marzo 30, 2012

Italia Futura: Montezemolo e il Rapporto sulla Sussidiarietà


Torino [Carlos Gullì] - Quando mi è arrivato l’invito per presenziare il Convegno sulla Sussidiarietà di Torino ho immediatamente pensato che l’argomento si annunciava interessante, ma avevo un paio di impegni da spostare. Quando ho letto che sarebbe intervenuto Luca Cordero di Montezemolo, però, non ho avuto più dubbi. Di lui ho un buon ricordo. Durante i mondiali di Calcio del 1990, sono stato il responsabile del Centro Stampa dello Stadio delle Alpi. A fine campionato Montezemolo è venuto al Centro e ha voluto conoscere uno per uno gli steward, le hostess e i vari responsabili. Ha stretto la mano a tutti complimentandosi per il lavoro. Tutte le volte che, in seguito, l’ho sentito parlare dell’importanza del rapporto diretto con il lavoratore, ho sempre pensato che fosse sincero, proprio perché avevo fatto questo tipo di esperienza. Se non altro si è mostrato coerente.

Tra gli ospiti del convegno intitolato “La città di chi la abita” che si è tenuto al Centro Congressi Torino Incontra di Via Nino Costa, c’erano il Sindaco di Torino Fassino e Sergio Marchionne. Subito dopo l’introduzione di Paola Garrone del Politecnico di Milano, è intervenuto Luca Cordero di Montezemolo che, in pochi secondi, ha catalizzato l’attenzione di tutti.

Tra la sussidiarietà e il mondo dell’impresa c’è un legame imprescindibile: gli uomini e le donne. Il più grande patrimonio di ogni imprenditore sono le persone che lavorano. Si fa affidamento sull’impegno e la capacità di chi lavora e questo principio lo trasferisce al Paese che è ricco di potenzialità che deve diventare più ricco di Passione Civile e di Spirito d’iniziativa.

Montezemolo crede che parlando di sussidiarietà bisogna dire, chiaro e forte, che al centro occorra mettere la persona. Il lavoro con gli uomini è la cosa più affascinante che ci sia. Un operaio che si fa strada all’interno di un’azienda è motivo di soddisfazione per qualsiasi imprenditore. La mobilità sociale è un fattore importante per l’evoluzione di una Nazione. Per ora il Paese è bloccato. Abbiamo il 50% degli architetti è figlio di architetti; il 38% dei figli degli operai nasce muore operaio. Questo significa vivere in un Paese bloccato.

La meritocrazia è importantissima, deve andare avanti chi lo merita. C’è anche un secondo tema, il pregiudizio che grava sull’Italia secondo il quale è un paese forte per i vizi e non per le virtù. Dobbiamo attivare risorse morali e intellettuali per sconfiggere questi luoghi comuni. La scelta di Spirito è basilare per restituire all’Italia la capacità di giocare d’attacco. Approfittiamo della Globalizzazione per fare paragoni e per intercettare le grandi variazioni che stanno attraversando il Mondo. Continuare ad essere in tribuna per criticare e basta, non porta a niente. L’effetto politico della sussidiarietà è di vitale importanza, così come la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica senza delegare la propria sovranità con il voto, ma realizzando cose concrete e alla portata di tutti. Questa nuova forma partecipativa è fondamentale perché produce fiducia tra la gente. L’Italia ha il record del volontariato, mentre è pochissima la partecipazione alla politica. I giovani si sentono lontani dalla politica.

La sussidiarietà è in grado di svolgere un’azione propulsiva al cambiamento dell’amministrazione, senza componenti ideologiche e che pone al centro la cultura dell’azione e del risultato. Ognuno di noi è sottoposto alla valutazione e alla dimostrazione dei risultati del proprio lavoro. Gli esponenti politici di oggi sembra siano arrivati da Marte, non si assumono mai le loro responsabilità. Dobbiamo lavorare per ottenere fiducia sociale. In cinque anni cambia molto il mondo, basti pensare all’Ipad che cinque anni fa non esisteva neppure. Il cambiamento è fascino. Ecco il perché è stata fondata Italia Futura, per guardare avanti. Cosa succederà tra cinque anni. Dove vogliamo che sia il nostro Paese tra cinque anni? Non meritiamo di fermarci sempre a guardare solo le emergenze. Italia Futura si propone a dar spazio alla persona.

Gli italiani stanno facendo una grande parte. Tra tasse, accise, calo di pensioni, le famiglie italiane sono allo stremo delle forze. Sulle imprese, inoltre, esiste un carico fiscale che non ha eguali in Europa, la burocrazia è a livelli insostenibili. Se vogliamo la crescita mica possiamo aspettarcela dalla cicogna, sono le imprese che la creano. Se lo Stato chiede sacrifici agli italiani deve prima chiedere sacrifici a se stesso, tagliando i propri privilegi e i propri costi, cosa che non è ancora accaduta. Nessuno schieramento politico ha mai affrontato in modo serio questo problema. Prima di voler cambiare gli italiani, che sono spesso vittime, abbiamo bisogno di cambiare lo Stato. Dove vanno a finire i soldi delle nostre tasse? Perché se in busta paga viene detratto il 50% lo Stato fa fatica, ad esempio, a costruire degli asili nido? Come mai ogni due o tre anni incombe il problema dell’affollamento delle Carceri? Dove vanno a finire i soldi delle tasse dei cittadini? Abbiamo il diritto di saperlo.

Il direttore dell’Agenzia delle Entrate ha dichiarato che grazie alla lotta all’evasione c’è un tesoretto di 12 miliardi di euro. Cosa ne faranno di questi soldi? Va immediatamente stabilita la destinazione di questo tesoretto. Partendo dal fatto che chi non paga le tasse ruba nelle tasche di chi paga, bisognerebbe restituire in parte alla gente depredata.

Il secondo argomento è il rapporto tra Politica e Cittadino. La gente deve essere azionista del Proprio Paese, come se si trattasse di un’azienda, di un cantiere Italia. Guardiamo la globalizzazione come un fatto positivo perchè l’Internazionalizzazione è basilare per lo sviluppo. L’Italia potrà beneficiare di questo ma deve dimostrare dove destinerà le risorse. L’Industria, l’Artigianato e la Cultura sono punti di forza su cui investire con progetti chiari, con un radicale equilibrio Stato-Cittadino.

Togliamo il pubblico dove c’è incertezza e corruzione. Meglio minori incentivi alle imprese a vantaggio della riduzione della tassazione. La Fiat ha dimostrato in questi anni che si può fare anche senza incentivi. Il carico fiscale va spostato dall’eccessiva tassazione che grava su chi lavora e sulle imprese verso i Patrimoni. L’abbassamento tasse sulle imprese è necessario, perché il Paese, così com’è’ corre il rischio di distruggere l’ industria e posti di lavoro. Non dobbiamo dimenticare le piccole imprese soffocate dalla burocrazia perché oggi più che mai la prima priorità è il ‘lavoro’. In passato gli stranieri investivano in Italia mentre ora non investono più; questo significa che occorre cambiare qualcosa.

In conclusione si può dire che Italia Futura è vicina al concetto di Sussidiarietà perché si muove nel campo delle idee e delle persone. In tre anni di vita conta 40.000 iscritti. Tra i suoi temi principali c’è quello della visione della politica in favore del Paese con una vera ‘passione civile’. È importante l’imprenditoria privata che si sostituisce allo Stato, che si occupi ‘bene’ dove lo Stato si occupa ‘male’. Pensare alla Cultura abbinata al Turismo, ad esempio, è un campo che potrebbe offrire uno sviluppo enorme. Italia Futura ritiene che l’Artigianato sia un giacimento culturale, turistico, occupazionale e creativo, che non va, assolutamente, trascurato. Bisogna andare incontro alle Imprese con un alleggerimento delle tasse. Il concetto base è, quindi, che il ruolo dei Cittadini deve essere quello di azionisti del Paese.

Italia Futura pensa a un’organizzazione fatta di persone che nulla hanno a che fare con la Politica. Accarezza l’idea di un’organizzazione vicina al cittadino perché “veramente” fatta e concepita da cittadini. Un sogno che può diventare realtà grazie. C’è da dire che le parole e l’entusiasmo di Luca Cordero di Montezemolo contribuiscono darci la speranza di un cambiamento nella piena coscienza, però, di doverci dare da fare affinchè qualcosa cambi. Peccato che Montezemolo, alla domanda : -si candiderà nel 2013? – abbia risposto : - “No". Noi vogliamo contribuire a rinnovare la classe dirigente politica con persone e con idee - ha aggiunto - ma questo non significa necessariamente doversi candidare". "Credo che dobbiamo sostenere, in tutto e per tutto, questo Governo". Molti speravamo di si.

Carlos Cosmo Gullì

TORINO

per Mediacontact e FamiliaFutura

marzo 29, 2012

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Crisi economica: suicidi in aumento


La crisi economica, che colpisce i lavoratori licenziati ma anche gli imprenditori falliti, puo' uccidere. Come dimostrano le cronache degli ultimi mesi, e l'ultimo drammatico caso di un uomo che si e' dato fuoco davanti all'Agenzia delle Entrate di Bologna, aumentano i suicidi legati alla crisi.

Sui 4.000 suicidi complessivi in un anno, si stima che negli ultimi 12 mesi il fattore economico abbia pesato per piu' un terzo, quindi oltre mille persone uccise letteralmente dalla crisi. Sono le stime dello psichiatra Maurizio Pompili, responsabile del servizio Prevenzione del Suicidio dell'ospedale Sant'Andrea. "Purtroppo questi dati non ci sorprendono - spiega Pompili all'AGI - nella storia e' un fenomeno gia' visto. Ci fu un boom di suicidi nel 1870, dopo una grande crisi e l'aumento del prezzo del pane, e un'altra escalation negli anni '30 del '900, gli anni della grande depressione. Si parla di grandi crisi, ma anche piccole: di recente si e' ucciso un anziano che aveva un debito di mille euro". E' il mondo che crolla addosso alle persone piu' fragili: "Mancano i soldi, si pensa di non aver assolto il compito di mantenere se' stessi e i propri cari, e nel caso degli imprenditori c'e' anche l'angoscia per la sorte dei dipendenti. Il fallimento economico diventa un fallimento esistenziale, totale, da cui si fatica a uscire".

Al Centro di Tor Vergata giungono diverse centinaia di chiamate ogni anno, di gente che cerca di uscire dal tunnel della depressione: "Di queste, almeno un terzo sono persone spinte dalla crisi alla tendenza suicida, un dato allarmante che sta aumentando sempre di piu'". Contro il suicidio, avverte Pompili, "servono investimenti, che migliorino i servizi sul territorio che sono pochi e male organizzati. Il nostro centro ad esempio vive grazie all'impegno di operatori volontari, ma la notte siamo chiusi, mentre con le risorse adeguate potremmo offrire un servizio H24 per chi ha tendenze suicide ma anche per i familiari di suicidi, che a loro volta sono particolarmente a rischio. E poi occorre investire sulla formazione di operatori specializzati ad hoc. In questo senso lancio un appello al Governo: non possiamo lasciare sole queste persone".

(Antonio Romano)