febrero 25, 2013

Frida Kahlo: il coraggio della Libertà


Si fa un gran parlare di libertà, ma siamo ancora vittime di chi comanda e decide l’andamento della nostra vita. Non è solo il caso di Michela Roth, perseguitata e danneggiata da una Giunta comunale e da una manciata di bigotte, i casi sono molti, anche nella nostra Italia che di fronte ai “diritti umani” si trova impreparata.  Ancora non abbiamo raggiunto la parità tra i due genitori nei confronti dei figli e non si vede l’alba di questo buio totale. Spesso ripenso a personaggi del passato, maltrattati dalla Società e, allo stesso tempo, amati dalla gente. Ecco perché mi torna in mente il nome di Frida Kahlo. Parlare di lei mi dà la forza di credere che, prima o poi, il sentimento di libertà sarà finalmente al primo posto in tutto il mondo.

Frida ebbe il coraggio di essere se stessa, di mostrare la verità, di considerare suo padre una persona importante nella sua vita. Resta un simbolo per tutti, per gli uomini e per le donne. Non basta fregiarsi di un simbolo politico e di sostenere di essere liberali, quello che conta è la realtà dei fatti.

La vita di Frida: il coraggio di essere se stessa

La stuzzicante fragranza delle tortillas, preparate in strada da ‘Doña Jimena’, giunge alle narici di Frida attraverso la finestra spalancata della stanza da letto. Porta con sé il ricordo della sua infanzia, gli occhi di mamma e la complice protezione di papà.
Sdraiata e inerme sul suo letto, con gli occhi socchiusi, ripercorre mentalmente le affollate strade della sua città messicana, il cicaleccio della gente e il frastuono delle trombe dei 'mariachi'.
Decisa a non soccombere di fronte all’aggressione della vita, benché instabile sulle stampelle, Frida non abbandona il desiderio di rivalsa, armata di pennello.
Gli amori, anche quelli ‘strani’, li vive alla luce del sole, la sua vita è di colore ‘rosso’ proprio come rosse sono le tinte predominanti nelle sue tele. Un destino segnato da momenti difficili, ma sempre assaporato.
Piccola ma forte, femmina e maschio allo stesso tempo, Frida guarda dritto negli occhi della gente e non smette di pretendere un futuro migliore. Incapace di mettere al mondo un bambino, si circonda di animali e di variopinti pappagalli.
La solitudine e l’angoscia dei giorni scuri li maschera di leggerezza. Il copione lo conosce a memoria, ma ignora l’atto finale. La sua arte, al pari del suo amore, è libera da pregiudizi. Questa piccola donna, malgrado le sia stata negata una vita serena, è salita sul quel famoso treno, quello che ti porta a non sprecare i momenti magici che il proprio pensiero e l’incontro con gli altri ti possono dare. L’arte di godersi la luce del giorno e la musica, i profumi e le parole, i colori e i tramonti non è cosa da poco, ma non tutti riescono a percepirne l’importanza. Nata a Città del Messico il 6 di luglio del 1907 Frida muore a soli 46 anni di età,gran parte della sua vita trascorsa nella casa che il padre ha fatto costruire per la famiglia, “la casa azul”.
Una piccola grande donna destinata a diventare un esempio di forza, a sua insaputa è il primo grido lesbo femminista. Anche lei insegue gli ideali del comunismo messicano,si riconosce soprattutto nella lotta di Emiliano Zapata e Pancho Villa. Ma quella di Frida forse è più una lotta contro la propria madre, la donna che l’ha messa al mondo in maniera imprecisa. L’astio americano si tramuta in amore, a New York si reca spesso per esporre i propri quadri. Intanto al governo si alternano presidenti filo americani a presidenti d’ispirazione zapatista e questi ultimi,una volta eletti, diventano, inspiegabilmente, amici dell’America, entrano quindi in contrasto con Emiliano e ricomincia il giro. Sarà perchè un conto sono le parole e un altro è trovarsi di fronte ai problemi di un paese?
Il pensiero di Zapata rimane un’utopia del passato, la chimera di donare le terre agli indios. Il suo estremismo non porta il risultato che si è prefisso e quando viene assassinato diventa un’icona di un bell’ideale irrealizzato perché inattuabile. Nel 1911 il filo zapatista Madero non si oppone all’America. Nel 1917 Carranza, messo al governo dalle truppe rivoluzionarie non si sforza affinché vengano applicate le riforme agrarie e addirittura comanda l’assassinio di Emiliano. Nella confusa metamorfosi della politica messicana, emerge la necessità di non chiudersi in sé stessi e di mantenere il rapporto con altri paesi, appare giusta l’industrializzazione perché può offrire una vita decente. Ancora ai nostri giorni vi sono gli stessi scontri tra le popolazioni degli indios e il governo. Difficile trovare una giusta mediazione perché se da una parte gli indios vogliono indietro le terre da coltivare, dall’altra esiste la necessità di migliorarsi e la speranza di trasformarsi in un paese vivibile. Legittima aspirazione di molti, desiderio attestabile dal flusso migratorio che dal Messico arriva all’America che in futuro possano godere di una tranquillità economica, stiamo indirettamente appoggiando l’emancipazione di quei paesi che spesso vengono accusati d’imperialismo. Di quale imperialismo si parla? Del libero scambio, del commercio e delle trattative industriali? Personalmente non penso che la rivolta del Chiapas, per nobile che possa essere il suo scopo, riesca ad offrire,in Messico, un futuro ai figli del presente, un mondo tecnicamente avanzato potrà gettare le basi per un domani migliore. La massiccia emigrazione sta a testimoniare la volontà di star meglio da parte del popolo. Non saranno le belle ma utopiche parole d’improbabili rivoluzioni e le armi a migliorare la situazione economica in Venezuela, o negli altri paesi del terzo mondo, non saranno le bugie a creare posti di lavoro.
Cara Frida, caro Emiliano, vi amo come amo gli eroi della mia infanzia, ‘wonder woman’ e ‘spider man’. I sogni svaniscono al mattino, a un certo punto devi pur fare i conti con la realtà e rimboccarti le maniche. Sarebbe bello volare da soli, nei sogni è possibile, al risveglio, però, si torna alla cruda realtà.
Frida ci ha lasciato il sogno e la forza della speranza, il coraggio di andare controcorrente senza far del male a nessuno. Cara Frida, com’era bello vederti mano nella mano con il tuo papà. Vicina a lui i drammi della vita sembravano meno crudeli.
Cosmo de La Fuente