marzo 29, 2013

LINGUAPADRE neologismo italiano


Dopo solo alcuni giorni dalla sua coniazione, il temine LINGUAPADRE fa già parte del vocabolario della lingua italiana. Mi piace riproporre qui l'articolo e intervista pubblicata da NewNotizie, che troverete, per intero, cliccando QUI.
La prima parte del pezzo scritto da Rocco Di Vincenzo, direttore editoriale del quotidiano è:
Si tratta di un’importante svolta sociolinguistica: da oggi, non si dirà più solamente ‘madrelingua’, laddove per ‘madrelingua’ si intende “Lingua della propria patria, appresa nei primi anni di vita”; nel vocabolario italiano entrerà presto anche il termine ‘linguapadre’. Il neologismo (legato a un concetto ben più ampio) è stato coniato da Carlos Cosmo Gullì (anche conosciuto come Cosmo de La Fuente, intellettuale eclettico e già autore di alcuni interessantissimi contributi per NewNotizie) in collaborazione con il Dipartimento di Didattica delle lingue moderne e dell’italiano per straniere ed in particolare con la Professoressa Carla Marello, professore ordinario di Didattica delle Lingue moderne presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Torino. Noi abbiamo avuto il piacere di poter intervistare l’autore dello studio: ecco a voi quanto emerso.
Il termine ‘Madrelingua’ ha sempre rappresentato una parola quasi discriminatoria (in una sorta di sessismo al contrario): a cosa si deve questo uso intensivo (nella maggior parte delle lingue, specialmente di origine latina) del termine ‘Madrelingua’ e alla discriminazione della versione ‘Paterna’?  (Clicca e leggi tutto l'articolo).

marzo 28, 2013

si dirà anche LINGUAPADRE, studio di Gullì per Università di Torino

 
Si tratta di un’importante svolta sociolinguistica: da oggi, non si dirà più solamente ‘madrelingua’, laddove per ‘madrelingua’ si intende “Lingua della propria patria, appresa nei primi anni di vita”; nel vocabolario italiano entrerà presto anche il termine ‘linguapadre’. Il neologismo (legato a un concetto ben più ampio) è stato coniato da Carlos Cosmo Gullì (anche conosciuto come Cosmo de La Fuente, intellettuale eclettico e già autore di alcuni interessantissimi contributi per NewNotizie) in collaborazione con il Dipartimento di Didattica delle lingue moderne e dell’italiano per straniere ed in particolare con la Professoressa Carla Marello, professore ordinario di Didattica delle Lingue moderne presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Torino. Noi abbiamo avuto il piacere di poter intervistare l’autore dello studio: ecco a voi quanto emerso. (...) segue, clicca sul link

marzo 27, 2013

LINGUAPADRE diventa neologismo di C.Gullì


 
Coniato il termine LINGUAPADRE (dott. C.Gullì)
 
Da oggi il termine “Linguapadre” farà parte del vocabolario italiano. Ideatore e coniatore di questo neologismo e concetto è Carlos Gullì, in arte Cosmo de La Fuente che, attraverso uno studio effettuato presso il Dipartimento di Didattica delle lingue moderne e dell’italiano per stranieri, con concessione della Professoressa Carla Marello, professore ordinario di Didattica delle Lingue moderne presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Torinio. L’interessante studio, già richiestissimo negli ambiti linguistici italiani e internazionali, riguarda un percorso socio-linguistico che parte dalla discriminazione linguistica e sociale del “padre” per poi percorrere l’analisi del ‘Filtro Affettivo’ del discente fino a concludere con uno studio  di testi descrittivi eseguiti da studenti italo-venezuelani in lingua italiana. Al vaglio, da parte dell’autore, diverse proposte editoriali per la pubblicazione della ricerca destinata a far parlare molto.

Mediacontact Communications
Cosmo de La Fuente

Simonetta Matone Presidente della Repubblica


27 marzo 2013  (articolo di Cosmo de La Fuente)

Simonetta Matone: è lei il nome più appropriato a ricoprire la carica di Presidente della Repubblica. Familia Futura raccoglie la voce che proprio il Pdl starebbe pensando di proporla. Familia Futura e Cosmo appoggiano l’eventuale scelta perché si tratta di una persona eccezionale e incomiabile.  Non possiamo condividere il pensiero dell’enciclopedia delle donne: - Sguardo attento e occhi scuri che sembrano voler penetrare dappertutto, voce ferma e senza alcuna paura di dire ciò che pensa: Simonetta Matone ha lottato per tanti ragazzini e tanti ne ha salvati dall’abuso, dallo sfruttamento, dalla violenza non vista, non ascoltata, quella che si perpetra nelle famiglie di una società che nasconde invece di denunciare. Quelli che ancora ricorda sono i ragazzi per cui non ha potuto far nulla, i nomi continua ad averli ben stampati dentro la mente- Grande, grandissima Simonetta, complimenti e in bocca al lupo.

Vediamo,  per i pochi che non lo sanno chi è Simonetta Matone:
è nata a Roma il 16 giugno 1953. Si è laureata in giurisprudenza con il massimo dei voti presso l'Università "La Sapienza" di Roma nel 1976. Addetta alle esercitazioni presso la cattedra di Diritto processuale civile dal 1976 al 1979, è vicedirettore carcerario presso "Le Murate" a Firenze dal 1979 al 1980. Nel 1980 vince il concorso in magistratura, e dal 1981 al 1982 è giudice presso il Tribunale di Lecco e dal 1983 al 1986 è Magistrato di Sorveglianza a Roma. Dal 1987 al 1991 è Capo della Segreteria del Ministro della Giustizia professor Giuliano Vassalli, e dal maggio 1991 alla data odierna Sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Roma, con il grado di Consigliere di Cassazione. Nel 2000 ha vinto il Premio Donna, nel 2002 il Premio Minerva per la Giustizia e il Premio Donna, nel 2004 il Premio "Il Collegio" e nel 2005 il Premio "Donna dell'anno 2005" della Regione Lazio. Rappresenta l'Italia presso il Consiglio d'Europa presso il CDCJ, per il Reclamo Collettivo 19/2003, presso il Comitato Permanente della Convenzione Europea sull'esercizio dei diritti del minore. Nel 1992 ha fondato, con altre colleghe, l'ADMI - Associazione Donne Magistrato Italiane. Nel 2004 è tra i soci fondatori della Fondazione Etica ed Economia. E' membro del Comitato scientifico della Fondazione Vodafon. E' Presidente Onoraria della Associazione Angeli 4 e della Associazione Rispetto e Buone Maniere. E' sposata e ha tre figli.
Cosmo de La Fuente
Twitter:  @Cosmodelafuente

marzo 26, 2013

Il Chavismo sfrutta la fame

Marietta scrive:
Il chavismo e' costruito sul ricatto e sulla corruzione esattamente con il castrismo.La fame fa la sua parte.Tutti disposti a tutti per un piatto di riso e fagioli.Tutti alle manifestazioni altrimenti il giorno dopo ci sono ripercussioni con repressioni o perdita di lavoro, tutti a votare con i camiones che il regime stesso invia per caricarli come animali.Maduro se mai decidesse di cambiare tutto questo non potrebbe farlo pena la sua vita,ci sono i militari e finche' restano al potere non cambia nulla perche' con il cambio i priviligiati ritornerebbero normali.Il castrismo e il chavismo esiste per volonta' di tutti questi privilegiati ,los otros que se chingen!

N.B. Il delfino Nicolás Maduro aveva già stretto contatti con gli Usa. Ora fa marcia indietro. Intanto le figlie di Chavez si godono la vita con 2.000 miliardi di dollari lasciati dal padre. In America? Spesso e volentieri, a fare shopping!

COSMO DE LA FUENTE
Twitter              @Cosmodelafuente

marzo 24, 2013

Marta Grande: falsa laurea anche per lei


Vogliono risultare laureati senza aver fatto sacrifici. In Italia funziona così? Un’altra laureata nei sogni è proprio Marta Grande. Cambia di corsa i dati su Internet, paura di venire scoperta? Ecco, beccata!!!
Qualcuna l’aveva definita la nuova Pivetti. Marta Grande, 25 enne eletta tra le fila del MoVimento 5 stelle alla Camera, sembra aver detto qualche bugia sui suoi studi. La “sindrome di Oscar Giannino” sembra aver raggiunto, quindi, anche il movimento di Beppe Grillo. In effetti il giornalista candidato con “Fare per fermare il declino” aveva spacciato per veri master mai seguiti negli Stati Uniti. Lo stesso sembra accadere alla deputata grillina, arrivata a Montecitorio grazie a soli 335 “mi piace”.

In effetti – come scrive il Secolo d’Italia – risultava come “laureata” nel 2009 in Lingue e commercio internazionale in Alabama. Su diversi giornali, inoltre, era uscito il profilo di “laureata in lingue, sinologa, e quasi  laureata in relazioni internazionali”. Appena qualche giornalista ha cominciato a fare qualche accertamento, i titoli sarebbero spariti improvvisamente dal profilo in rete.

Su Wikipedia si è passati dalla laurea americana a un corso di 63 ore seguito tra il 2007 e il 2009. il master in Cina si sarebbe addirittura trasformato in un soggiorno estivo a Pechino. In effetti Marta Grande starebbe per coseguire la laurea in Relazioni internazionali all’Università Roma Tre.
Cosmo de La Fuente

Fiesta di Laurea : Sabor Tropical Italia (Torino)


marzo 22, 2013

Competenze metalinguistiche di venezuelani con origini italiane

Lo studio di cui voglio parlarvi e di cui vi parlerò per un po', è nato con l'intenzione di valutare le competenze metalinguistiche di venezuelani con origini italiane e, quindi, nati e cresciuti in Venezuela, ma con almeno uno dei due genitori di lingua italiana; spesso parlanti un dialetto del meridione italiano. Questa ricerca mi ha permesso di riavvolgere un po' il nastro della mia passata esperienza di discente e delle mie difficoltà di apprendimento, da qui a divagare in campo socio-psico-linguistico è stato facile. Quali sono le problematiche di chi vuol imparare l'italiano come L2 quando, in realtà, l'italiano, lingua dei propri genitori non lo è? Quali sono i sentimenti di chi viene, a volte, costretto a imparare una lingua per volere dei genitori?
Ho cercato di trovare delle risposte a queste domande e ho deciso di approfondire la prima ipotesi di Krashen, quella del "filtro affettivo" perché, secondo il mio punto di vista, è proprio che siamo posizionati noi, madrelingua spagnolo ma, quasi madrelingua italiana. L'odio e amore verso una cultura da cui deriviamo ma che tentavamo di occultare e ci ostinavamo a non approfondire, dando vita a un bilinguismo passivo e allo sviluppo di un'interlingua familiare che seguiva tre codici linguistici diversi: lo spagnolo, l'italiano e il dialetto.
 
Questo stato di cose si complica quando è solo uno dei genitori ad essere italiano e peggiora ulteriormente se l'italiano è la lingua madre del padre. La lingua del padre, unico 'vero' italiano di famiglia, nella maggioranza dei casi diventa la lingua dominata e quindi quella che scompare. La dimentica anche lui. Nonostante questo, però, accade a volte che i figli, più avanti negli anni, scoprano il piacere di appartenere alla cultura italiana e decidano di imparare "bene" la lingua. Alla luce di questo perché bisogno discriminare, sia linguisticamente che socialmente, la figura del padre? Con il consenso della professoressa Marello (professore ordinario della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Torino) ho coniato il termine "linguapadre". E' risaputo che in altre lingue, come l'inglese, stia cambiando qualcosa allo scopo di evitare la discriminazione linguistica. Un termine come "policeman" cambia e diventa "policeofficer". Perché dobbiamo continuare a parlare di linguamadre e basta? O si specifica quando è di madre e quando di padre, come nel nostro caso di italo-venezuelani con padre italiano e madre venezuelana, o di parli di "linguafamiglia".
 
Nel corso di questo studio non dimenticherò di parlare di storia del Venezuela e della presenza degli italiani in questo Paese, diventato più famoso per via della (supposta) Rivoluzione Bolivariana di Chàvez. Parleremo di intercomprensione, di bilinguismo, di conflitto linguistico tra lingue affini e imparentate, delle differenze tra lo spagnolo iberico e quello sudamericano analizzando, in conclusione, le schede di alcuni informatori che hanno descritto delle vignette.
 
Effettuando ricerche per stabilire se termini usati dai nostri informatori siano adattamenti, calchi o semplicemente transfer dallo spagnolo, dandone una spiegazione linguistica sufficientemente chiara.
Se ami la linguistica, il bilinguismo e comunque riesci ad apprezzare una ricerca che, senza troppe pretese, si basa su fatti 'veramente accaduti', questa può essere una buona occasione per percorrere questo tragitto insieme.
Tutto questo nel corso dei prossimi pezzi che segnaleremo attraverso Twitter, Facebook, aggregatori di notizie o, semplicemente, tornando qui su familiafutura. Chi volesse pubblicare i pezzi può farne richiesta scrivendo a
 
 
@Cosmodelafuente

marzo 20, 2013

Mistero, Italia 1: informazioni infondate

Una vergogna che si parli di Chavez e, soprattutto, di popolo venezuelano, quando non si ha nemmeno la più pallida idea di cosa sia la dittatura e il falso socialismo. Ricordiamo alla redazione di questa trasmissione che il popolo venezuelano è composto dal 100% di se stesso e che il 50% circa aborriva Chavez. Non ricchi, ma umani! Gente che non ha accettato l'elemosina e che non ci stava a sottomettersi alla dittatura chavista travestita da socialismo. Consigliamo a questa redazione di dare un'occhiata ai vari post di questo sito e di leggersi, cortesemente, l'articolo di cui al link sottostante, onde evitare che si propaghino notizie che non solo sono ridicole, ma che offendono milioni di persone. Non sfruttate l'ignoranza per favore! A disposizione per chiarimenti, contatti in calce.
Link da visitare con urgenza
 
 
Cosmo de La Fuente
3394596351

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Inviate il testo, in copia e incolla
a

MISTERO@QUADRIOTV.IT oppure PROPOSTEMISTERO@QUADRIO.TV
 
 
 
 

marzo 19, 2013

Le figlie molto (poco) socialiste di Chavez










 
 
Le foto della bella vita che fanno ora le figlie di Chavez!
2.000 miliardi di dollari in eredità...e vaaai con il Socialismo bolivariano


 
 
 @Cosmodelafuente

marzo 18, 2013

Vorrebbero uccidere Capriles

Maduro està loco de remate

"La Cia vuole uccidere Capriles"

Venezuela, parla Maduro: "Piano ordito per dare la colpa al governo chavista"
 Il presidente ad interim del Venezuela, Nicolas Maduro, ha lanciato oggi un appello al presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, chiedendogli di intervenire per bloccare un piano ordito da «funzionari del Pentagono e della Cia» per uccidere il candidato oppositore Henrique Capriles e dare la colpa al governo «chavista».
«Lancio un appello al presidente Obama in nome del senso di responsabilità del governo statunitense» ha detto Maduro in un'intervista televisiva nella quale ha detto che due ex ambasciatori americani «Roger Noriega e Otto Reich, insieme a funzionari del Pentagono e della Cia stanno organizzando un piano per assassinare il candidato presidenziale della destra e creare il caos in Venezuela».
Il delfino di Hugo Chavez ha detto che dispone di «informazioni di ottima fonte» riguardo questi piani, il cui vero obiettivo non è l'eliminazione fisica di Capriles, quanto «dare la colpa al governo bolivariano e creare il caos in Venezuela».
«Esistono settori della destra venezuelana che sono compromessi con questo piano», ha aggiunto Maduro, che ha ribadito che il suo governo «garantirà, come lo stiamo già dimostrando, tutta la protezione a tutti i candidati presidenziali, e in modo particolare a questo», ha aggiunto riferendosi a Capriles.
Sapendo, però, quant'è bugiardo e fantasioso Maduro, non ci sarebbe da stupirsi se tutto questo discorso lo avesse messo in piedi per dimostrare alla gente di essere una persona corretta.
Questo pagliaccio con i baffi dovrebbe smetterla di confondere un Paese già provato.
Sogna e inventa storie questo Capriles. Il Venezuela non merita un altro presidente del genere.
Cosmo de La Fuente

marzo 16, 2013

La storia di San Francesco


San Francesco d'Assisi nacque ad Assisi nel 1182 ca. e morì nel 1226. Giovanni Francesco Bernardone, figlio di un ricco mercante di stoffe, istruito a scuola,  condusse da giovane una vita spensierata e mondana; partecipò alla guerra tra Assisi e Perugia, e venne tenuto prigioniero per più di un anno, durante il quale patì per una grave malattia che lo indusse a mutare radicalmente lo stile di vita: tornato ad Assisi nel 1205, Francesco si dedicò infatti a opere di carità tra i lebbrosi e cominciò a impegnarsi nel restauro di edifici di culto in rovina, dopo aver avuto una visione di san Damiano d'Assisi che gli ordinava di restaurare la chiesa che verrà dedicata a lui.

Il padre di Francesco, adirato per i mutamenti nella personalità del figlio e per le sue cospicue offerte, lo diseredò; Francesco si spogliò allora dei suoi ricchi abiti dinanzi al vescovo di Assisi, eletto da Francesco arbitro della loro controversia. Dedicò i tre anni seguenti alla cura dei poveri e dei lebbrosi nei boschi del monte Subasio. Nella cappella di Santa Maria degli Angeli, nel 1208, un giorno, durante la Messa, ricevette l'invito a uscire nel mondo e, secondo il testo del Vangelo di Matteo (10:5-14), a privarsi di tutto per fare del bene ovunque. Insomma, anche se la Chiesa insegna ad obbedire il proprio padre, in questo caso il giovane Francesco fece bene a disobbedire.

Tornato ad Assisi l'anno stesso, Francesco iniziò la sua predicazione, raggruppando intorno a sé dodici seguaci che divennero i primi confratelli del suo ordine (poi denominato primo ordine) ed elessero Francesco loro superiore, scegliendo la loro prima sede nella chiesetta della Porziuncola. Nel 1210 l'ordine venne riconosciuto da papa Innocenzo III; nel 1212 anche Chiara d'Assisi prese l'abito monastico, istituendo il secondo ordine francescano, detto delle clarisse. Intorno al 1212, dopo aver predicato in varie regioni italiane, Francesco partì per la Terra Santa, ma un naufragio lo costrinse a tornare, e altri problemi gli impedirono di diffondere la sua opera missionaria in Spagna, dove intendeva fare proseliti tra i mori.

Nel 1219 si recò in Egitto, dove predicò davanti al sultano, senza però riuscire a convertirlo, poi si recò in Terra Santa, rimanendovi fino al 1220; al suo ritorno, trovò dissenso tra i frati e si dimise dall'incarico di superiore, dedicandosi a quello che sarebbe stato il terzo ordine dei francescani, i terziari. Ritiratosi sul monte della Verna nel settembre 1224, dopo 40 giorni di digiuno e sofferenza affrontati con gioia, ricevette le stigmate, i segni della crocifissione, sul cui aspetto, tuttavia, le fonti non concordano. Quello di cui si è certi che la situazione di Francesco somiglia un po’ a quella che oggi vediamo, giorno per giorno, nel campo politico. A quei tempi non c’era la tv e nemmeno la radio, tutto nasceva e morire sulle labbra di persone simbolo come San Francesco, e ancora prima come Gesù Cristo  o Maometto.

Francesco venne portato ad Assisi, dove rimase per anni segnato dalla sofferenza fisica e da una cecità quasi totale, che non indebolì tuttavia quell'amore per Dio e per la creazione espresso nel Cantico di frate Sole, probabilmente composto ad Assisi nel 1225; in esso il Sole e la natura sono lodati come fratelli e sorelle, ed è contenuto l'episodio in cui il santo predica agli uccelli. Francesco, che è patrono d'Italia, venne canonizzato nel 1228 da papa Gregorio IX. Viene sovente rappresentato nell'iconografia tradizionale nell'atto di predicare agli animali o con le stigmate.

L’accostamento con gli animali probabilmente perché come loro fece una vita randagia. Considerato oggi il protettore degli animali, anche se questa sua passione per loro non ha conferme. Oggi il nuovo Pontefice porta il suo nome.
En Castellano



 Francisco Assisi; Asís, actual Italia, 1182-id., 1226) Fundador de la orden franciscana. Hijo de un rico mercader llamado Pietro di Bernardone, Francisco de Asís era un joven mundano de cierto renombre en su ciudad.
En 1202 fue encarcelado por unos meses a causa de su participación en un altercado entre las ciudades de Asís y Perugia. Tras este lance, aquejado por una enfermedad e insatisfecho con el tipo de vida que llevaba, decidió entregarse al apostolado y servir a los pobres. En 1206 renunció públicamente a los bienes de su padre y vivió a partir de entonces como un ermitaño.
San Francisco de Asís predicó la pobreza como un valor y propuso un modo de vida sencillo basado en los ideales de los Evangelios. El papa Inocencio III aprobó su modelo de vida religiosa, le concedió permiso para predicar y lo ordenó diácono. Con el tiempo, el número de sus adeptos fue aumentando y Francisco comenzó a formar una orden religiosa, la de los franciscanos. Además, con la colaboración de santa Clara, fundó la rama femenina de su orden, que recibió el nombre de clarisas.
Sin embargo, la dirección de la orden no tardó en pasar a los miembros más prácticos, como el cardenal Ugolino (que luego fue Papa) y el hermano Elías, y él pudo dedicarse por entero a la vida contemplativa. Durante este retiro, San Francisco de Asís recibió los estigmas (las heridas de Cristo en su propio cuerpo), según testimonio de él mismo, y compuso el poema Cántico de las criaturas o Cántico del hermano sol, que influyó en buena parte de la poesía mística española posterior.
San Francisco de Asís fue canonizado dos años después de su muerte, el 15 de julio de 1226, y sus sucesores lo admiraron tanto por su modelo de austeridad como por su sensibilidad poética.



Chavez: mummia o non mummia?

 Il ministro della Comunicazione ed Informazione del governo venezuelano, Ernesto Villegas, ha comunicato oggi ufficialmente che il corpo del defunto presidente del Venezuela, Hugo Chavez, non sara' imbalsamato, come gia' preannunciato alcuni giorni fa dalle autorita' di Caracas. "E' stata scartata l'opzione di imbalsamare il corpo del comandante Chavez a seguito del rapporto di una commissione medica russa", ha affermato su Twitter. Secondo Villegas, la commissione medica "ha stabilito che per farlo si sarebbe dovuto trasferire la salma in Russia per un periodo di 7 o 8 mesi".
I bene informati sostengono che non lo fanno imbalsamare perché la salma era già stata sottoposta a imbalsamazione a Cuba.
Il governo di Maduro, come al solito, racconta solo balle.
CdF

marzo 14, 2013

Papa Francesco I, Bergoglio: il passato lo condanna


 
Il cardinale Giorgio Bergoglio, a cominciare da oggi è Papa Francesco, sommo pontefice su sui aleggia l’ombra dell’ultima dittatura argentina: fu accusato di aver consegnato un paio dei suoi compagni nelle mani dei dittatori.
Era membro della Compagnia di Gesù in Argentina quando, nel 1976, si impose l’ultimo e più sanguinoso Regime militare del paese, che compì il sequestro, la tortura e la sparizione di decine di migliaia di vittime.
Vari anni fa, una denuncia giornalistica assicurò che Bergoglio, quando era arcivescovo di Buenos Aires, denunciò, ai militari, i preti Orlando Yorio e Francisco Jalisc, che lavoravano in una “casa di miseria” a Buenos Aires. Bergoglio aveva gli aveva ordinato che abbandonassero il loro lavoro pastorale, quando si rifiutarono di farlo, li denunciò  e nel 1976 furono sequestrati e torturati. Il nuovo Papa fu anche accusato di aver appooggiato e collaborato con la Giunta Militare ch goverrnò fino al 1983 come, del resto, fece tutta la cupula cattolica argentina.
Il cardinale Bergoglio tenne sempre tutto nascosto finché nel 2010 si pubblicò “El Jeusita”, un libro con un capitolo proprio su di lui a cominciare da una serie di interviste dei giornalisti Sergio Rubin e Francesca Ambrogetti; tutto venne a galla. Lui si giustificò dicendo che non ne aveva mai parlato per non stare al gioco di nessuno e no perchè avesse qualcosa da nascondere. Raccontò di essersi salvato, quando qualcuno gli dava la caccia, dando dei documenti falsi a un giovane che gli somigliava, aiutandolo ad uscire dal paese. In questi ultimi anni ha cercato di giustificare le sue malefatte, ma gli argentini poco hanno gradito il suo passato collegato alla dittatura e alle torture. La cosa è peggiorata quando, già arcivescovo, si è rifiutato di condannare i dittatori e non ha mai parlato dell’appoggio che la Chiesa cattolica diede ai tiranni.
Nonostante io non apprezzi il Vaticano, ho inviato un saluto ai miei amici argentini, le risposte mi hanno messo la pulce nell’orecchie, una di esse diceva così:
  • GRACIAS CARLOS,,,PERO,A FUERZA DE SER SINCERO,,,ESTE PERSONAJE ES NEFASTO,PARA MUCHOSSSSSSS,ARGENTINOS,,LO UNICO BUENO DE ESTO ,QUE AHORA SE VA DE BUENOS AIRES,,Y QUIZAS VENGA OTRO UN POCO MEJOR,,,EN TODO CASO AHORA DESDE EL VATICANO SE LAS VA A TENER QUE VER CON EL MUNDO,,Y YO CREO QUE SEA NADA BUENO PARA EL FUTURO.
    COMO SEA GRACIAS POR LA INTENCION
  • Grazie Carlos, ma mi tocca essere sincero. Questo personaggio è nefasto per moltissimi argentini. L’unico lato positivo è che adesso se ne andrà da Buenos Aires e, forse, arriverà qualcuno migliore. In ogni caso ora, dal Vaticano dovrà vedersela con il mondo e credo che non sia nulla di buono per il futuro. Comunque grazie per la tua intenzione.
 
 
Preghiamo insieme
Cosmo de La Fuente
 
Versione in spagnolo
 
 El cardenal Jorge Bergoglio, a partir de hoy Papa Francisco, será un sumo pontífice acosado por la sombra de la última dictadura argentina, ya que fue acusado de haber entregado a un par de compañeros jesuitas a los represores.

Bergoglio ya era miembro de la Compañía de Jesús en Argentina cuando, en 1976, se impuso el último y más sangriento régimen militar de este país, que se caracterizó por el secuestro, torturas y desaparición de decenas de miles de víctimas.

Hace varios años, una denuncia periodística aseguró que Bergoglio, cuando era arzobispo de Buenos Aires, denunció ante los militares a los curas Orlando Yorio y Francisco Jalics, quienes trabajaban en una villa miseria en Buenos Aires.

Bergoglio les había pedido a sus compañeros que abandonaran su trabajo pastoral, pero ellos se negaron y entonces los denunció, por lo cual, en mayo de 1976, ambos fueron secuestrados y torturados.

También se le acusó de haber apoyado y colaborado con la Junta Militar que gobernó hasta 1983, tal y como lo hizo la cúpula católica argentina en su totalidad, sin ápice de autocrítica hasta la fecha.

El cardenal nunca se refirió a las acusaciones, hasta que en 2010 se publicó "El Jesuita", un libro con un perfil sobre él escrito a partir de una serie de entrevistas con los periodistas Sergio Rubin y Francesca Ambrogetti.

En ese libro, Bergoglio advirtió que "si no hablé en su momento fue para no hacerle el juego a nadie, no porque tuviese algo que ocultar".

Contó entonces que, más que denunciar, protegió a tres curas que eran perseguidos por los represores.

"Saqué del país, por Foz de Iguazú, a un joven que era bastante parecido a mí con mi cédula de identidad, vestido de sacerdote, con el clergiman y, de esa forma, pudo salvar su vida", aseguró.

Además, dijo, "hice lo que pude con la edad que tenía y las pocas relaciones con las que contaba, para abogar por personas secuestradas".

Incluso, contó, llegó a ver dos veces al dictador Jorge Rafael Videla y al almirante Emilio Massera, dos de los personajes más tenebrosos del gobierno militar.

"En uno de mis intentos de conversar con Videla, me las arreglé para averiguar qué capellán militar le oficiaba la misa y lo convencí para que dijera que se había enfermado y me enviara a mí en su reemplazo", recordó Bergoglio en "El Jesuita".

Después, le pidió a Videla hablar con él, "siempre en plan de averiguar el paradero de los curas detenidos", aunque reconoció que "a lugares de detención no fui, salvo una vez que concurrí a una base aeronáutica...para averiguar sobre la suerte de un muchacho".

Las declaraciones de Bergoglio continuaron sembrando dudas en los organismos de derechos humanos, ya que aún siendo arzobispo y cardenal se negó a condenar a los dictadores y nunca cuestionó el apoyo que la iglesia Católica les dio a los represores.
 

marzo 13, 2013

Una pagina di storia sulla nostra pelle


                                                                  Michele Castelli

Prima di riportare il messaggio del grande Simón Bolivar, voglio trascrivere il messaggio che mi ha inviato il mio professore di italiano, il primo,  che vive in Venezuela dal 1970, un vero ‘socialista’, senza il cui insegnamento non sarei riuscito a intraprendere la mia carriera universitaria in Italia che mi ha portato a realizzare una tesi con la docente e linguista più interessante in Italia, Carla Marello. Lui è Michele Castelli. Un altisonante nome italiano che ci fa onore. Avrei tenuto gelosamente le sue parole, ma ho pensato che avrei fatto del bene alla gente permettendo di conoscere il pensiero di questo uomo eccezionale. Impariamo.

Ecco le sue parole:

(…)Caro Carlos,
Complimenti, innanzitutto per la tua nuova laurea e per il tema della tesi. Una novità per me quella tua dicitura di "linguapadre", è la prima volta che la sento e che la leggo. Di solito i linguisti parliamo di linguamadre anche in funzione di quel detto latino: mater certa est pater numquam...
Seguo con interesse ed attenzione la crisi in Italia e ti confesso che vedo sempre più analogia con ciò che succede da noi. Forse con la differenza che noi andiamo retro dal punto di vista economico e sociale con la velocità della luce... Se vedi Caracas non la riconosci. Un caos infinito è una città disumana sotto tutti i punti di vista: sporca, insicura, senza vita culturale, imbrattata di rosso. Non è il rosso del "socialismo" che io ho sempre sognato e per il quale mi sono battuto. No. È un rosso impregnato di populismo ipocrita e cinico che gioca con la speranza della povera gente. Corruzione a bizzeffe.
(…)


“La continuación de la autoridad en un mismo individuo frecuentemente ha sido el término de los gobiernos democráticos. Las repetidas elecciones son esenciales en los sistemas populares, porque nada es tan peligroso como dejar permanecer largo tiempo en un mismo ciudadano el poder. El pueblo se acostumbra a obedecerle y él se acostumbra a mandarlo, de donde se origina la usurpación y la tiranía.”

Simón Bolivar

« La continuazione dell’autorità in uno stesso individuo in maniera frequente è stata la fine dei governi democratici. Le ripetute elezioni sono essenziali nei sistemi popolari, perché non c’è niente di più pericoloso come lasciar permanere per lungo tempo il potere nello stesso cittadino. Il popolo si abitua ad obbedirgli e lui si abitua a comandarlo; da dove si origina l’usurpazione e la tirannia. » (Simón Bolívar)

Cosmo de La Fuente (Carlos)
Articolo di oggi ad AGORA' Clicca
 



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marzo 11, 2013

Caracas: Maduro di Chavez, un incapace


Con Nicolas Maduro il livello culturale di un possibile governo venezuelano scende ai minimi storici; già lo rozzeria di Chávez ha raggiunto posizioni d’avanguardia in fatto di stupidità, con il suo delfino, l’autista di Metro, potremmo addirittura far ridere il mondo intero. Noi però non ridiamo molto. Se Hugo ha sbagliato completamente l’economia del paese, utilizzando come mezzo di sostentamento solo il petrolio e lasciando che la delinquenza s’insediasse nella nazione come un cancro, con questo bugiardo (non dimentichiamo tutte le balle che ha raccontato negli ultimi mesi) potremmo proprio implodere. Un incapace peggiore del suo maestro.

Lo mettono di fronte a un microfono a parlare di argomenti che nemmeno riesce a capire e di cui non ha la più pallida idea. Le dichiarazioni che fece, ad esempio, riguardo la svalutazione superarono qualsiasi fantasia. Arrivò al punto di accusare la Federcámaras di attaccare la moneta. Non ha senso quello che disse e che continua a dire, ma quella parte di venezuelani che pende dalle labbra del governo del dittatore ormai defunto, credono che il nemico sia un altro e non Maduro del Chavez che avevano votato. Un attacco debole e incoerente.

Un poveraccio questo, senza nessuna cultura, portato in alto, senza meriti, da quel folle di Chavez per motivi di amicizia molto, ma molto, intima. Giunto a un posto che gli va grande e che non riuscirà mai a gestire. Sarebbe meglio che tornasse a fare l’autista, sempre dopo aver superato un nuovo controllo psicomedico.

Capriles intanto sfida Maduro e speriamo sia ingrado di fare una buona opposizione che deve lottare contro l’ignoranza e la sindrome di Stoccolma del 50% dei venezuelani che vivono nelle baracche, dove Chávez ha voluto, fortemente, che restassero a vivere. La delinquenza per le strade di Caracas era un aiuto alla politica chavista, dal momento che nessuno girava più per le strade dopo le 17(in Venezuela fa buio intorno alle 18); non uscendo non ci si poteva confrontare con altri. Un sistema da medioevo, che soltanto chi non lo prova può approvare.  Siamo tutti capaci di prenderlo in quel posto se il “posto” è di un altro!

Chávez, il socialista, lascia una fortuna di 2 (DUE) miliardi di dollari, nei suoi conticini privati! Ragazzi conviene fare i "falsi" socialisti!

Cosmo de La Fuente


 

A este pobre hombre lo ponen a decir cosas que él no entiende, sobre las cuales no tiene la más remota idea. En una de sus últimas declaracines sobre la devaluación y Fedecámaras supera cualquier ejercicio de nuestra imaginación. Acusó a Fedecámaras de “atacar” la moneda. Fue una acusación que sin sentido pero que no hecha para que nadie la entienda sino para que los millones de venezolanos que dependen de las dádivas del régimen crean que el enemigo no es Maduro y la memoria del loco de Chávez, sino otro.  
Dijo maduro:

ND.- El vicepresidente Nicolás Maduro acusó a Fedecámaras de ser los “responsables del ataque especulativo a la moneda” y “de un plancito especulativo para aumentar los precios de los productos”. Igualmente, consideró que Fedecámaras y Henrique Capriles Radonski “se hubieran podido ahorrar la declaración y hubiese declarado uno de ellos” sobre la devaluación.


El ataque fue débil e incoherente, pero puede que surta todavía algun efecto marginal sobre quienes siguen creyendo en estos hampones, para que los llamen creyones, esos infortunados compatriotas quienes no saben como crearse su futuro sino que deben esperar las dádivas del sátrapa.

Sin embargo, ya se respira en el ambiente, que este Maduro no va pál baile. Es un pobre bolsa, elevado a los trancazos por el agonizante a un sitio que le queda grande. Mucho camisón pá Petra. Maduro ni siquiera fue el jefe de la pandilla, ese era Bernal. 

 Nadie lo respeta. Nadie lo toma en serio. Lo llevan cargado por algun breve tiempo, gracias a la inercia del poder y del fraude cocinado en La Habana. 

Pero Maduro viene en picada. Nadie podrá atajarlo.  Y arrastra en su caída a Cabello,  Ramírez, Jaua y a los demás monigotes del régimen. 
 
 
 

 

 

marzo 10, 2013

Chavez: la falsità dei TG italiani

Finalmente qualcuno non ha censurato un mio articolo. La verità detta liberamente, senza costrizioni o falsità. Ecco chi era Chavez. Trovate il pezzo su Il Giornale.
Sono a disposizione per quanti sentano il bisogno di conoscere il rovescio della medaglia e che siano disposti ad ascoltare e, finalmente, a rendersi conto che stanno adorano un uomo, Chavez, con alcune virtù, ma molti, moltissimi difetti; un uomo che si è macchiato di delitti orrendi contro l'umanità, che si è imposto come Gesù Cristo e che ha cancellato la libertà d'espressione in Venezuela.
Al signor Travaglio vorrei soltanto dire che mi pare molto strano che appoggi la dittatura di Chavez. Mi pare che sia alquanto in contraddizione. Da quando gli piacciono quelli che si gestiscono i Media, al 100%, che cancellano i quotidiani di opposizione, che sbattono in galera a vita chi la pensa diversamente da loro? Parliamo di democrazia o parliamo di dittatura (nera o rossa che sia)?
Non lo auguro agli italiani un dittatore come Chavez.
Non dimentichiamo il 46% dei venezuelani (veri venezuelani e non cubani e cinesi a cui Chavez ha concesso cittadinanza per motivi elettorali) che odiavano a morte il dittatore venezuelano.
 
il link
http://www.ilgiornale.it/news/esteri/chavez-dittatore-popolo-894313.html


Venezolanos si aman la verdad compartan el artìculo

Cosmo de La Fuente

Chavez: una figlia assente al funerale


 
 
Secondo quest'agenzia Chavez è morto a Cuba e il processo d'imbalsamazione sarebbe durato 70 giorni. Secondo informazioni di cui non posso fornire maggiori dati, sarebbe stato proprio Maduro e Cabello a tradire il caudillo, per il potere e per i soldi. Non dimentichiamo che Chavez, secondo Forbes, è al 48° posto tra gli uomini più ricchi e potenti al mondo.
Maduro l'ha fatto fuori per prendere il suo posto. Adesso incolpa l'America.
 
 
Así me llegó!

La ausencia de María Gabriela Chávez en el funeral de su padre, se debió a que se opuso a la extensión y ahora exposición de Chávez en la urna de cristal y de paso dejarlo botado en el 23 de enero, porque Maduro lo está util...izado para ganar la indulgencia de sus seguidores y llegar al poder.

Los medios mandos militares no lo quieren y el martes en la mañana esos mandos para presionar al gobierno amenazaron con tomar el poder y decir la verdad sobre la muerte de Chávez.

Como todo se supo por los teléfonos celulares pinchados, Maduro para quedar bien culpo y expulso al agregado militar americano para no culpar a los militares de aquí que ya se habían comunicado con él, por eso lanzan el 1er Comunicado e inventa además lo de la ocupacional.

Maduro creyó que se calmarían los ánimos y no fue así, los militares al medio día se molestaron más y por eso lanzan en 2da emisión con lo del fallecimiento.

Fue todo tan improvisado que no había ningún militar cuando dieron la noticia, y tanto fue la presión y el susto que en ese mismo momento no dijeron lo de los 7 días de luto, ni nada; sino casi 2 horas después.

Y saben por qué? Porque tuvieron que planificar lo de velar a Chávez en la Academia Militar y así poder calmar a los militares. Es decir, calmar la tensa situación interna y planificar después.

Chávez si falleció en Diciembre en Cuba, y ya estaba embalsamado, el proceso duro 70 días y utilizaron el proceso egipcio. Por eso no lo traían. A Chávez lo mataron en Cuba por mala praxis médica y todo bajo la lupa atenta de Maduro y Cabello, ellos lo traicionaron al igual que la mayor parte de su familia por dinero y poder.


Chavez era un assassino

Uno dei tanti morti che quel demonio di Chavez porta sulla coscienza, sperando che stia pagando dove si trova ora.
Per capire cosa fece l'uomo che i Media italiani, per lo più disinformati o in cattiva fede, dicono, vi consiglio di andare a leggere (sperando che riusciate a comprendere lo spagnolo) al seguente link:
Non ha avuto pietà di nessuno e quando moriva qualcuno che non apparteneva alla sua cosca o era stato un precedente presidente del paese (come Carlos Andrés Perez a cui aveva tentato un golpe) diceva: ' non voglio che nessuno porti né rispetto e neppure lutto, dobbiamo festeggiare la sua morte). Proprio come il 47% dei venezuelani stanno festeggiando la sua.
 
Tradotto da una pagina che sta giungendo a tutti i venezuelani del mondo, pubblico volentieri
 
Io non piango per te Chavez, perché tu non hai pianto quel 4 di febbraio quando soldati e civili innocenti morirono a causa della tua smania di potere.
Non piango per te perché tu non hai pianto quando centinaia di giovani, di bambini, di padri e di madri di famiglia, venezuelani, morirono per mano del hampa, non hai pianto per le loro mamme devastate.
Non piango per te perché tu non hai pianto quando hai licenziato tutti i lavoratori di PDVSA (società petrolifera che volevi accaparrati) e RCTV (la più antica televisione venezuelana) e non ti importò nulla che loro e le loro famiglia restassero per la strada.
Io non piango per te perché tu non hai pianto quando hai visto morire Brito e non hai sentito dolore vedendo come soffriva la sua famiglia, neppure vedendo la lenta agonia di quel povero uomo, che moriva a causa tua. Non hai avuto clemenza e  neppure hai pianto per i prigionieri politici, non hai pianto per il giudice Afuni e Simonovich che ti chiesere clemenza solo per terminare i loro giorni di vista in questo mondo in condizioni umane, metre tu sei morto fra mille attenzioni e comodità.
Io non piango per te perché tu non hai avuto compassione degli ex-presidenti del Venezuela quando sono morti, anzi li hai burlati e hai vietato che qualcuno portasse loro nemmeno un minuto di lutto. Hai detto che non meritavano neppure una parola.

marzo 09, 2013

Un omaggio per me


I cari fratelli dell'associazione venezuelana dello Utah ha voluto omaggiarmi con questa bella immagine con le mie parole scritte, di getto, con il cuore, quando hanno comunicato che Chavez non c'era più.
Il socialismo è questo, la fratellanza, il voler aiutarsi e sentirsi uniti nel nome del proprio Paese.

Chavez: la speranza e la delusione




La dittatura entra in un Paese fingendosi socialismo. Tutti i dittatori del mondo sono entrati fingendosi paladini del popolo. Hanno affamato la loro gente per poi accontentarla con le briciole. Questo ha fatto Chavez. I soldi li ha tenuti per i suoi scopi, per comprarsi l'aiuto degli altri Paesi. Leggi la notizia! Clicca.


marzo 08, 2013

Pinten las calles de mil colores



Pinten las calles de mil colores            (de Cosmo de La Fuente)

Que no quede solo el color rojo por las calles de Venezuela, que agreguen el azul, el verde, el rosado, el amarillo y el naranjado. Que vuelvan a sonreir los colores en mi Tierra linda, libre de cadenas y de tiranos. Que Venezuela vuelva a ser de los Venezolanos, con sus tradiciones, sus colores y sus riquezas. Que por las calles volvamos a escuchar las notas de Alma llanera y los gritos de los niños, y que nadie más se atreva a quitarnos nuestra libertad. Y si al tirano lo entierran cerca del grande Simón, pues que lo ate y lo tenga estrecho en su tumba, para que tampoco el recuerdo de su dictadura nos pueda entristecer. Quiero ver el blanco de los dientes que se asoma en la sonrisa de mi pueblo lindo y querido. Abajo cadenas Abajo cadenas…. Te amo Venezuela

Cosmo de La Fuente

 

marzo 07, 2013

Chavez: il Ceaușescu venezuelano




      Articolo scritto da Cosmo de La Fuente per la testata La Voce di Fiore
                                        di un po' di tempo fa, ma attualissimo
                                                     l'altra faccia di Chavez
Occorre stoppare il despota Hugo Chavez. La chiusura della più antica televisione venezuelano è il segnale di come stia male la democrazia e la libertà di pensiero nel paese.
Enrique è alla guida della vecchia jeep che ci porta verso Punto Fijo, cittadina nel nord ovest venezuelano, non lontana dalla laguna di Maracaibo, la zona petrolifera del nostro paese. Il mio amico guida nervosamente, si dice felice di rivedermi e durante il tragitto mi racconta come la sua famiglia e tutti i suoi parenti stiano vivendo l’attuale situazione venezuelana. Il padre di Enrique è di origini italiane mentre la madre è originaria di Maracaibo. Una vita fatta di piccoli sacrifici e voglia di raggiungere un posto al sole, una piccola azienda per la surgelazione di gamberi e frutti di mare che erano poi distribuiti in tutto il mondo. Un’azienda familiare che funzionava abbastanza bene e che improvvisamente ha conosciuto la crisi più nera. Il governo non permette che si prendano delle iniziative commerciali o quant’altro, qualsiasi piccolo imprenditore è costretto a stare con le mani legate e quindi a chiudere. Gli operai della “Mariscos Centilli” sono rimasti tutti senza lavoro, ognuno di loro ha una famiglia e dei figli, ma a nessuno importa che siano rimasti disoccupati, tanto meno al jefe che invece non fa altro che parlare di socialismo. Enrique guida e parla mentre le ruote del fuoristrada finiscono continuamente nelle numerose buche del manto stradale, sono quasi voragini, all’interno dell’abitacolo i sussulti sono talmente forti che, per non sbattere la testa da qualche parte, si è costretti a viaggiare tenendosi da qualsiasi appiglio disponibile. Sono contento, finalmente respiro di nuovo l’aria del mio paese e sento di nuovo i profumi dei fiori e delle spezie che arrivano alle narici mentre passiamo dai piccoli centri abitati, dove le donne, nell’impossibilità di acquistare carni pregiate e formaggi costosi, friggono i platanos e scaldano i fagioli neri speziati al cumino. Quasi leggendomi nel pensiero Enrique interrompe le mie riflessioni e mi dice: ‘questa gente non soffre per la mancanza di cibo, sono anni che vivono in questa situazione, la cosa peggiore, per loro, è la mancanza di libertà che cominciano ad avvertire, inizialmente avevano creduto alla rivoluzione sociale ma ora si rendono conto che la qualità è peggiorata moltissimo e che non esiste più sicurezza nemmeno di vivere”. Ricordo Enrique da adolescente, sempre allegro e ricco di iniziative, amante della musica e del ballo, sentire ora le sue parole mi intristiscono. In serata arriviamo a casa sua e incontro tutta la famiglia, i ricordi di quando eravamo ragazzi a Caracas, prima del trasferimento a Punto Fijo, ritornano tutti per regalarci qualche ora di serenità. Quando il padre di Enrico parla di Chavez abbassa la voce, come se temesse che anche in casa sua qualcuno lo possa spiare. Sorrido meravigliato per questo e lui, vecchio saggio, mi guarda dritto negli occhi e con la determinazione tipica del meridione italiano, con un linguaggio misto tra spagnolo e napoletano mi dice: “non sorridere, io questi comunisti li ucciderei tutti”. Vengo a conoscenza di fatti che da soli potrebbero riempire le pagine di un libro di suspence e dei thriller più scioccanti, storie di spionaggio e cose che in Venezuela non mi sarei mai aspettato che potessero accadere. Di fronte alla mia riluttanza e incredulità mi mettono sotto al naso la nuova costituzione bolivariana, fresca fresca, progettata dall’attuale governo che, mascherato da socialismo, in realtà nasconde un’anima comunista della peggiore specie. Le prime due leggi che mi vengono agli occhi si occupano del tradimento di pensiero, sono previsti, cioè, fino a sei anni di carcere per chi fa della propaganda contro il governo. Alla faccia della democrazia! Alla faccia di chi ha osato definire la trasformazione del Venezuela un risultato della democrazia più grande dell’America latina. Bugie! Solo bugie. Cosa significa la costituzione bolivariana? Bolivar è morto da tantissimi anni e non sapeva nemmeno cosa fosse la rivoluzione industriale. Improvvisamente pare che Simon e Chavez siano un connubio indissolubile, tanto che le parole di uno vengono confuse con quelle dell’altro e parlare di uno o dell’altro sia la stessa identica cosa. Simon Bolivar diventa incredibilmente un sostenitore di Carlo Marx, mentre Chavez è in realtà il ritorno in carne del libertador. Simon chiedeva, però, la vita e la libertà per la gente, viveva in povertà, mentre il presidente venezuelano vieta il libero pensiero e vive negli sfarzi come un nababboe che spenda milioni e milioni di dollari per pubblicizzare la sua corrente comunista. Un paese libero e sincero come il Venezuela diventa bersaglio di meschini sotterfugi per cancellare la memoria, la storia e la libertà d’espressione. Vengono censurati i libri di storia, le parole in tv, i giornali e non esiste alcuna possibilità di opposizione. I venezuelani all’estero, grazie anche a Internet, denunciano questo stato di cose e non possono rimanere impassibili di fronte alle false affermazioni per cui in Venezuela tutto starebbe andando per il meglio. Sia benedetto l’arrivo di Internet che diventa in questo momento l’unica possibilità d’espressione. Questa rivoluzione non è la nostra, questo è soltanto l’anticamera del comunismo cubano. In Italia si è liberi, non si viene perseguiti legalmente perché non approvi quello che fa il governo, non si va in galera perché dici quel che pensi o sei contrario al governo.
Cosmo de La Fuente

I venezuelani piangevano per (colpa) di Chavez



Quello che i Media nascondono è l'altra parte della medaglia: il lato dittatoriale del regime di Chavez; l'eliminazione del diritto di pensiero e di parola; la cancellazione della più antica TV di Stato perché contraria al suo Regime; dimenticano di parlare dell'altro 50% fatto di venezuelani del popolo per bene che non l'hanno mai voluto o che hanno deciso in un secondo momento di non volerlo. Non parlano dei giornalisti scappati perchè avevano la vita a rischio. Chavez, pace all'anima sua, era un dittatore, proprio come Saddam Hussein. Entrato democraticamente e che poi ha cancellato la democrazia. Perchè i media italiani si ostinano a non considerare l'altra faccia della luna?
Chavez era un dittatore!
Cosmo de La Fuente

Chavez: quello che gli altri non raccontano

 
I media italiani saranno sicuramente influenzati de quelli venezuelani, ma non tengono conto del fatto che a Caracas nulla è lontano dal governo e quindi dal chavismo. Se solo si ricordasse che il defunto presidente del Venezuela ha fatto chiudere, dalla sera alla mattina, la più antica emittente televisiva del paese, Radio Caracas Television, e fatto allontanare, anche con metodi "gravi" chiunque scrivesse contro il suo governo, si potrebbe capire che non è tutto oro quello che luce. C'è un altro popolo, quello che in questo momento non festeggia la morte di un essere umano ma, certamente sì, la fine di una vera e propria tirannia. Non dimentichiamo che quando Chavez volle il referendum per restare in carica, infischiandosene delle Costituzione, fino al 2031, lo perse, e non per poco. Non sottovalutiamo che le ultime elezioni anche Capriles ha avuto un buon risultato. Esiste un popolo che non stava con Chavez e per quello è stato emarginato, spesso maltrattato e privato dei diritti civili. Per quale motivo in Italia non si parla anche di questo? Si tratta d'ignoranza dei giornalisti o di cattiva volontà?
 
C’è chi piange la scomparsa del salvatore e chi festeggia la fine di un despota.
Di grande intuizione politica, Chávez era a suo modo il di una visione del mondo che in America Latina vanta profonde radici, da Perón a Castro. L’altra cosa certa è che Chávez non ha creato né la democrazia partecipativa né il socialismo del XXI secolo di cui si vantò e che tanti si ostinano ad ogni generazione a cercare nel laboratorio latinoamericano. La realtà è che in linea con quell’antica tradizione ciò che egli ha creato è un ordine autoritario, non solo ostile ai principi della democrazia liberale che aborriva, ma in generale a quelli dello Stato di diritto.

EL PODER
La divisione dei poteri non eisteva e tutti gli organi dello Stato sono stati trasformati in suoi strumenti d’arbitrio e comando. L’idea etica dello Stato che educa i cittadini con lunghe prediche presidenziali a reti unificate o con telenovelas pedagogiche sulle virtù del chavismo era il suo pane quotidiano, così come facevano Saddam e Gheddafi. In quanto al caotico comunitarismo messo in piedi, salvo lodevoli eccezioni ha finito per trasformarsi in un baraccone clientelare e familistico col quale lo Stato ha elargito denari in cambio di voti lasciando libere le briglie sul collo della spesa pubblica, nutrendo così inflazione e corruzione.

LA DEMOCRAZIA
Se della democrazia rappresentativa sono rimaste in piedi almeno le forme e se le elezioni, pur combattute ad armi impari, si sono sempre tenute, si deve al suo afflato plebiscitario e alla strenua resistenza di una società civile tutt’altro che doma.
Di Chávez rimarranno nel cuore dei suoi devoti le celebri misiones. Come i castristi sono soliti inneggiare a scuole e ospedali di Cuba, facendo intendere che valgono il prezzo di un cupo totalitarismo, così quelli di Chávez ne esaltano le missioni che hanno portato servizi di base laddove impera la miseria. E in effetti, benché l’istruzione sia spesso diventata indottrinamento e l’accesso ai loro servizi esigesse devozione politica, i risultati delle misiones sono innegabili. E innegabili sono quelli nella riduzione della povertà e delle disparità sociali. Su tali risultati, d’altronde, Chávez s’è erto a modello contro i draghi che lo ossessionavano: gli Stati Uniti, il neoliberismo. Un po’ di prospettiva storica toglie però molte luci e tutte le armi a tali pretese. Sia la riduzione della povertà, sia l’attenuazione delle disparità sociali, sono state negli anni trascorsi il marchio di fabbrica di tutta l’America Latina, quella chavista e quella antichavista. È stata semmai la globalizzazione contro cui Chávez lanciava strali a creare le condizioni perché il suo Venezuela godesse di un’epoca di vacche grasse e nelle arche del suo governo sfociassero i fiumi in piena dei dollari portati dalla spettacolare ascesa del prezzo petrolio. Senza di essa nessuna misión sarebbe esistita. Quando nel 1999 giunse al potere, il prezzo del barile era di 8 dollari. E quando un paio d’anni dopo il suo valore salì a 20, fu lo stesso Chávez a dichiarare che quel prezzo era adeguato, salvo poi godere per un decennio di prezzi superiori ai 100 dollari al barile: una cascata di denaro su cui ha costruito la sua fortuna.
UN PAESE DIVISO
Chávez lascia orfano un popolo di cui condivideva sogni e linguaggio e cui amava presentarsi nelle vesti del Cristo. Ma la sua morte pone anche fine all’incubo di un altro popolo che egli coprì d’insulti e cui negò cittadinanza perché ostile alla Rivoluzione, altrettanto grande. Lascia dunque un paese lacerato da odi profondi, risanare i quali sarà impresa ardua. Come già avvenuto in altri casi dove il populismo ha fatto man bassa, la spirale di divisioni che lascia ammorberà l’aria a lungo. La genuina popolarità di Chávez lascia infatti dietro di sé mucchi di macerie istituzionali. I mali che Chávez denunciò ai tempi della sua ascesa rimangono intatti: il tasso di violenza criminale tra i più elevati al mondo, la corruzione tra le più endemiche del globo, l’economia dipende ancor più dagli andirivieni dei prezzi petroliferi, la polizia gode di impunità, le carceri rimangono celebri per le condizioni infami. Per molti sarà stato un salvatore, per altri un despota. Il punto però, è che meglio sarebbe se un presidente non fosse l’uno né l’altro.

Cosmo de La Fuente
 

 
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