diciembre 17, 2015

Il Venezuela non ci sta a farsi fregare nuovamente da Maduro e Cabello

Ci abbiamo creduto fino in fondo, noi venezuelani, che ci si potesse affidare alla democrazia, che da troppi anni è assente in Venezuela.
La banda di delinquenti e narcotrafficanti  al governo, capeggiata da Maduro con l'ausilio di Cabello, non ci pensa nemmeno a mollare l'osso e, dietro consiglio di Castro, non vuole riconoscere la vittoria schiacciante dell'opposizione, voluta dal popolo venezuelano.

Un'opposizione che deve vedersela con una banda di assassini senza scrupoli ma che non può fingere di nulla, dal momento che i 112 deputati della Mud (opposizione) dal 5 Gennaio 2016 potranno fare il bello e il cattivo tempo.
Cabello e Maduro hanno messo sù una sorta di Parlamento Comunale parallelo, del tutto anti costituzionale e stupidamente forti di ciò, lanciano minacce e sperano di dar vita a una forma subdola di Colpo di Stato nello Stato.

Per quanti non credessero ancora che il Venezuela fosse succube di una dittatura folle e assassina, ora ne hanno le prove.
Il tempo ci dirà cosa potrà accadere dal 5 gennaio in poi, ma saranno certamente tempi duri.

Il nuovo e legittimo Parlamento potrebbe avvalersi della Carta Democratica Latino Americana, chiedere l'intervento degli Stati Sudamericani che non possono esimersi dall'intervenire.
Il Chavismo ha tolto la maschera, mostra tutta la sua bestialità contro un popolo che ha sofferto moltissimo negli ultimi 17 anni e che non ha intenzione, comunque, di lasciar perdere.

Henrique Capriles che nelle altre elezioni avrebbe perso per un 1% di differenza da Maduro, con la complicità del CNE (organo che gestisce le elezioni), oggi parla di dialogo e lascia incredula la gente. Lo sanno bene tutti però che il dialogo non ci sarà mai con la dittatura, un regime già macchiatosi di reati contro l'Umanità e di narcotraffico, che ha massacrato studenti e manifestanti durante le proteste pacifiche e che ha portato un popolo alla fame.

Capriles già vittima di frode elettorale nelle presidenziali del 2013, quando il CNE si rifiutò di mostrare le cartelle elettorali, non può e non deve parlare di dialogo, quando sa bene che una manica di teppisti al governo se ne infischia della Costituzione.

Il ministro della Difesa Vladimir Padrino Lopez è stato colui che dopo le ultime elezioni, a fronte di un risultato schiacciante che favoriva l'opposizione, non ha accettato di capovolgere, ancora una volta, i risultati. Nei giorni successivi l'ira di Maduro e Cabello partoriva frasi del tipo " Padrino si deve dimettere", ma oggi la situazione tra di loro sembra calmatasi. La domanda sorge spontanea, appoggerà il ministro l'incostituzionalità e l'illegalità messa in atto dal dittatore o, come dovrebbe essere, appoggerà il popolo che ha scelto il cambio?
Speriamo che almeno lui abbia buon senso anche perchè questa volta, malgrado le pastiglie calmanti che potrebbe lanciare Capriles, il popolo scenderebbe in strada a prendersi quel che gli spetta di diritto. Ma è bene procedere sempre nella legalità, vedremo chi oserà dire che il Voto popolare non conta!

Cosmo de La Fuente 
(Mediacontact Communications & Cosmodelafuente communications)

diciembre 07, 2015

il Venezuela dice addio al Chavismo e finalmente recupera la sua libertà



LA NUOVA VENEZUELA SALVA L'EUROPA

Dopo molte ore finalmente il CNE, nella persona di Tibisay Lucena, ha dovuto dare i risultati delle votazioni. IUNa batosta per il governo Maduro che, soprattutto negli ultimi anni, ha ridotto il paese alla dispetazione.
Il Chavismo tramonta e con lui sparisce la repressione.
Il popolo venezuelano ha detto basta a un regime che non solo aveva tolto la libertà di espressione, ma aveva ridotto il popolo alla fame.
Comincia una nuova era per il Paese di Simòn Bolivar, questa volta forte di una democrazia che era assente da ben 17 anni.
Maduro e Cabello, quest'ultimo capo della Asamblea Nacional, accusati di narcotraffico e un mare di guai che aveva portato il gradimento di Maduro ai minimi storici.
Resta proprio ben poco di quella rivoluzione cara a Chavez.

Ha vinto l'opposizione e il Venezuela è in festa.
Code estenuanti, mancanza di generi alimentari e farmaci, insicurezza, si spera che possano diventare un brutto ricordo.
Ha provato in tutti i modi Maduro, anche di organizzare le solite 'avalanchas', gruppi di venezuelani e non (documentati per l'occasione) per ottenere voti dopo l'ora di chiusura dei Seggi, un metodo usato anche da Chàvez ma che questa volta non ha funzionato. Troppi voti da nascondere!
L'opposizione antichavista e domcratica ha vinto le elezioni legislative in Venezuela, conquistando 99 dei 167 seggi dell'Assemblea Nazionale, contro i 46 del partito chavista. Lo ha annunciato Tibisay Lucena, presidente della Commissione nazionale elettorale. I primi risultati dopo una notte convulsa fatta di accuse e sospetti.

Chavez per noi venezuelani è un orribile ricordo, tutt'altro che un mito, ma l'inizio dell'inferno. Un inferno che vogliamo dimenticare e ricominciare nel nostro bellissimo paese.
Cosmo de La Fuente


Te amo Venezuela

Via La estrella de Panamà

"Los venezolanos votaron este domingo en unas trascendentales elecciones en las que la oposición amenazó con tomar el control parlamentario, por primera vez, en 16 años de gobierno chavista, ante el malestar popular por la crisis económica y la inseguridad.
En estas legislativas con tintes de plebiscito para el gobierno de Nicolás Maduro, quien prometió respetar los resultados, la Mesa de la Unidad Democrática (MUD) figuró en las encuestas como favorita para lograr al menos la mayoría simple en el parlamento que se instalará el 5 de enero.
INCIDENTES
La jornada, que había transcurrido en calma, se tensó cuando el Consejo Nacional Electoral (CNE) extendió por una hora —hasta las 19H00 locales (23H30 GMT)— el cierre de los centros de votación, y que permanecieran abiertos los que tenían votantes en fila.
La coalición opositora MUD denunció la medida como ‘violatoria' de la ley, señalando que buscaba ‘coaccionar' a chavistas que, desencantados con el gobierno, decidieron no votar.
Más de 19.5 millones de venezolanos estaban llamados a elegir 167 diputados de una Asamblea Nacional dominada por el oficialismo de izquierda desde que en 1999 llegó al poder Hugo Chávez, fallecido en 2013.
En otro momento de crispación, el CNE revocó la credencial de observador del expresidente boliviano Jorge Quiroga, al rechazar críticas de éste a los comicios; tras lo cual el jefe parlamentario y número dos del chavismo, Diosdado Cabello, pidió su expulsión y la de otros exgobernantes latinoamericanos que fueron invitados por la coalición opositora Mesa de la Unidad Democrática.

REVOLUCIÓN O CAMBIO
Maduro, quien asumió el poder en abril de 2013 tras la muerte de su mentor, reconoció que eran las elecciones ‘más duras' del chavismo, en medio del descontento por el alto costo de vida y la aguda escasez que provoca colas inmensas en los supermercados.
Venezuela es el segundo país con mayor tasa de homicidios del mundo (62 por cada 100 mil habitantes), según la ONU.
Pero invocando el legado del ‘comandante eterno', el oficialismo apostó al voto duro del chavismo para profundizar el sistema socialista, advirtiendo que si gana la oposición fulminaría los programas sociales.
El gobierno atribuye la crisis a una ‘guerra económica' de empresarios de ‘derecha', y al desplome de los precios del crudo, un duro golpe para el país con las mayores reservas del mundo que obtiene del petróleo 96% de sus divisas.
‘La recuperación económica, vencer la guerra económica es una tarea central de la nueva Asamblea', declaró Maduro al votar.
Venezuela cerrará 2015 con una contracción económica de 10% y una inflación de 200%, según las proyecciones de distintos economistas."







El mandatario compareció inmediatamente después de que el CNE anunciara que la coalición opositora MUD  obtuvo al menos 99 curules frente a 46 del Partido Socialista Unido de Venezuela (PSUV), de un total de 167 diputados.
Tras contabilizarse 96.03% de las mesas, faltan por dirimir 22 escaños.
"Ha triunfado una contrarrevolución, que ha impuesto su escenario, su guerra", señaló Maduro, quien llamó a los opositores a la "convivencia".
El gobernante también llamó a sus contradictores a "poner fin a la guerra económica", como denomina a la crisis reflejada en la escasez de alimentos y medicinas, alta inflación y una profunda devaluación del bolívar.
La contundente victoria de la oposición de Venezuela representa el inicio de un "cambio" político en este país altamente polarizado, dijo el jefe de la coalición opositora MUD, Jesús Torrealba.
"La unidad está fortalecida, vamos a celebrar esta victoria en paz. Hoy ha comenzado el cambio en Venezuela, no hay una mayoría que quiera aplastar a una minoría", dijo el dirigente después de conocerse el resultado.
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La presidenta del Consejo Nacional Electoral (CNE) de Venezuela, Tibisay Lucena, anunció la madrugada del 7 de diciembre que la alianza opositora Mesa de la Unidad Democrática (MUD)  ganó las elecciones legislativas con un total de 99 diputados frente a 46 del chavismo.
En tanto, el presidente de Venezuela, Nicolás Maduro, dijo que acepta los resultados muy adversos para el oficialismo de las elecciones parlamentarias con la "moral y la ética del chavismo" y destacó que "ha triunfado la Constitución y la democracia".
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La presidenta del Consejo Nacional Electoral (CNE) de Venezuela, Tibisay Lucena, anunció la madrugada del 7 de diciembre que la alianza opositora Mesa de la Unidad Democrática (MUD)  ganó las elecciones legislativas con un total de 99 diputados frente a 46 del chavismo.
En tanto, el presidente de Venezuela, Nicolás Maduro, dijo que acepta los resultados muy adversos para el oficialismo de las elecciones parlamentarias con la "moral y la ética del chavismo" y destacó que "ha triunfado la Constitución y la democracia".
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diciembre 02, 2015

Votazioni in Venezuela, la dittatura disposta a tutto

Il 6 di dicembre il Venezuela vota e l'opposizione è favorita, deve vedersela con l'ira del Capo di Stato Maduro, macchiatosi non solo di crimini contro i Diritti dell'Uomo ma anche di narcotraffico.
I timori di brogli elettorali paiono fugarsi perchè l'opposizione sfiorerebbe il 70% delle previsioni di voto.
Il Venezuela, da circa sedici anni a questa parte, con l'arrivo della cosiddetta rivoluzione, sta vivendo il peggior periodo storico che si ricordi.
L'economia è brutalizzata dalle leggi di Maduro, non si produce più nulla e la delinquenza ha preso il sopravvento.
Non esiste libertà di stampa e i mezzi di comunicazione sono tutti nelle mani del regime. Malgrado questo l'opposizione, rappresentata dalla MUD, è diventata l'ultima speranza dei venezuelani.
I venezuelani hanno bisogno di un cambio netto.

Cosmo de La fuente communications

Il secolo
Il 6 dicembre si vota in Venezuela, nel Venezuela del rosso  Nicolas Maduro, che ha devastato il Paese. Dopo tutto un anno di proteste e di scontri fra i manifestanti e le forze governative, l’opposizione ha l’opportunità e la possibilità di rovesciare la situazione. I sondaggi lo confermano. Maduro sembra disperato a giudicare dalle dichiarazioni demagogiche fatte in queste ore. Ha dichiarato che se se l’opposizione vincesse le elezioni politiche, «scenderei in piazza con il popolo e la Rivoluzione entrerebbe in un’altra fase. Non mi consegnerò, in nessuna circostanza. So che trionferemo, ma se dovessimo affrontare una circostanza negativa, allora scenderei in piazza a lottare», ha ribadito in un meeting elettorale. I sondaggi demoscopici prevedono una ampia sconfitta del Grande Polo Patriottico, la coalizione chavista che appoggia il governo, nelle elezioni prossime: i sondaggi danno in media oltre 10 punti di vantaggio alla coalizione dell’opposizione, il Tavolo di Unità Democratica (Mud, nella sua sigla in spagnolo). C’è una sola mossa, la mozione degli affetti, a cui si attacca Maduro: «Non aspettate che io mi comporti come un codardo, ma come un figlio coraggioso di Chavez, in piazza e con il popolo». In pratica, sono il flglio di Chavez, votatemi. Troppo poco.

noviembre 29, 2015

Carolina Jaimes Branger responde a Cosmo de la Fuente acerca del voto del 6D


https://www.facebook.com/cosmo.delafuente/videos/10208131000135636/?theater

Carolina Jaimes Branger responde a Cosmo de La Fuente acerca de la necesidad de votar el 6 de Diciembte. De frente a una avalancha de votos el régimen de Maduro no va a poder hacer nada. Al enlace puedes ver el video de la breve entrevista.

HAZ CLICK AQUI' 


El 6 di diciembre sal a votar.
Para el cambio
Tu voto es secreto.
No caigas en la trampa: abajo, a la izquierda, Unidad la de la manito y el tricolor.

noviembre 26, 2015

Venezuela: Por qué debemos votar el 6-D

 Gracias por tus palabras


He sido y soy opositor a este nefasto régimen que ha dividido y engañado al país con el subterfugio de hacer creer que el modelo social que ofrecía era el camino para la redención e inclusión de los más necesitados. Los pésimos y desastrosos resultados obtenidos en todos los órdenes de la vida nacional, después de casi tres lustros de gobierno, nos indican que la utopía chavista fue una perversa quimera. 
Estoy convencido de que el 6-D lo que estará en juego es nuestro presente, nuestros valores, y nuestro derecho al porvenir. No nos jugaremos cosas menores. Nos jugaremos la vida, la vida del hombre pleno, su libertad de conciencia, de pensamiento, de religión, de trabajo, de asociación, de movilización, de libérrima búsqueda de su propio destino. Esa libertad plena  que queremos rescatar tiene un gran enemigo. Se llama, totalitarismo –el Estado es todo sobre la tierra–. El 6-D nos confrontaremos con esa visión absolutista y negadora de la maravillosa aventura que es la vida y las ansias naturales del hombre por su progreso individual. Y lo haremos porque en esa visión totalitaria de la sociedad se conjugan el odio, la aberrante exclusión  y la pérdida del derecho a la libertad. De modelos similares a las creencias del PSUV y sus adláteres nacieron modelos de sociedad que llevaron a la miseria, la cárcel, la muerte, al exilio y a la intransigente división ideológica a millones de personas en todo el mundo como lo hicieron el nazismo, el fascismo, el comunismo y la más reciente infeliz síntesis: el socialismo del siglo XXI.
No olvidemos que la libertad es la condición insustituible que le da sentido a  la sociedad humana; por eso la libertad debe ser plena y hay que defenderla. A los pueblos no se los puede conducir con el  látigo, la prebenda y la mentira porque esa es la negación del ser humano. Hay que respetar la libertad de todos. Solamente la libertad creativa ha hecho grande el mundo en el que todavía vivimos. ¿Y qué fue lo que los humanos encontramos desde tiempos inmemorables para lograrlo? Descubrimos que el desarrollo económico es  fundamental para la vida de los pueblos. Sin desarrollo económico no hay nada. Es el garante de la paz y el progreso. ¿Y cómo se hace desarrollo económico? Observando el principio de la libertad económica, el principio de los mercados bien regulados en lo que fuere estrictamente indispensable, bien manejados impidiendo que el más poderoso aplaste al débil, pero colocando y privilegiando la capacidad creativa del hombre como el centro de todo el universo económico.
La búsqueda de un desarrollo económico para garantizar la paz, construido sobre la libertad creativa del emprendimiento de los hombres, de las empresas, de las pequeñas, las grandes, las medianas son los principios que nos inspiran y que la oposición defiende con denuedo, tesón y encomiable entrega. Como vemos,  no se trata de utilizar en este empeño de recuperar la dignidad de la Asamblea Nacional, ningún arma distinta a la de nuestra inteligencia, convicción y voluntad de  progreso.
Rescatemos con nuestros votos ese único principio que ha sido rector de la riqueza de los pueblos, que la explica y que ha permitido que centenares y centenares de millones de hombres salgan de la pobreza y tengan una vida digna; nos referimos a la dignidad de la persona humana con capacidad de hacer y de construir y que no se debe envilecer mediante la entrega del regalo que no ha trabajado y que posteriormente le cobran, obligándole a hacer lo que en su fuero interior no quiere, cercenándole y negándole perversamente su derecho al libre albedrío, condición esta fundamental para regir las relaciones entre los hombres.
Se nos acaba el tiempo político y material para reflexionar y asumir nuestras responsabilidades ante el evento comicial. Debemos focalizar nuestra atención en el ejercicio del voto. Simplemente, al sufragar, debemos tener en mente que, con nuestros votos, vamos a expresar un grito redentor: ¡no podemos, no queremos, ni nos vamos a entregar a la vesania totalitaria!
Los venezolanos de raigambre democrática debemos ser fieles a nuestros acendrados valores y no podemos autoexcluirnos de jugar un papel fundamental en la lucha por eso que se llama libertad, sociedad moderna y democracia plena; sin dudas ni vacilaciones construyamos un frente de dignidad contra los bárbaros que las oprimen, las pretenden destruir y las irrespetan.
Hagamos lo que tenemos que hacer y que sean la historia y nuestra conciencia las que nos pidan cuentas si fuimos o si resultamos inferiores a ese destino.
(Via EL NACIONAL)

Asi que a votar mi gente Venezolana, nacimos en un Paìs demasiado hermoso para dejarlo morir en las manos de un delincuente.
Viva Venezuela libre. En donce nacimos. En donde nos criamos. 
Afortunados porque nuestras madrs dieron a la luza en el paìs de Simòn Bolivar.
El 6 Vota!

Cosmo de La Fuente

Navidad en Venezuela, con perfume de Libertad

La Navidad Venezolana con perfume de Libertad
Dale aqui

https://www.facebook.com/766403163378017/videos/1075190565832607/?theater

noviembre 24, 2015

Venezuela necesita el cambio

Si estas cansado de que te obliguen a marchar y a vestir de rojo.
Si quieres una Venezuela libre y democrática. 
Si no quieres más tener el terror de enfermarte porque no hay medicinas.
Si no quieres vivir en la pobreza y la escasez haciendo, por encima, colas y colas.
Si no soportas más que los corruptos y narcotraficantes al gobierno disfruten de todo el dinero de Venezuela mientras el pueblo muere. 
Si estás cansado de la represión dictatorial y si quieres que se realize el milagro Venezolano y después de 17 años de infierno llegue logre ser una realidad el cambio de Venezuela

VOTA UNIDAD, la de la MANITO
 
Cosmo de La Fuente

noviembre 17, 2015

VENEZUELA: Cosmo de La fuente el #6D apoya MUD



No te confundas, vota por la libertad de Venezuela, no màs crisis, escasez e inseguridad. Abajo, a la izquierda, en la esquila la de la manito.
Es importante que todos votemos y va a cambiar.
Fuera este Régimen corrupto y que regrese la serenidad para nuestro Paìs.
Cosmo de La Fuente

El gobernador de Miranda, Henrique Capriles, aseguró que el Psuv entró en “modo desespero” sobre todo en Miranda, por lo que alertó a los venezolanos a estar preparados ante la campaña más sucia de la historia de un proceso electoral en el país. “Están desesperados viendo los últimos reportes de los estudios de opinión con respecto a las venideras elecciones parlamentarias. Si votamos masivamente el 6 de diciembre no habrá campaña sucia que valga. El voto que daremos los venezolanos para elegir una nueva Asamblea Nacional no será sólo de castigo, sino que estará cargado de esperanza. El pueblo se cansó de que este gobierno lo tenga viviendo la peor crisis de la historia del país. El peor gobierno de la cuarta fue mejor que el gobierno de Maduro”.
Asimismo, reiteró que desde el pasado mes de diciembre de 2014, el gobierno no informa sobre la tasa de inflación, pero que el impacto en la disminución del poder adquisitivo  se siente duramente en el bolsillo.

noviembre 09, 2015

Pace






Il mondo va e a volte sei tu che ti devi fermarti e pensare se devi cambiare strada. La pace è in te.. devi saper esternarla.

octubre 10, 2015

Pina Parisi y Cosmo el duo artistico del 2016

Pina Parisi, ItaloVenezolana residenciada en Miami y bellìsìma mujer dedicada al Show Business de la Florida. Junto con Cosmo ha presentado un Festival en Houston dedicado a Venezuela y también web programs.
Actriz, presentadora con una sonrisa muy contagiosa.
Hola Pina
* en que rol te colocas mejor?
- Soy actriz y presentadora, tuve un pasado como modelo y ahora sigo con mi trabajo conectado al show de Miami.
*Vives en Miami y Cosmo vive en Italia, pero los vemos juntos a menudo y hablan de un futuro trabajo juntos. Qué nos dices?
- Tenemos muchos proyectos en mente, como actores y como presentadores, pero al momento no puedo revelar nada. Somos muy buenos amigos y juntos trabajamos con alegria y profesionalidad.
* Hasta pronto!


octubre 08, 2015

Cosmo de La Fuente Cuisine

La cocina de Cosmo de La Fuente se difunde en el mundo.
Italia, Estados Unidos y Canarias.





Twitter:  @cosmodelafuente
Instagram: @cosmo_de_la_fuente

agosto 08, 2015

Restaurante PAPITA, Playa Blanca. Cosmo de La Fuente ahora en Lanzarote: Venezuela camina!

La cocina de Cosmo de La Fuente, y sus especialidades Latinas y Venezolanas, viajan por el mundo.
Ahora en Playa Blanca de Lanzarote. al Restaurante PAPITA, se pueden gustar las especialidades de la cocina criolla firmada por Cosmo.
El artista Venezolano y Chef de Rang, difunde la cultura Venezolana en el mundo. Ahora en las Canarias.
Con su Sabor Tropical Venezolano e Italiano llega en todos los rincones del mundo
10 millones de seguidores lo siguen mediaticamente.





julio 13, 2015

La pittura venezuelana ora ha la sua eccellenza: Nicolas Vangi


Personalmente l'ho conosciuto da poco, ma da un po' di tempo ero sulle tracce. Nicolas Vangi è un pittore venezuelano dalle origini italiane, oggi vive un po' a Madrid, dove le sue opere vanno a ruba e a Miami, città in cui è amato moltissimo.
I suoi quadri, ricchissimi di significato, vengono esposti in tutto il mondo, richiestissimi anche in medio oriente.
La sua opera ci trasporta in un mondo immaginario, intuitivo, ricca di novità dai materiali alla tecnica.

Pari mi es un placer y un honor hablar de mi amigo Nicolas Vangi. Un ejemplo de lo que puedan hacer los Venezolanos en el mundo. Famoso y amado por el pùblico, sus pinturas se venden en todo el mundo.
Gracias Nicolas! Te queremos mucho
Cosmo de La Fuente


Asì lo descrive el crìtico Miguel Becquer Beneyto Madrid

La entera concepción de la obra de Nicolas Vangi opera en gran medida, sobre la premisa de un creador despreocupado de expectativas ajenas. La interioridad y la busqueda es, en efecto, la clave de la concepción de su obra que surge principalmente con la intención de trasladarnos a un mundo imaginario, navegando a golpe de intuición para alcanzar un horizonte de luz, pintor espontaneo, solo atiende a su rumbo particular, y se adentra en una dirección que prescinde alegremente de convencionalismos tales como la perspectiva, la técnica o los materiales tradicionales. Asumiendo el pleno control del proyecto constructivo que plasma los contenidos psíquicos del mismo, con arreglo a diseños personales, desarrollando un repertorio característico de motivos y elementos que pasan a ser los componentes de una serie de estruccturas organicas. Esa actividad autónoma y apasionada implica también un esfuerzo sostenido de auto-costitución y consolidación, proyectando su anhelo en la busqueda de la Unidad. Ése es el sentido en el que la pintura de Nicolas Vangi afirma su existencia, ante todo como un lugar interior, espacio donde con una evidente proyección espiritual, trasciende su compromiso y condición representando costelaciones anímicas; sensaciones, destellos y sinapsis visionarías, desde esa capacidad lumínica y audaz sentido del color, comprometido con los demás, embriagandonos desde su visión y transportando a quien deambula por la obra, al lugar primigenio de su inspiración. 
 Miguel Becquer Beneyto Madrid, 2015

 Nicolas Vangi nació el 23 de mayo de 1961 en Turmero, Venezuela. Descendiente de Italianos de la región de Puglia, estudio arte y diseño en la Escuola de Arte Aplicata de Turin, posteriormente se traslado a Miami (USA) donde recibió diversos talleres de arte en Florida, trabajo como profesor en el programa de Arte y Terapia para la Epilepsy Foundation of Florida denominado Studio E, en 2012 su obra fue adquirida y seleccionada como imagen de la empresa Lundbeck Internacional. Durante el año 2014 ha realizado en Madrid la exposición individual titulada; Luz Interior del Alma, en el Círculo de Bellas Artes, participo el Salón de Otoño, de la Asociación Española de Pintores y en el Doral Pre-Art Basel, Miami Dade College. A lo largo del 2015 inauguro la muestra colectiva
Champs et Contre-Champs, en la galeria Editart de Ginebra, Suiza y realizo la muestra individual
The Ligh of Your Mirror, el la sala La Dorada de Coral Gables. En la actualidad trabaja entre Estados Unidos y Europa, alternando exposiciones en las ciudades de Miami, Madrid y Roma.

Su website:
 

junio 17, 2015

Gli italiani in Venezuela



GLI ITALIANI IN VENEZUELA

Gli Italiani in Venezuela
Autore Carlos Gullì (Cosmo de La Fuente)
È consentito prelevare il testo, o parte di esso, citando autore e link all’articolo.

L’impronta degli italiani in Venezuela risale ai tempi della scoperta di questa regione del mondo, avvenuta il 2 agosto 1498 a seguito del terzo viaggio di Cristoforo Colombo. Il fatto che gli italiani non ne siano stati i conquistatori ha fatto sì che nascesse tra i due popoli una sorta di simpatia umana che ha facilitato, altresì, il lascito, da parte dei nostri conterranei, di un’impronta culturale indelebile. La stessa cosa non si può dire dei portoghesi o degli spagnoli che, nelle parole dei venezuelani, nel loro immaginario, talvolta vengono considerati come intrusi. I matrimoni tra italiani e venezuelani sono perciò molto più diffusi di quelli tra venezuelani e persone di altre nazionalità.[1]
            La storia moderna del Venezuela comincia con gli italiani, e le pagine di essa sono ricche di nomi nostrani: Colombo, Vespucci, Codazzi, Castelli e altri ancora.[2] Già nel suo nome, Venezuela, c’è un richiamo all’Italia. Giungendo ad un villaggio indigeno nell’attuale territorio di Maracaibo, costruito su palafitte, Amerigo Vespucci lo descrisse infatti così: “Siamo appena giunti in un posto sulla costa di questa terra dove la popolazione vive sull’acqua come nella nostra Venezia”.[3] L’immagine di una “Venezia in miniatura” si diffonde in Europa fino a trovare un’assegnazione grafica nella carta geografica redatta da Juan de La Costa,[4] in cui, per la prima volta, si legge la parola Veneçuela ovvero ‘piccola Venezia’ in castigliano del tempo. Presto il nome comprese tutto l’odierno territorio nazionale e non solo la laguna di Maracaibo. Già durante il periodo della colonizzazione del Venezuela gli italiani svilupparono diverse attività; vi erano infatti orefici, commercianti, cuochi, medici, provenienti da Genova, da Milano e persino membri dell’aristocrazia siciliana del 1700.
            Le pagine più importanti della storia venezuelana sono ricche di gesta che il nostro paese ha offerto agli eroi Simon Bolivar e Francisco de Miranda, e non furono pochi i nostri conterranei che parteciparono alla guerra d’indipendenza dalla Spagna. Anche il piemontese Francesco Isnardi partecipò all’atto di indipendenza e alla proclamazione della Repubblica, avvenuta il 5 luglio del 1811.[5]
            Quando per la prima volta cadde la Repubblica, molti italiani furono processati e pagarono con la propria vita il loro atto. Una nota di merito anche per Agostino Codazzi, in Italia non molto conosciuto, che ha realizzato opere come l’Atlas físico y político de la República e il compendio geografico Resumen de la geografía de Venezuela y Mapa general de Venezuela.[6]
            Consultando il registro degli immigrati che si trova presso il “club italo-venezuelano”[7] di Caracas si apprende che gli italiani di prima generazione nati in Venezuela si chiamavano soprattutto Rasetti, Tagliaferro, Adriani.[8] Essi hanno contribuito, con i loro interventi nel Parlamento e nella stampa, a modificare la politica d’immigrazione contrastando, ad inizio secolo, l’inspiegabile tendenza a preferire l’immigrazione proveniente dalle Antille, dall’Asia e dall’Africa. Furono proprio le proposte parlamentari di Adriani a favorire l’immigrazione italiana negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale. Un’ondata che si andava ad aggiungere a quella, più leggera, del XIX secolo quando i nostri immigrati provenivano soprattutto dalla Toscana (Livorno e Isola d’Elba). Tra gli italiani che si sono distinti in Venezuela nel secolo scorso, non possiamo non citare Pompeo D’Ambrosio, nato in provincia di Caserta nel 1917, trasferitosi a Caracas nel 1951 come dipendente del Banco Latino divenuto poi il responsabile del Deportivo Italia, squadra di calcio della colonia italiana negli anni Sessanta e Settanta.
            A seguito dei flussi migratori dall’Italia è interessante notare come alcuni italianismi si siano inseriti nella lingua del Venezuela[9], come ad esempio la testa; piano a piano; école cua[10] da ‘eccoli qua’ come alternativa spiritosa a exacto.
            Secondo le statistiche ufficiali rilevate da Susan Berglund e Humberto Hernandez Calimàn, il numero degli stranieri giunti in Venezuela nel 1948 fu di 71.168 individui fino a raggiungere la cifra di 150.361 nel 1957. La percentuale corrispondente agli italiani fu del 27,5% nel 1948, del 35,5% nel 1951, del 34,3% nel 1955, del 16,2% nel 1958 e del 18,3% nel 1961.
            Secondo quanto emerge da uno studio di Giovanna Gianturco[11] è difficile addentrarsi nella vita quotidiana dei giovani italiani all’estero; risulta essere un lavoro complesso perché gli eredi dell’emigrazione italiana, apparentemente, non hanno nulla in comune con i loro precursori del secolo scorso a tal punto che risulterebbe evidente una vera e propria rottura con il passato. La totale differenza tra il loro linguaggio e quello dei loro nonni è anche frutto della maturazione del linguaggio di mezzo, quello dei loro genitori. È interessante analizzare, comunque, il significato che i giovanissimi danno alla loro discendenza italiana, le spiegazioni che espongono e le preoccupazioni che sentono nell’essere catalogati come ‘italiani’. L’identità di questi ragazzi, come di quelli nati in altri paesi che sono stati meta dell’emigrazione italiana, possiede una doppia matrice: una derivante dal volere della famiglia di origine e l’altra dettata da scelte personali (cosa che già noi, di seconda generazione, abbiamo conosciuto, sebbene, nel nostro caso, si poteva parlare di reale imposizione da parte dei nostri genitori). Le diverse ricerche effettuate mostrano l’identità collettiva dei giovani italiani all’estero, rituali quotidiani di carattere relazionale che racchiudono le molecole dell’appartenenza e del riconoscimento. Tra la prima e la seconda generazione esisteva una sorta di incontro-scontro dovuto, come abbiamo detto, a un atteggiamento impositivo da parte dei genitori, tra la terza e la prima emerge un sentimento di ritrovata comunicazione e di scambio culturale. Per me e per gli italiani della mia generazione imparare e parlare l’italiano era un obbligo, per i nostri figli è una libera scelta che ha permesso al loro linguaggio di raggiungere degli ottimi livelli di fluidità. I giovani di oggi si sentono depositari di un patrimonio culturale che in Italia un po’ si sta perdendo ma che, dal punto di vista delle tradizioni, all’estero è ancora molto importante.
            Questa breve divagazione linguistico-antropologica è per sottolineare che, tra le manifestazioni del desiderio di appartenere alla nostra cultura, da parte degli italiani di terza generazione, è rilevante quella di volere fortemente imparare bene la lingua italiana, caratteristica che dovrebbe dar vita a un idioma di ottimo livello se confrontato all’“itagnolo” dei nonni o alla lingua stereotipata dei loro genitori e della mia generazione. Noi, che apparteniamo alla seconda generazione, un po’ snobbavamo il linguaggio popolare dei nostri genitori e non ne apprezzavamo il valore; i ragazzi di terza generazione, invece, hanno riscoperto il piacere di appartenere alla cultura italiana e, in previsione di trasferirsi un giorno in Italia, frequentano corsi di lingua italiana ad alto livello. Come si vedrà dalle interviste, però, non è sempre così soddisfacente l’italiano parlato dagli emigrati nati negli anni Novanta, e questo si spiega facilmente con il fatto che queste persone utilizzano regolarmente, nel quotidiano e nelle occasioni formali, la lingua spagnola.
            L’aver letto una parte dello studio di Giovanna Gianturco mi ha convinto ad intervistare non solo rappresentanti della terza generazione ma, soprattutto, della seconda in modo da tentare di evidenziare le differenze tra la prima, la seconda e la terza generazione di italiani in Venezuela. Si pensa che l’italiano parlato dalla prima generazione di italiani emigrati in Venezuela, nonostante l’uso di molti vocaboli spagnoli, resta legato al dialetto di origine; la seconda generazione, invece, ha studiato la lingua nelle scuole private italiane e parla in maniera più scolastica rispetto ai ragazzi di terza generazione che hanno studiato l’italiano per propria scelta e hanno avuto la possibilità di viaggiare e, quindi, di confrontarsi con la lingua parlata in Italia; il linguaggio di questi ultimi, in certi casi, è fluido malgrado il comprensibile uso di termini spagnoli che vengono italianizzati.
            L’italiano parlato dagli emigrati è quello che si ascolta in luoghi di aggregazione come i vari clubs italo-venezuelani anche a carattere regionale, come il “Club Calabro Venezolano” e il “Club Campania en Venezuela”, nel tentativo di imitare il più importante club Italo Venezolano.[12]


          Nel secondo dopoguerra il Venezuela rappresenta una delle grandi novità dell’emigrazione italiana verso i paesi extraeuropei.[13] Negli anni Cinquanta, infatti, mentre si sviluppa l’emigrazione di massa in Australia, quella in Canada supera quella verso gli Stati Uniti e il trasferimento in Venezuela sopravanza quello diretto in Argentina. Innestandosi sulla precedente immigrazione dell’epoca pre-petrolifera, oltre 200.000 italiani, recandosi in Venezuela dal 1946 e il 1960, danno un contributo decisivo all’industrializzazione del paese e più in generale alla sua modernizzazione, incardinata su un vasto processo di urbanizzazione. Proveniente per lo più dal Sud e dalla Sicilia, la comunità italiana degli anni Cinquanta, seconda per dimensioni solo a quella spagnola, svolge un ruolo fondamentale nella piccola e media industria e ancor più nella crescente industria delle costruzioni a Caracas e nelle principali aree urbane. Il paesaggio metropolitano e la rete infrastrutturale del Venezuela contemporaneo non sarebbero quello che sono (nel bene e nel male) senza il contributo decisivo dell’immigrazione italiana e il concorso della grande impresa (basti pensare agli interventi della Fiat e dell’Innocenti per il centro siderurgico di Puerto Ordaz). In grandi opere, dal ponte Urdaneta, sul lago di Maracaibo, progettato dall’ingegnere Riccardo Morandi, alla bellissima metropolitana della capitale, si è materializzato fino agli anni più recenti il contributo italiano.
          L’immigrazione italiana ha rivelato uno straordinario dinamismo nell’attivare nuove imprese in settori non convenzionali e nell’aprire nuove frontiere culturali, scientifiche e artistiche nel contesto dell’universo euro-americano.
          Va sottolineato che questa presenza non si è limitata a Caracas e al Nord metropolitano del paese, ma si è irradiata anche alle città della “nuova frontiera” venezuelana come Maracaibo, Ciudad Guayana, Acarigua, ecc., fino a raggiungere il territorio delle miniere del “Venezuela profondo”.
          Non va dimenticato, infine, che questa emigrazione di massa, dinamica e trasformatrice, è passata attraverso una durissima e dolorosa selezione sociale, documentata dall’altissimo numero di rimpatri.




[1] P. Cunill Grau, La presenza italiana in Venezuela, Torino, Edizioni Fondazione Giovanni Agnelli, 1996, p. 1.
[2] G. Arciniegas, Il mare d’oro, Milano, 1996, p. 19.
[3] A. Vespucci, Lettera di Amerigo Vespucci sulle isole nuovamente trovate in quattro suoi viaggi, in P. Collo –  P. L. Crovetto
[4] La carta fu redatta a seguito della spedizione del 1499 sotto la guida di Alonso de Ojeda. La prima carta fu disegnata nel 1500, chiamata “el primer Mapa Mundi”, per opera di Juan de la Costa; cfr. P. Cunill Grau, op. cit., p. 18.
[5] M. Vannini, Entre la historia y la epopeya: los italianos en la forja de la nación Venezolana, in A. Filippi, Italia y los Italianos en la historia y en la cultura de Venezuela, Caracas, 1994, p. 170.
[6] Agostino Codazzi, militare, viaggiatore e scienziato, nato a Lugo di Romagna nel 1793 e morto in Colombia nel 1859, divenne il geografo e cartografo ufficiale del Venezuela in fase nascente, quando il paese aveva bisogno di conoscere il proprio territorio. Pur operando fra grandi tensioni politiche, conflitti armati e difficoltà economiche, il lavoro di Codazzi fu di importanza fondamentale pure per l’Europa. Insignito anche del ruolo di botanico, zoologo ed etnografo, le sue mappe particolareggiatissime furono studiate soprattutto in Francia. Nel 1840-41 pubblicò un atlante fisico e politico e un compendio geografico del Venezuela (Resumen de la geografia de Venezuela, Mapa general de Venezuela e Atlas fisico y politico de la Republica) che fu apprezzato da grandi scienziati come Alessandro Humboldt.
[7] Club italo-venezuelano di Prados del Este a Caracas.
[8] L’origine del cognome Tagliaferro ha un ceppo nel vicentino, uno nel goriziano, uno in provincia di Roma e in Campania; Adriani ha vari ceppi: uno a Schio nel vicentino, uno a Firenze e uno nell'Isola d'Elba, uno nel perugino, a Foligno e Città di Castello, uno in Abruzzo, a Casalincontrada, nel teatino, a Giulianova e a L'Aquila, uno nel reatino, a Roma, il più consistente di tutti, e a Bitonto nel barese; Rasetti ha un ceppo a Perugia, uno a Firenze ma anche in Piemonte e Lombardia; fonte: L’Italia dei cognomi (www.cognomiitaliani.org).
[9] Cfr. www.venciclopedia.com e il Diccionario la chuleta Venezolana, consultabile on-line al sito http://www.lachuleta.net.
[11] Giovanna Gianturco è professore associato presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione di Caracas e dal 2001 ricercatrice presso il Dipartimento di Sociologia e Comunicazione.
[12] Il club Italo Venezolano ha sede a Caracas, è sicuramente il più prestigioso, malgrado associarsi abbia un costo piuttosto elevato. Per ovviare al problema delle quote associative troppo costose, da molti anni vi sono associazioni dedicate ad alcune regioni italiane, con quote più economiche, ma che non offrono gli stessi servizi e svaghi del Club Italo Venezolano.
[13] Cfr. P. Bevilacqua – A. De Clementi – E. Fanzina, Storia dell’emigrazione italiana, Roma, 2002.