Da Aprile 2019 il Venezuela è
tornato a far parlare di sé a causa di un inasprimento delle lotte politiche
che si aggiungono ad anni di crisi economica e politica che hanno influito
pesantemente sulla vita quotidiana delle persone. Una Crisi che potremmo definire “catastrofe”.
Medici senza Frontiere fornisce
assistenza medica in Venezuela dal 2015. Kristel Eerdekens, coordinatore delle
operazioni di MSF, descrive il lavoro di MSF nel paese.
Qual è la situazione medica nel
paese?
“Il Venezuela sta attraversando
una crisi economica e politica che colpisce ogni strato della società. Per MSF
è un contesto difficile in cui lavorare, a cominciare dal fatto che le nostre
équipe presenti sono presenti solo in alcune località. Per questo motivo, è
difficile per noi descrivere in modo esaustivo le esigenze mediche del paese.
Dal 2015 i dati medici disponibili sono molto limitati, e ciò rende difficile
fornire un’analisi più generale.
Nei luoghi in cui lavoriamo, vediamo professionisti della salute
dedicati e qualificati che fanno del loro meglio per servire le comunità,
nonostante tutti i limiti. Devono affrontare forniture di farmaci
incostanti e irregolari, mentre la manutenzione di apparecchiature e
infrastrutture mediche è quasi inesistente. L’iperinflazione che si verifica
nel paese e la mancanza di investimenti nel sistema sanitario rendono molto
difficile fornire cure di qualità. Inoltre, i professionisti del settore
medico, compresi quelli delle nostre équipe, decidono di lasciare il paese.
Ciò ha portato ad un aumento dei
casi di malattie precedentemente sotto controllo, come la malaria, e focolai di
malattie prevenibili, come la difterite e il morbillo. Negli anni ’60, il Venezuela è stato un pioniere nell’eradicazione
della malaria e dispone ancora delle conoscenze e delle istituzioni per farlo.
Tuttavia, le aree più colpite dalla malaria devono affrontare anche un sistema
sanitario gravemente compromesso, e ciò ha influito sul programma di controllo
della malaria.
A Maracaibo, dove lavoravamo fino
a febbraio 2018, abbiamo osservato anche che la carenza di servizi medici ha
provocato ritardi negli interventi ostetrici e chirurgici di emergenza.
I venezuelani che attraversano il
confine verso il Brasile e la Colombia e che ricevono assistenza medica dalle
nostre équipe riferiscono che la carenza di cibo e la mancanza di accesso a
cure mediche di qualità sono le motivazioni per lasciare il paese.
Cosa sta facendo in questo momento MSF in Venezuela?
Attualmente MSF ha quattro
programmi medici attivi in Venezuela. Collaborando con organizzazioni locali e
istituzioni pubbliche, forniamo assistenza medica e psicologica alle vittime di
violenza, anche a sfondo sessuale, a
Caracas, una delle città più brutali del mondo. Promuoviamo un approccio
globale in cui l’assistenza medica è unita a quella psicologica perché
consideriamo la violenza sessuale un’emergenza di carattere medico.
Negli ultimi anni sosteniamo
anche il programma anti-malaria nel comune di Sifontes, nello stato di Bolivar,
un’area con molte miniere d’oro non ufficiali, che richiama persone da tutto il
paese. La malaria si è diffusa
rapidamente nella regione a causa dell’elevata mobilità della popolazione,
delle pessime condizioni in cui vive e dello scarso finanziamento al programma
di controllo della malaria.
L’impegno di Medici senza Frontiere
Nel 2018, le équipe di MSF hanno
eseguito 220.354 test a persone per verificare la presenza di malaria e ne
hanno trattate 137.936 per la malattia. Abbiamo anche distribuito 20.000
zanzariere e disinfestato 3.900 abitazioni, al fine di prevenire nuove
infezioni.
Dal mese di febbraio 2019, una
équipe di MSF ha sede a Carupano, nello stato di Sucre, dove collabora con
l’Istituto per la malaria per sostenere il programma nazionale del Venezuela
per il controllo della malattia.
Tramite un’organizzazione medica
locale, sosteniamo anche un programma di assistenza sanitaria di base nel nord
del paese, con particolare attenzione alla salute sessuale e riproduttiva.
Sebbene sia nella fase iniziale, questa attività fornisce il sostegno
necessario a una popolazione che sta subendo una grave carenza di farmaci. MSF
è stata coinvolta nella fornitura di assistenza analoga nella città di
Maracaibo dal 2016 al febbraio 2018.
Inoltre, in questi tempi incerti,
siamo in allerta e pronti a rispondere alle possibili esplosioni di violenza e
alle conseguenze cliniche delle crisi economiche, sociali e politiche. Abbiamo
già effettuato, e continueremo a farlo, donazioni di forniture mediche agli
ospedali in varie parti del paese, per aiutarli a far fronte a un potenziale
deterioramento acuto della situazione. Forniamo inoltre formazione per il
personale medico locale per far fronte ad eventi di incidenti di massa, e un
primo soccorso psicologico alla difesa civile e ai gruppi di soccorso volontario.
Nel 2018, MSF ha fornito
assistenza medica e psicologica alle persone colpite dalle alluvioni a Caicara
del Orinoco, nello stato di Bolívar, e Churuguara, nello stato di Falcón.
Quali sono i piani futuri di MSF?
MSF resta impegnata a fornire
assistenza medica al popolo venezuelano in base ai loro bisogni.
“Siamo determinati a rafforzare
le nostre attività esistenti e ad esplorare modi per ampliarle, laddove
possibile. Se necessario, continueremo anche a fornire assistenza medica ai
venezuelani che hanno lasciato il paese spostandosi verso il Brasile, la
Colombia o altrove nella regione.
Tutti i finanziamenti per
sostenere le attività di MSF in Venezuela provengono da donazioni private da
tutto il mondo, nessuna risorsa proviene da governi. Questa è una delle
numerose misure che adottiamo per garantire la nostra indipendenza dalle
interferenze politiche, ancor più fondamentale in un ambiente così
polarizzato”.
Malattie come la malaria
Raul Diaz, un giornalista
venezuelano che si trova in Italia da un anno "per ragioni di
sicurezza". Raúl si occupava di sport per un’emittente locale, poi ha
cominciato a scrivere di politica e le critiche al governo gli sono costate
minacce da parte del regime, e alla fine è dovuto andar via dal Venezuela. Una
situazione comune a quanti si scrive e si critica le azioni fallimentari di chi
sta al potere.
[Raúl Diaz dichiara all’agenzia
Stampa Dire.it] “La gravissima crisi economica e il malgoverno di Maduro hanno
distrutto i servizi di base e nel Paese povertà crescente, precarie condizioni
igienico-sanitarie e scarsità di cibo hanno fatto ricomparire alcune malattie,
tra cui la malaria. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, lo scorso
anno 406mila persone hanno contratto una malattia ritenuta sconfitta tra gli
anni Sessanta e Ottanta. Per questo un’alleanza tra istituti di ricerca
epidemiologica e medici esperti ha redatto un appello alla comunità
internazionale sul rischio contagi: “Tra il 2000 e il 2016- si legge nel testo-
si è registrato un aumento dei casi di malaria del 709 per cento, mentre i
decessi connessi a questa malattia sono cresciuti del 521 per cento”, sebbene le autorità abbiano smesso di
rendere noti i dati dal 2014.
Secondo gli esperti, “la malaria
si sta diffondendo rapidamente a livello nazionale, con 17 Stati che risultano
focolai ed esportano la malaria nei Paesi limitrofi, come Colombia e Brasile”.
“Brasile, Colombia, ma anche Perù e Cile sono i principali Paesi in cui i venezuelani
si stanno trasferendo” prosegue Diaz, ricordando che “a Bogotà, Lima e nella
regione carioca di Manaus esistono campi profughi con centinaia di persone”.
[cdf] la pandemia è molto più
grave, il numero dei migranti venezuelani è molto più altro di quello che
riporta l’ONU. Organizzazioni internazionali per le migrazioni stimano 4,5
milioni di venezuelani usciti dal paese. Già a gennaio 2019, l’Istituto di
statistica nazionale, Consultores 21,
dichiarava che si era già toccato quota 4 milioni. Un intervento
umanitario forzato diventa sempre più necessario.
[Raúl Diaz] Nicolás Maduro non ha
mai avuto le competenze e le qualità necessarie per guidare una nazione così
complessa”. E chiunque soffra per
l’assenza di farmaci, cibo o per l’impossibilità di fare acquisti, dal
momento che il valore della moneta è ormai abbattuto dall’iperinflazione non può protestare. Secondo il
giornalista, vari gruppi armati, probabilmente pagati delle autorità,
intervengono per reprimere ogni voce o iniziative di dissenso.
[cdf] I dati di Save The Children non possono non
allarmarci sul fatto che oggi, nel mondo, sono circa 31 milioni i minori che
sono stati costretti a fuggire dalle proprie case nel tentativo di mettere in
salvo la propria vita, e solo nel 2016 sono stati uccisi 53.000 bambini in
seguito alle violenze, di cui il 64% in Medio Oriente e Nord Africa. Non a caso la Siria figura tra gli unici
tre paesi al mondo (insieme a Venezuela e Trinidad e Tobago) dove, secondo la
graduatoria di Save the Children, le condizioni di vita per i bambini, negli
ultimi 20 anni, non hanno subito alcun tipo di miglioramento, sia lo Yemen
che il Venezuela non forniscono dati aggiornati.
L’agenzia d’informazione SIR
segnala che il Venezuela è uno dei tre Paesi del mondo in cui le condizioni
dei minori sono peggiorate a partire dal 2000. Lo sostiene un rapporto
dell’organizzazione Voz de América (Voa), che cita tra l’altro le cifre diffuse
da Save the Children: dal 2000 in Venezuela la mortalità infantile è aumentata
del 40% e l’omicidio di minori del 60%. Delle 176 nazioni analizzate dal
rapporto, solo Venezuela, Siria e Trinidad e Tobago hanno visto nell’arco del
periodo considerato un peggioramento delle condizioni dei minori. La situazione
è ancor più peggiorata in seguito alle migrazioni massicce degli ultimi due
anni, che vedono una fortissima presenza di minori.
Tutto questo deve farci
riflettere. L’Italia non può mantenere
la sua posizione di neutralità di fronte a questo disastro.
Notizie da:
-
Dire.it
-
Raúl Diaz
-
Save the Children
-
Agenzia d’informazione SIR
www.familiafutura.comCosmo de la Fuente
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