medico, "cercava" di illustrare come stesse procedendo la situazione... "Cercava"...non si capiva assolutamente nulla di quello che diceva, ha ripetuto molte, troppe volte le stesse frasi incomprensibili...in un momento in cui ciò che conta di più è il tempo...
Ma almeno pagategli un corso di italiano!

Mia cugina vorrebbe adire le vie legali per tutto quanto sopra.
Se solo si avesse la forza di documentare tutto quello che succede negli ospedali si potrebbe davvero far qualcosa..Invece cosi...l'80% dei casi di responsabilità medica è vinta dagli stesse medici...perché la medicina è una scienza inesatta..ma basta con questo alibi..
Apriamo gli occhi..

Non ho altro da dire.
Spero si racconti di questa terribile storia.

Rosamaria Berloco
Cosmo de La Fuente

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