febrero 26, 2011

CHAVEZ ES COMO GHEDDAFI: CUIDADO VENEZOLANOS





Chávez: "¡Viva Libia y su Independencia! ¡ Gadafi enfrenta una guerra civil!"
Viernes 25 de febrero de 2011 por Redazione Politica

El canciller Nicolás Maduro durante la interpelación en la Asamblea Nacional contestó sobre el caso de Libia. Desmintió que en esa nación haya bombardeos y advirtió que "se han dado los primeros pasos para un proceso de división en ese país. En Libia se ha iniciado un proceso de guerra civil". "Repudiamos la violencia, pero hay que analizar el conflicto libio con objetividad", exhortó.
Tras ser emplazado por el diputado Gustavo Marcano a solicitar que Muammar Gaddafi devuelva a Venezuela la espada de Simón Bolívar, el canciller Nicolás Maduro respondió: "ahora sí están preocupados por Bolívar, pues les decimos, la espada de Bolívar hoy es libre. Corre libre por los pueblos de América Latina. Está dignificada".

El Canciller criticó a la oposición y cuestionó: "¿Por qué no exigen el castigo para quienes bombardean inocentes en Afganistán?". Describió la situación de Libia como un momento difícil y pidió no dejarse llevar por "informaciones diversas que no deben ser manejadas por la manipulación mediática".

Recordó que Libia desde los años 60 mantiene una relación cercana con Venezuela y que esa nación ha sido puntual para el desarrollo de la Opep, por ser un importante productor de petróleo, producto que cree ha causado el conflicto que enfrenta en esta oportunidad.

Chávez apoya a Libia

Tras la afirmación del canciller Nicolás Maduro sobre la réplica de la espada de Simón Bolívar en manos de Muammar Gaddafi, el presidente Hugo Chávez reaccionó a través de su cuenta en Twitter y expresó: "Vamos Canciller Nicolás: dales otra lección a esa ultraderecha pitiyanqui! Viva Libia y su Independencia! Kadafi enfrenta una guerra civil!!".

12.000 muertos ya en LIBIA: CUIDADO VENEZOLANOS QUE CHAVEZ SE VAYA!!!

I dittatori pazzi del mondo, tra cui Chavez, si schierano con Gheddafi



"Viva la Libia e la sua indipendenza! Gheddafi deve affrontare una guerra civile": il presidente venezuelano Hugo Chavez - principale alleato latinoamericano di Tripoli - rompe il silenzio per schierarsi a fianco del rais con un messaggio diffuso sul social network Twitter .

"Noi condanniamo la violenza, ma occorre analizzare il conflitto libico con obbiettività: si vogliono creare le condizioni per un’invasione della Libia il cui obbiettivo principale è impadronirsi del petrolio libico", ha commentato il ministro degli Esteri venezuelano, Carlos Maduro.

Oltre a Chavez anche il presidente nicaraguense Daniel Ortega e il leader cibano Fidel Castro hanno espresso la propria solidarietà a Gheddafi.

Cosa ne pensa la Melandri e quei giornalisti che tanto difendevano Chavez?


Chávez: "¡Viva Libia y su Independencia! ¡ Gadafi enfrenta una guerra civil!"
Viernes 25 de febrero de 2011 por Redazione Politica



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El canciller Nicolás Maduro durante la interpelación en la Asamblea Nacional contestó sobre el caso de Libia. Desmintió que en esa nación haya bombardeos y advirtió que "se han dado los primeros pasos para un proceso de división en ese país. En Libia se ha iniciado un proceso de guerra civil". "Repudiamos la violencia, pero hay que analizar el conflicto libio con objetividad", exhortó.
Tras ser emplazado por el diputado Gustavo Marcano a solicitar que Muammar Gaddafi devuelva a Venezuela la espada de Simón Bolívar, el canciller Nicolás Maduro respondió: "ahora sí están preocupados por Bolívar, pues les decimos, la espada de Bolívar hoy es libre. Corre libre por los pueblos de América Latina. Está dignificada".

El Canciller criticó a la oposición y cuestionó: "¿Por qué no exigen el castigo para quienes bombardean inocentes en Afganistán?". Describió la situación de Libia como un momento difícil y pidió no dejarse llevar por "informaciones diversas que no deben ser manejadas por la manipulación mediática".

Recordó que Libia desde los años 60 mantiene una relación cercana con Venezuela y que esa nación ha sido puntual para el desarrollo de la Opep, por ser un importante productor de petróleo, producto que cree ha causado el conflicto que enfrenta en esta oportunidad.

Chávez apoya a Libia

Tras la afirmación del canciller Nicolás Maduro sobre la réplica de la espada de Simón Bolívar en manos de Muammar Gaddafi, el presidente Hugo Chávez reaccionó a través de su cuenta en Twitter y expresó: "Vamos Canciller Nicolás: dales otra lección a esa ultraderecha pitiyanqui! Viva Libia y su Independencia! Kadafi enfrenta una guerra civil!!".
12.000 muertos en LIBIA
Y CHAVEZ ESTA LOCO!! ES UN DESPOTA:QUE SE VAYA DE VENEZUELA

febrero 22, 2011

Gheddafi e Chavez: ASSASSINI


I frammenti di vita che ci aiutano a passare oltre



Sono sempre gli stessi passaggi che segnano la vita di un essere umano, dolcemente, inesorabilmente. Da essi dipende la serenità o l’infelicità di noi anime viventi. Quando l’esperienza dell’esistenza si consuma in un paese come l’Italia e alcuni altri, l’insoddisfazione e quel senso di abbandono che si prova quando non si può, non solo essere, ma neppure pensare di arrivare mai ai vertici del potere, lo svuotamento è totale. L’unico appiglio, l’ultima spiaggia è il ritorno alla semplicità.
Diciamolo prima a chi ci sta vicino: “Quanti destini che s’incrociano. Credevo fosse un 'ciao' e invece per te era un addio. Ci tocca riprendere il cammino tornando indietro, ancora un pezzo di strada insieme. Ripercorriamo a ritroso il cammino e giungiamo, uniti ancora per poco, a quel crocevia, dove ci siamo incontrati al momento della partenza. Nasce improvvisamente un legame che pare indissolubile, unico, caldissimo, ma che improvvisamente si ammala e finisce in un attimo”.
Il dolore si solidifica come un male oscuro tra i mille pensieri che affollano la mente e che cercano invano un passaggio per guadagnare l’uscita. Lo sentiamo tutti prima o poi. Un amore finisce, un rapporto si sgretola e i molteplici discorsi, le parole, le carezze, le voci del mattino volano, tutte insieme, verso luoghi sconosciuti per non far più ritorno.
Gli occhi grandi fissano il cielo, aspettano una risposta che non arriverà mai. Quanti cuori in attesa di essere capiti. Non sappiamo come si arrivi alla morte del sentimento. Forse non è morte, forse si è trasformato, forse…forse. Non lo vogliamo così, deve tornare come prima. Ci tuffiamo nella conclusione logica, a testa alta, macinando sofferenze e ingoiando il veleno che il destino, pazientemente ci ha preparato.
Correre sempre, correre ancora, tutto il giorno, per 365 giorni. Il potere dei soldi potrebbe aiutarci a dimenticare. L’imbrunire giunge ugualmente. Perché siamo saliti sul carro se abbiamo voglia di saltar giù? Perché vogliamo le strade di New York quando l’emozione più grande la proviamo guardando la vecchia panchina del giardino sotto casa; la finestra dalle grate vecchie e arrugginite; dal viottolo di paese. I piccoli particolari della nostra infanzia diventano le colonne della nostra anima. Il calore, l’immagine di una vita che ci sfugge di mano e che si lascia vivere per mezzo degli altri. Il passo svelto a cui ti costringeva tua mamma quando ti portava per mano. Piccolissimo ma tanto grande. Si va a ritroso. Da grandi si diventa piccoli se ad essere calibrata è la sensibilità dell’anima.

Voglia di fuggire via, andare per terre lontane, si, ritornare o andarci per la prima volta, ma l’importante è lasciare il letto di cocci su cui sostiamo oramai da troppo tempo. Così come il testo della mia canzone Terre Lontane, pensando a questo. Svegliarsi una mattina, trovarsi malati nel cuore, capire che vivere è soffrire, voglia di fuggire via da qui. Andare per terre lontane, cantare la voglia di volare, senza mai dover rinunciare a questa nuova carta d’identità, niente più ricordi ma novità di un sogno nuovo e di un giorno breve che mi sfiorerà. Un raggio di colore che porta in me la voglia di volare vicino a te. .. Sbattere la porta e scappare via verso nuove terre piene di allegria…..


Dimenticare la forza dei soldi, le proprietà, la famiglia per andare alla ricerca di qualcosa che si ha dentro e che non si riesce a manifestare?
Quanto tempo vivendo nella rinuncia di essere come siamo, soffocandoci per non urlare, nascondendo le nostre voglie, le malinconie e poi, ancora, le fantasie, i sogni, con gli occhi grandi dell’amore. Per quanti anni assenti giustificati perché un coniuge o un padrone qualsiasi ha contribuito a distruggere il nostro cammino mentre noi lo distruggevamo a qualcun altro? Vogliamo fuggire dalla nostra maschera, dall’immagine che vediamo riflessa allo specchio perché ci sentiamo come Dorian Gray. Siamo diversi. Lo saremmo altrove, qui non possiamo.

Non ci è dato sapere quanto ci resta da vivere. Chi ha deciso per noi? Chi è quel dio che ci impongono i religiosi viventi? Perché dovremmo seguire un programma deciso da chi, come noi, mangia, dorme, fa l’amore e muore? Com’è stretta questa vita. Ci restano ancora degli anni? Pochi, ma possiamo viverli, finalmente. Un altro paese, un altro modo di essere. Un passo, ancora un passo sotto i raggi del sole, a piedi nudi. Respirare il profumo delle piante, dei frutti tropicali del mio paese. Molliamo o non molliamo? Possiamo farcele. Sarà questo il senso della vita? Restiamo, però, accidenti.

Quando ci resta da vivere? Non lo sappiamo. Perché dobbiamo perdere la nostra esistenza? Chi ha stabilito tutto per noi? Chi lo dice che Dio è quello che ci raccontano i preti? Perché dobbiamo seguire un programma stabilito da altri? Ci va stretta questa vita. Vorremmo aver vissuto diversamente.

Poverini quelli attanagliati dal potere politico. Che vita è la loro? Se per noi c’è la speranza di fermarci ad assaporare il colore della vita, per loro il colore non c’è. Inutile chiedere l’aiuto di chi entra in quella gabbia di cemento, maleodorante, consunta e consumatrice. Vuoi che ti aiutino ad amare tuo figlio ma loro non ne comprendono la motivazione. Sono arrivati vicino a un olimpo che li assorbe senza pietà e si convincono di essere ad un passo dal cielo. Poveretti.

Tu, papà, che sei andato avanti, che riuscivi sempre a facilitarci il passaggio, cos’hai visto di bello? Quando ci precedevi nei trasferimenti in paesi lontani, ci preparavi la casa dove avremmo vissuto, riso, pianto, parlato, cantato. Stai facendo la stessa cosa anche ora o tutto finisce qui? Stiamo passando quindi. La vita. Frammenti che ci aiutano a passare oltre. Rivoglio i miei frammenti, quelli che mi aiuteranno.

Cosmo de La Fuente

Chavez: dittatore ignorante e analfabeta con laurea Honoris Causa.. Che ridicoli!

Chavez, el marrano, ha preguntado a su pueblo si quiere ser enemigo de los Estados Unidos?
Ha Chiesto questo ignorante, caprone, al popolo se vuol essere nemico dell'America? Lui pensa a imbottirsi di armi, parla di socialismo ed è un fascista dittatore che ha imbavagliato il Venezuela. Amico di Iran, Libia e Italia (di Berlusconi).(AGI) - Roma, 21 feb. - L'amicizia tra Muammar Gheddafi e Hugo Chavez si e' consolidata sull'anti-americanismo e su una vecchia idea cara al colonnello: la costituzione della Sato, la Nato del Sud. Negli anni il legame tra il leader libico e il presidente venezuelano che potrebbe accoglierlo in esilio e' stato suggellato da visite, onorificenze e generosi regali. "A coloro che continuano a scommettere sulla Nato possiamo dire oggi che noi scommettiamo sulla Sato", disse il leader libico nell'ottobre del 2009 sull'Isola Margherita, in Venezuela, davanti alla platea composta da 30 capi di Stato, tra cui il presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe. Nel suo intervento al secondo South America-Africa Summit (Asa), Gheddafi celebro' il rafforzamento dell'asse Sudamerica-Africa, definendola "anti-imperialista", ossia anti-occidentale e soprattutto anti-americana. L'idea della Sato fu accolta con grande favore da tutti i presenti, in particolare dal padrone di casa Hugo Chavez. Il progetto fu al centro dei colloqui tra i due leader a Tripoli nell'ottobre del 2010, in occasione dei quali fu consegnata al presidente venezuelano una laurea honoris causa presso l'Accademia dell'Istruzione superiore della capitale libica. Poco meno di due mesi dopo, l'11 dicembre del 2010, Hugo Chavez, incontrando le famiglie rimaste senza casa per le alluvioni che colpirono il Venezuela, le invito' a mettere i letti nel suo ufficio. "Mi trasferiro' nella tenda nel giardino della mia residenza", disse riferendosi alla tenda beduina dono di Muammar Gheddafi, diventata la nuova sede del presidente venezuelano. In realta' la tenda gli era stata donata piu' di un anno prima, nel settembre 2009, a pochi giorni dal vertice Sudamerica-Africa. Nella cerimonia di consegna Chavez disse che "Venezuela e Libia sono unite in un unico destino, nella stessa battaglia contro un comune nemico". "Stiamo scrivendo pagine di una nuova storia, stiamo per cambiare la storia, stiamo affrontando l'imperialismo, la borghesia, il sottosviluppo e il colonialismo", aggiunse Chavez, che ricambio' il regalo dell'amico offrendogli il collare dell'Ordine del Libertador, la piu' alta onorificenza del suo Paese, insieme ad una replica della spada dell'eroe nazionale Simon Bolivar. Nell'occasione i due leader firmarono una dichiarazione comune in cui chiedevano la riforma delle Nazioni Unite che mettesse fine "all'egemonia del Consiglio di Sicurezza".
VETE YA DICTADOR

febrero 21, 2011

Geddafi e Chavez: un grande amore e niente più


Los déspotas se quieren mucho entre ellos

Gheddafi è scappato in Venezuela! Nulla da meravigliarsi, i dittatori tra di loro si amano. Chavez non è amico degli arabi perchè arabi, è amico dei terroristi, cosa ben diversa. Chi ha una mentalità di sinistra non può pensare che sia un vero socialista. Chavez si finge socialista e ha ridotto il Venezuela ad essere schiavo del suo volere. I venezuelani stanno per svegliarsi da questo torpore, da questa mancanza di libertà di pensiero, dalla censura verso internet .. Le Tv e i Giornali d'opposizione sono scomparsi, dobbiamo mantenere alta la guardia se non vogliamo regredire completamente. Chavez è amico intimo di Ahmadinejad!
I bambini venezuelani non sanno cosa significa essere nati in un paese libero.
I venezuelani che vivono in Italia e nel resto del mondo lo sanno bene.


CHAVEZ ESTA LOCO..HERMANOS VENEZOLANOS SI NO QUEREMOS QUE NUNCA MAS VENEZUELA VUELVA A SER UN PAIS LIBRE NO PODEMOS PERMITIR A ESE DESPOTA, LOCO, ASESINO DE LA LIBERTAD SIGA DESTRUYENDO A NUESTRO PAIS.
AMIDGO DE GHEDDAFI, AMIG DE AHMADINEJAD, NOS ESA QUITANDO LA LIBERTAD. SABEN QUE EN VENEZUELA INTERNET ESTA CENSURADO?

COSMO
SABEN QUE LA PRENSA NO PUEDE DECIR LO QUE PIENSA?

febrero 01, 2011

Il giorno dell'indignazione, non è solo femminile

Bigenitorialità: gli uomini nella giornata nazionale dell’indignazione femminile

Il 13 febbraio molte donne si mobilitano. «Ci siamo ritrovate a condividere, innanzitutto, il disagio e lo sconcerto per l’acquiescente indifferenza con la quale gran parte del paese ha accolto fatti, rappresentazioni, discorsi fortemente lesivi della dignità delle donne” dichiarano in massa. Altri, però, sono convinti che la libertà di pensiero e l’emancipazione femminile si manifesta anche attraverso la scelta di fare l’impiegata, la casalinga o la velina.

Nel sito di agenziami si legge: (continua) CLICCA QUI