junio 27, 2009

Mario Verdone...caro papà



Caro Carlo,

quando muore padre è sempre una cosa molto triste. Lo è ancora di più se è stato un vero padre. Figura importantissima nella vita di una persona. Il padre, il simbolo della giustizia, il riferimento e l'amore. Importantissimo, esattamente come la mamma. Quando è morto il mio, improvvisiamente, ho sentito che il cordone era rotto. Grande Carlo, sei così, oggi, anche grazie a lui. Un abbraccio.

Cosmo de La Fuente

«Allora professore si ricorda come andò?»Il professore ha 92 anni e mi fa: «So’ solo un po’ sordo ma ancora ricordo bene. La storia fu questa. Andò che gli feci la prima domanda» attacca il professore. «E lui niente... non mi rispose ». Quel giorno gli esami si svolsero in una sala dove c’erano molti studenti che attendevano il loro turno d’interrogazione. «Allora mi dica questo... e lui di nuovo niente!». L’interrogato faceva scena muta. La materia trattava di cinema e l’aveva introdotta il professore stesso per la prima volta nell’università italiana. A quel punto il docente prese la sua decisione: «Guardi» gli dissi, «è meglio che torni ad ottobre. A quel punto lui ha fatto: “Papà, ma mi bocci?”. Ed io: “Mi dia del lei. Ora vada”. E si alzò! E con lui so’ andati via tutti gli studenti perché hanno pensato “se boccia il figlio boccerà pure noi”. E così rimasi solo nella stanza».
Chi ricorda l’episodio è Mario Verdone, professore emerito di Storia e critica del cinema. E lo studente bocciato è il figlio Carlo Verdone. Erano gli anni Settanta. E così andò l’esame di Carlo Verdone, di colui che un giorno sarebbe diventato uno dei più bravi attori del cinema italiano. Da tutti definito come l’erede di Alberto Sordi. Ma figlio del professore universitario Mario Verdone, padre incorruttibile. Già perché la sera prima dell’esame, il giovane Carlo disse al padre: «Papà, mi raccomando: Bergman e Fellini». Implacabile il padre-professore-integerrimo lo interrogò su un autore tedesco. E lo mandò via. Non precisamente quel che accade nel mondo di “Parentopoli” dove i padri adottano accademicamente i figli per tutta la vita. Mettendoseli accanto, nello stesso dipartimento, nella stanza a fianco alla propria, oppure nello stesso corridoio o addirittura col telefono sulla loro stessa scrivania. Il professore Mario Verdone l’unico posto dove si metteva accanto il figlio era al cinema. Quando Carlo era un bambino andavano a vedere i film con Jerry Lewis. Entrambi amavano anche quelli western. «Al momento di una sparatoria, mio padre – racconta Carlo Verdone – si alzava sempre e iniziava a sparare. Dopo due volte, cambiai posto. Lui cercava di comunicarmi qualcosa, ma “nun ce capivo nulla!”».
Professore lei cosa ne pensa di “Parentopoli”? «È deplorevole. Ma non ci sono solo i professori. Accade anche nel Parlamento. È una maniera scorretta che io non approvo». Ma poi come andò a finire l’esame di suo figlio? «Finì che ad ottobre gli feci fare l’esame da un’altra professoressa. La signora Evelina Tarroni. Lei fu soddisfatta e lo promosse. Io mi misi da parte perché mi seccava di tornare sull’argomento. E quel giorno non mi presentai in università». E quando vi rivedeste la sera a casa?«La prima volta dopo la bocciatura riconobbe che a quelle domande non aveva risposto. La seconda volta, ormai vittorioso, mi disse: “Sai papà, sono stato promosso”. Bene, son contento, gli risposi. Si vede che ti sei preparato bene stavolta». Ma come mai disse a Carlo mi dia del “lei”? «Così per mettere delle distanze. Non è che io so’ padre e ti dico vieni e ti do diciotto. No, mi dia del “lei”: una distanza. Non si può fare tutto in amicizia».
Nino Luca(dal libro «Parentopoli - Quando l'università è affare di famiglia»)

junio 26, 2009

Michael Jackson: meglio ai tempi dei Jackson 5



Roma, 26 giu. (Adnkronos/Adnkronos Salute) - Il desiderio irrefrenabile di apparire un eterno ragazzo, l'indiscusso Peter Pan della musica pop. Ad uccidere Michael Jackson, stroncato da un infarto all'eta' di 50 anni, anche la sua dipendenza dalla chirurgia plastica: un ricorso continuo ai ritocchi che ne ha completamente modificato la fisionomia, fino a mutarne addirittura il colore della pelle. "Sottoporsi continuamente ad interventi, varcare ripetutamente le porte della sala operatoria - conferma all'ADNKRONOS SALUTE Antonio Rebuzzi, docente di cardiologia all'universita' Cattolica del Sacro Cuore, Policlinico Gemelli di Roma - finisce infatti, complici le molteplici anestesie, per danneggiare il cuore".
Anche perche' "un intervento di chirurgia plastica e' un'operazione a tutti gli effetti, che a volte puo' produrre anche conseguenze gravi, ad esempio dando luogo ad embolia polmonare". Nel caso del re del pop, poi, i ritocchi erano da anni sistematici, "ed e' facile che il cuore ne abbia risentito". Provato, probabilmente, anche dal continuo ricorso ai farmaci: Jacko, a detta di chi gli stava accanto, sembrava averne sviluppato una vera e propria dipendenza.
Tra i medicinali che sembrava consumare a man bassa, gli antinfiammatori con cui metteva a tacere i dolori che lo affliggevano, soprattutto il mal di schiena degli ultimi tempi. "Ed e' noto - sottolinea Rebuzzi - che alcuni di questi farmaci inducono un aumento della pressione arteriosa", un nemico giurato del cuore.

junio 25, 2009

Farrah Fawcett addio


O’Neal ha sposato Farrah Fawcett morente
Come in «Love Story», dove la protagonista è affetta da leucemia.
Addio angelo.

junio 22, 2009

I dittatori si aiutano a vicenda



Il presidente venezuelano Hugo Chavez ha chiesto al mondo "rispetto" per l'Iran ed ha denunciato l'esistenza di forze che hanno interesse "a minare la fortezza della rivoluzione iraniana". Nella sua trasmissione settimanale 'Alò Presidente', il capo dello stato venezuelano ieri sera si è nuovamente schierato al fianco del suo alleato Mahdmud Ahmadinejad, riconfermato nelle contestate elezioni presidenziali del 12 giugno. "C'è chi sta cercando di infangare il trionfo di Ahmadinejad e di indebolire così il governo e la rivoluzione islamica ma non riusciranno nel loro intento", ha ammonito Chavez. (L'Unione Sarda).

Chi aiutera la 'libertà' che sta soccombendo in entrambi i paesi?

junio 16, 2009

Vuoi sparire? Esiste un’agenzia che se ne occupa. Incredibile ma vero! Loro lo chiamano -il sogno-


Il sogno di vivere altrove, di avere una seconda chance di vita, la certezza di sparire e non lasciare alcuna traccia dietro di sé.
Un piccolo appartamento, magari di soli 40mq o una villettina con un giardino tropicale e un patio, un posto di lavoro e tanta, tanta voglia di libertà nel cuore. Sparire per sempre senza lasciare tracce e se i parenti ti cercano attraverso ‘Chi l’ha visto’ o similari non riusciranno mai a trovarti. Oggi tutto questo è possibile grazie ad un’agenzia italo-spagnola che non appare da nessuna parte, che non si pubblicizza in nessun modo ma vive del passaparola, sennò che segreto sarebbe? Se anche voi avete bisogno di sparire, da una moglie ossessiva (o da un marito), da una vita fatta di stress e problemi, da un clima orribile, quest’opportunità vi farà gola. La località, non si sa bene se Venezuela, S.to Domingo o Puerto Rico, se isola o continente, è certamente una di quelle da sogno. Sono riuscito ad entrare in contatto con uno degli organizzatori, che chiamerò, per comodità Pedro, che ha risposto alle mie domande senza, però, prima sottopormi a uno strano rito di giuramenti e parole date. Un’organizzazione di tutto rispetto, legale e che ti consegna la chiave dei tuoi sogni. Devi solo fare la prima mossa. L’unica pubblicità, senza mai apparire il nome o il recapito di questa agenzia, è quella della foto e, siccome ho promesso, non scriverò l’email, che, comunque, trovate nell’immagine. Che bello sarebbe fuggire in questo modo, chissà che non lo faccia anch’io, tra un paio di anni magari, aspetto che mia figlia sia grandicella.
Il coraggio? Lo trovo…lo trovo.
Cosmo: Ciao Pedro, grazie di avermi permesso di conocerti.
Pedro: beh, sai bene quante prove hai superato prima di riuscirci
Cosmo: so che non hai esagerato, ma, in modo che chi ci legge sappia il perché, vuoi dire qualcosa?
Pedro: chi si rivolge a noi ha già dovuto faticare parecchio, non facciamo pubblicità perché, se lo facessimo, verrebbe meno lo scopo della nostra segretezza. Ci prendiamo cura di chi vuol sparire.
Cosmo: sparire nel senso di vivere altrove?
Pedro: certo! Vivere altrove, qualcuno ha addirittura lasciato che i parenti, mai troppo diretti, pensassero che lui era passato a miglior vita.
Cosmo: si tratta sempre di persone singole o succede che spariscano anche coppie o famiglie.
Pedro: famiglie non mi è mai successo. Coppie si, anche se poche. Su 39 ‘sparizioni’ soltanto tre erano coppie, tutti gli altri singoli al 88% e singole la percentuale restante.
Cosmo: quindi sono di più gli uomini a sparire.
Pedro: si, è l’uomo, soprattutto dai 50 in su, che a un certo punto non sopporta più la routine della propria vita.
Cosmo: si tratta di persone senza alcun problema con la legge ?
Pedro: certamente! Prima di prenderci cura di chiunque verifichiamo che non ci siano carichi sospesi e che si tratti di delinquenti e tipi del genere. Quello che facciamo è pulito, viviamo nella segretezza solo perché la privacy e l’irrintracciabilità dei nostri clienti è di primaria importanza.
Cosmo: vi è capitato anche qualche tipo strano?
Pedro: no! Come ti ho detto si arriva a noi difficilmente. Non rispondiamo a tutti coloro che ci scrivono nemmeno. Dobbiamo essere sicuri di chi accompagniamo nel ‘sogno’.
Cosmo: sogno?
Pedro: si il sogno di sparire. Il sogno di avere una seconda opportunità di vita, magari da persone semplici gustandosi quel che resta della propria vita, a prescindere dall’età.
Cosmo: cosa fate esattamente?
Pedro: dopo aver verificato che ci troviamo di fronte a una persona ‘giusta’ la classifichiamo con la lettera (P), come promossa. Promossa ad essere incontrata da un collaboratore della nostra micro organizzazione. Se la persona supera questa fase, comincia il periodo di preparazione alla ‘fuga dalla routine’. Verrà informata di dove andrà, che lavoro potrà fare (se desidera lavorare), come vivrà. A questo punto ci possono essere delle defezioni e, di certo, non capita mai che qualcuno che abbiamo incontrato abbia raccontato del incontro avuto con noi. Non l’ha mai fatto perché, nel momento dell’incontro, ci scambiamo un metodo (segreto) di sicurezza reciproca che non ci permetterà mai di raccontare da nessuna delle due parti. E’ complicato da spiegare senza ‘dire’ ma è così.
Cosmo: ovviamente non posso sapere esattamente ma credo di aver capito. Restate in contatto con la persona che accompagnate ‘fuori’?
Pedro: soltanto i primi sei mesi e dopo loro dovranno arrangiarsi da soli. Il 99% dei casi continuano a stare dove sono e vivono in serenità. Bisogna tener conto che prima di arrivare dove sono hanno superato tutti i test, quindi si tratta di persone super motivate. Non ci muoviamo per chiunque. Le richieste che ci arrivano sono circa 50 alla settimana da almeno un anno, noi abbiamo portato a termine soltanto 39 casi.
Cosmo: che bello! Sai io sono italo venezuelano e sogno spesso di sparire in questo modo. Se dovessi decidere potrei rivolgermi a te?
Pedro: beh, da noi non esistono raccomandazioni, dovrai superare tutti i test e poi si vedrà. Se non ne sei convinto, veramente, non ci provare nemmeno!
Cosmo: quanto costa?
Pedro: no comment. I sogni non hanno prezzo. Peccato che restino solo sogni e mai realtà.
Articolo di Cosmo de La Fuente
Prelevabile citando l’autore

junio 15, 2009

Chavez spia tutti dal satellite. Il mio cuore è per il popolo, ma lui è solo un falso socialista. Liberateci dal mostro.


Il grande fratello venezuelano. Liberateci da Chavez.

Mario Vargas LLosa su 'La Stampa' scrive:

"Ho paura di Chavez,mi guarda dal satellite"

Nei quartieri poveri di Caracas nessuno osa votare contro il presidente. I sindacati, unici a fare resistenza contro l'ondata autoritaria.

Il convegno su Libertà e Democrazia tenutosi a Caracas il 28 e 29 maggio che sarebbe rimasto ignoto al grande pubblico e confinato in un ristretto ambito di intellettuali, si è trasformato, grazie al governo del presidente Chavez, in un evento di portata internazionale. Meno male: molte persone hanno potuto, così, rendersi conto dei soprusi che si commettono ogni giorno - qui, nella terra di Bolivar - contro le libertà civili ed essere informati del coraggio dimostrato da tanti venezuelani nell’opporsi al progetto statalista e totalitario che vuole tramutare questo paese in una seconda Cuba. Un governo anacronisticoIn un centinaio tra scrittori, intellettuali, politici e giornalisti siamo stati a Caracas per celebrare i 25 anni del Cedice, un istituto che si propone di difendere la cultura democratica e la libera economia e che, nonostante gli attacchi di cui è stato ed è vittima, continua a promuovere le idee liberali pur nell’ossessiva campagna centralista e collettivista condotta da uno dei governi più anacronistici del mondo occidentale. È vero che il Venezuela non è ancora Cuba visto che restano spazi per l’impresa privata e la libertà di stampa (anche se, via via, stanno restringendosi). Sia gli imprenditori privati sia i giornali indipendenti lavorano sottoposti a vessazioni e a minacce e sotto la spada di Damocle della confisca, dell’esproprio e della chiusura. E, nonostante le denunce, le multe e le trappole di carattere amministrativo che li strangolano, è ammirevole vedere con quale schiena dritta affrontino questa lotta. La battaglia di GlobovisionIl giorno dell’inaugurazione del convegno si celebravano i due anni dalla chiusura di Radio Caracas Television al termine dell’epica battaglia per la sopravvivenza sostenuta dal suo proprietario, Marcel Granier, e dalle centinaia di giornalisti e di altri lavoratori. Oggi l’obiettivo del regime è rappresentato dall’ultimo canale indipendente in cui l’opposizione può esporre le proprie idee: Globovision. Stanno preparando il terreno con un’offensiva di calunnie e di deliranti accuse contro questa rete e il suo proprietario, Guillermo Zuloaga, la cui casa è stata perquisita dalla polizia pochi giorni fa e nei confronti del quale il governo di Chavez ha appena aperto un’inchiesta per ipotetici traffici illegali: una colossale panzana prima di sferrare il colpo finale a una rete televisiva che lotta per essere libera in un paese in cui la libertà si sta spegnendo giorno dopo giorno come la fiammella d’una candela. Proprio com’era accaduto per Radio Caracas Television, i quattrocento giornalisti e dipendenti di Globovision hanno serrato le fila in difesa del loro posto di lavoro e della loro dignità. Qual è la reale popolarità di cui gode Hugo Chavez? La politica del rullo compressore In una delle relazioni più importanti dell’intero convegno, Maria Corina Machado, fondatrice del movimento «Sùmate», ha dimostrato, con documenti inconfutabili, che il regime di Chavez, sotto la sua patina chiassosa e caotica, utilizza un rullo compressore intelligente e implacabile per intimidire ed estorcere voti soprattutto agli impiegati pubblici, ai pensionati, agli operai e ai precari offrendo sicurezza di lavoro in cambio di appoggio politico e facendo credere di controllare ogni loro movimento e ogni loro parola e che, quindi, se non seguiranno in toto le direttive imposte, la rappresaglia del governo s’abbatterà su essi come una ghigliottina privandoli del posto, del salario o della pensione. La relatrice ha raccontato che, in uno dei quartieri più poveri di Caracas, i cittadini le hanno confessato che non osavano votare contro Chavez perché un «satellite» li controllava persino all’interno della cabina elettorale. L’offensiva contro il settore dell’economia privata è terribile. Per un terzo è già finita nelle mani dello Stato. Due milioni di ettari sono stati sottratti ai proprietari per essere trasformati - con un termine ripreso dalla dittatura militare peruviana del generale Velasco Alvarado - in imprese di «proprietà sociale». E, allo stesso modo, è avvenuta la statalizzazione - in base a qualche pretesto o senza pretesto alcuno con un semplice atto di prepotenza - delle imprese elettriche, della maggior parte di quelle che si occupano di telecomunicazioni, dei cementifici, di tutte le aziende di servizio legate al petrolio, di quelle siderurgiche e di innumerevoli piccole e medie imprese di vario genere. Nel settore finanziario il Banco di Santander è stato il primo a cadere vittima della statalizzazione.La forza dello scioperoÈ vero, si tengono ancora le elezioni, ma si tratta d’una «operazione di pubbliche relazioni» perché il governo ignora i risultati e annienta o persegue gli eletti dell’opposizione. È il campo sindacale quello in cui l’autoritarismo di Chavez ha trovato maggior resistenza ai propri appetiti d’egemonia. I lavoratori venezuelani non si lasciano ingannare o intimorire. Nel tentativo di sostituire la Centrale dei Lavoratori del Venezuela (Ctv) affiliata alla Oit (Organizzazione Internazionale dei Lavoratori) Chavez ha costituito l’Unione Bolivariana dei Lavoratori, sindacato che, nonostante il dichiarato appoggio del regime - o, forse, proprio per questo - non riscuote successo e non solo manca di legittimità, ma anche di iscritti. Quasi tutti gli sforzi del governo e degli uomini del regime di conquistare i sindacati si sono rivelati un fallimento saldandosi, a volte, con violenze di piazza e omicidi. In realtà non sono esclusivamente gli imprenditori a guidare la lotta contro le statalizzazioni, ma gli stessi operai - il numero di scioperi in Venezuela è, probabilmente, il più alto di tutta l’America del Sud - consapevoli che, una volta fagocitati dal settore pubblico, i loro luoghi di lavoro non solo sarebbero ostaggio dell’inefficienza e della corruzione, ma anche della politicizzazione che premia i servi e chi china la testa e penalizza chi è indipendente e chi si avvale del diritto di critica. Una delle sessioni più emozionanti del convegno è stata quella in cui i giovani sindaci di Chacao, Sucre e Baruta - e, prima, quello di Caracas - hanno spiegato come riescano, nonostante i miseri fondi che il governo dà loro per punirli d’essere all’opposizione, a fare opere pubbliche, lavorare con la popolazione per ridurre la delinquenza e il consumo di droghe, migliorare la scuola e promuovere l’educazione civica e la cultura democratica dei cittadini. La lucidità dei visionari Come non nutrire speranze in un paese in cui tutte le università, private e pubbliche, rifiutano il progetto totalitario e in cui gli studenti sono in prima fila nelle manifestazioni contro le pretese di Chavez di trasformare il Venezuela in una società oscurantista e dittatoriale come Cuba e la Corea del Nord? Sono stati loro il motore della mobilitazione che ha portato Chavez alla sconfitta nel plebiscito. E che dire degli intellettuali, degli artisti, degli scrittori? La rivoluzione chavista è la prima nella storia a nascere orfana di idee e di princìpi e ha dovuto accontentarsi solo di slogan, ritornelli e luoghi comuni perché, nelle sue fila, c’erano agitatori, ma non pensatori e scrittori degni di questo nome. Rivoluzioni come la russa o la cinese o la cubana hanno calamitato, nei primi anni, l’idealismo e la fantasia di grandi creativi che, ingenui, le hanno ammantate di bellezza e di prestigio: dopo hanno pagato a caro prezzo l’errore finendo nei gulag o rimanendo vittime della «rivoluzione culturale» o essendo costretti all’esilio. Ma in Venezuela, salvo eccezioni che si contano sulle dita d’una mano, la classe degli intellettuali ha mostrato, sin dai primi momenti, di possedere una lucidità visionaria dei rischi che sono in gioco e da allora, con tutte le ovvie sfumature, non ha potuto essere reclutata (vale a dire, castrata) dal regime: è lì, pulita e dritta, pronta a combattere, un esempio per i suoi colleghi del resto del mondo. Nei cinque giorni che ho trascorso in Venezuela mi sono sentito vivo come nella migliore stagione della mia adolescenza. Ora lo sono ancora di più, per la straordinaria lezione di nobiltà che tutti noi partecipanti al convegno abbiamo ricevuto da tante venezuelane e venezuelani indomabili.
Mario Vargas Llosa


Controlla il telefono, controlla il voto.

Non possiamo accettare questo, il mondo deve, a questo punto, intromettersi. E' questione di diritti umani. Non c'è libertà di pensiero, non c'è libertà di parola, ci lavano il cervello. Non possiamo accettare. L'America non fa niente perhè Chavez gli serve. E' uno schifo.

CdF

junio 14, 2009

Ahmadinejad vince nella tensione


Si denunciano brogli, l'avversario viene arrestato, i sostenitori dell'avversario muoiono. Non vi ricorda un po' il sistema chavista venezuelano? Proprio come il suo amico Hugo...tutto uguale. Brogli, arresto dell'oppositore e, infine, massacro dei sostenitori dell'altra parte. Chissà se anche in Iran esiste il capta huellas per vedere chi vota dall'altra parte. Ha oscurato facebook, e sicuramente vieterà la coca cola.

junio 12, 2009

Chavez: la coca 0 calorie fa male, la cocaina, invece, fa bene. Ogni mattina un po'...dice lui! Che razza di presidente abbiamo?


Al bando la Coca Cola Zero. In Venezuela il governo di Hugo Chavez ha ordinato di mettere «fuori circolazione» nel paese la bevanda, sostenendo, senza precisare le ragioni, che la bevanda a zero calorie può risultare «dannosa alla salute». Al termine di una ispezione in uno degli stabilimenti dove la Zero viene imbottigliata, il ministro della Sanità, Jesus Mantilla, ha reso noto che il prodotto deve «essere messo fuori dalla circolazione al fine di preservare la salute dei venezuelani». Qualche mese fa, Chavez aveva lanciato un ultimatum alla Coca Cola affinchè liberasse un terreno nella periferia di Caracas, che il presidente venezuelano aveva detto di voler destinare alla costruzione di case popolari. Il gruppo Coca Cola pur negando che la Zero sia nociva alla salute ha fatto sapere che rispetterà l’ordine dato dal governo di Caracas. La Zero, ha dirimato in un comunicato la multinazionale: «non ha alcuna componente che possa pregiudicare la salute delle persone e rispetta la normativa locale nel settore. Il comunicato puntualizza che il gruppo ha deciso sia di sospendere la produzione della ’Zerò sia di ritirare dal mercato il prodotto già in circolazione, in attesa delle analisi che saranno fatte dal ministero venezuelano della Sanità.

junio 10, 2009

Lino Banfi: grande attore e grande papà


Il grande Lino Banfi, che ho avuto modo di conoscere bene durante le riprese di 'Il mio amico babbo Natale 1' lascia la serie di Rai uno ' Nonno Libero' e se ne va in pensione. Un po' anche per star vicino a sua figlia Rosanna in cura per un tumore. Grazie Lino..sei un grande e lo resterai. Un 'in bocca al lupo' a Rosanna.

La bomba atomica made in Venezuela. Patto con Iran...mano nella mano. Due teste uccidono meglio di una.



Altro che dialogo e apertura, l’Iran prosegue spedito nel suo progetto di armamento atomico. Nel bel mezzo della campagna mediorientale del presidente statunitense Barack Obama, volta a una riconciliazione con il mondo musulmano, torna d’attualità la minaccia nucleare del governo di Teheran.
Pochi giorni fa il ministero degli esteri israeliano ha diffuso un documento secondo il quale Venezuela e Bolivia starebbero aiutando l’Iran ad aggirare le sanzioni imposte dalla comunità internazionale, fornendo uranio a Mahmoud Ahmadinejad per sviluppare il suo programma nucleare. "Abbiamo informazioni secondo le quali La Paz e Caracas forniscono uranio all'Iran per il suo programma nucleare”, ha dichiarato il portavoce del ministero Igal Palmor.
Non solo. Sempre secondo gli israeliani, il presidente venezuelano Chavez avrebbe ordinato di appoggiare il movimento libanese Hezbollah che, da anni, è presente con sue cellule in tutto il Sud America. Fonti dell’opposizione venezuelana in esilio hanno anche aggiunto che, da tempo, Chavez starebbe aiutando la nascita di nuovi gruppi Hezbollah nel nord del Venezuela e nella prestigiosa e turistica Isla Margarita. "Le relazioni fra Venezuela e Iran sono particolarmente strette. Caracas aiuta Teheran a schivare le sanzioni concedendo salvacondotti di viaggio a cittadini iraniani, permettendo loro di spostarsi con la più totale impunità in tutti gli Stati dell'America Latina", è spiegato ancora nella documentazione israeliana.
L’intento del leader venezuelano, secondo il governo di Tel Aviv, sarebbe quello di minare gli sforzi di Barack Obama sul fronte del dialogo con Teheran. Ahmadinejad e Chavez avrebbero raccolto "200 miliardi di dollari" per allargare la fronda anti Usa in Sud America: "Dalla salita al potere di Mahmoud Ahmadinjead – si legge, infatti, nel rapporto del ministero degli esteri israeliano - Teheran ha promosso una politica aggressiva per rafforzare i suoi rapporti con i Paesi dell'America Latina, con l'obiettivo dichiarato di mettere l'America ai suoi piedi".
La notizia è stata smentita dalla Bolivia e il ministro de Mineria, Alberto Echazù, ci ha tenuto a precisare che nel paese non si produce uranio. "Se esiste un'informativa di un'agenzia di sicurezza israeliana che segnala questa cosa, semplicemente sospettiamo che i servizi d'intelligence israeliani soffrono di una severa crisi di capacità" ha tuonato il cancelliere boliviano Juan Ramon Quintana.
Secondo parte dell’opinione pubblica, le accuse israeliane si inquadrano in un difficile rapporto con Bolivia e Venezuela, peggiorato dopo l’offensiva militare su Gaza, e hanno, soprattutto, lo scopo di bloccare il processo di avvicinamento tra Washington e Teheran. Supposizioni a parte, resta il fatto oggettivo che, ormai da tempo e incurante delle sanzioni dell’Onu, l’Iran porta avanti un programma di armamento atomico. Un progetto che, al di là delle rassicurazioni di rito di Ahmadinejad (“programma nucleare di natura pacifica”), rappresenta una potenziale minaccia per il mondo intero.



junio 09, 2009

Hugo Chavez: mostra il crocifisso...ma attacca la Chiesa


Hugo Chavez, il tragicomico presidente del Venezuela, è sempre pronto a mostrare il crocifisso durante i suoi sermoni politici, tuttavia, è sempre pronto ad attaccare la Chiesa perchè, secondo lui, non condivide il suo modo (dispotico) di gestire il paese. Si mormora, tra l'altro, che, proprio come la decisione cinese, anche lui metterà dei blocchi alle reti internet. Evviva la libertà di pensiero. Dio ci salvi da questo dittatore.
(ANSA) - ROMA, 6 GIU - Il governo del presidente Chavez 'e' ostile' alla Chiesa venezuelana, 'attacca e aggredisce l'episcopato', denuncia il primate del Venezuela. Il cardinale Jorge Urosa Savino, in un'intervista alla Radio Vaticana, afferma di ritenere che 'quando un governo vuole controllare tutto, ogni forma di dissidenza e' scomoda e quindi si verificano aggressioni e atteggiamenti negativi, come l'attacco alla nunziatura'. 'Tutto questo - ha detto il primate - configura una situazione difficile'

junio 08, 2009

Di Pietro come Totò: Vota Antonio!



VOTA ANTONIO!!! Diceva Totò in un suo celebre film...ed era simpatico. Umanamente, se Di Pietro, fosse un mio vicino di casa che mi racconta della comare Graziella che s'è fatta l'amante, potrebbe anche starmi bene il suo linguaggio terra terra. Non posso però accettare che un rappresentante di partito, che oggi ha visto raddoppiare i suoi voti, si esprima in un italiano talmente sgrammaticato. Occorre che qualcuno glielo dica e che si procuri un portavoce, sinceramente sarebbe anche meglio se vogliamo che i giovani imparino a parlare e ad apprezzare i suoi apprezzabili scopi politici (se reali, ovviamente).

junio 05, 2009

Africa: ti amo in 53 modi diversi



(foto dell'impareggiabile Miriam Makeba, maestra della mia infanzia. CdF)
L’Africa è un universo di razze e di popoli, non è un paese come erroneamente molti pensano. Un continente meraviglioso, immenso, con un’anima dalle mille sfaccettature. Milano sembra l’Africa? Quale Africa…insomma, quale paese dell’Africa?

· Algeria
·
Angola
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Benin
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Botswana
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Burkina Faso
·
Burundi
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Camerun
·
Capo Verde
·
Centraf. Rep.
·
Ciad
·
Comore
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Congo Rep.
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Congo Rep. Dem.
·
Costa d'Avorio
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Egitto
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Eritrea
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Etiopia
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Gabon
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Gambia
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Ghana
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Gibuti
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Guinea
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Guinea Bissau
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Guinea Equator.
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Kenia
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Lesotho
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Liberia
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Libia
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Madagascar
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Malawi
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Mali
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Marocco
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Mauritania
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Maurizio
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Mozambico
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Namibia
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Niger
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Nigeria
·
Ruanda
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Sao Tomé
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Seychelles
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Senegal
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Sierra Leone
·
Somalia
·
Sudafrica
·
Sudan
·
Swaziland
·
Tanzania
·
Togo
·
Tunisia
·
Uganda
·
Zambia
·
Zimbabwe
L’Africa bellissima, dimenticata ma, allo stesso tempo osannata, amata, stuprata. Smettiamola con i luoghi comuni. Troppa gente proveniente dal Continente africano è fiera di essere di uno o dell’altro stato. L’Africa dei musei nomadi, l’Africa che piange e che ride, il cuore africano che non dimentica e che sa guardarti diritto negli occhi. Esistono differenze tra un somalo e un nigeriano ad esempio, ma questo nessuno lo sa. L’Africa esotica e quella americanizzata. Basta, allora di luoghi comuni. Cominciamo a studiare la geografia del continente africano prima di parlare.
E come dice il mio amico Kim…è ora che tutti gli uomini e le donne provenienti dal continente africano imparino a reagire di fronte ai soprusi e alle ingiustizie perpetrate nei loro confronti.

junio 03, 2009

Raul Bova: Ischia Social Award



Cinema: a Bova l'Ischia Social Award 2009
Per un anno di impegno come attore e produttore
(ANSA) - NAPOLI, 2 GIUGNO - E' stato assegnato a Raoul Bova il premio Ischia Social Award 2009, dopo un anno dedicato all'impegno sociale come attore e produttore. Il riconoscimento sara' consegnato il 15 luglio ai Giardini di Giulia di Casamicciola, nel corso dell'Ischia Global Film & Music Fest (12-19 luglio). Altro premiato sara' il regista tedesco Mark Forster per Il cacciatore di aquiloni. Bova ha interpretato e prodotto un corto contro la pena di morte e ha interpretato e prodotto il film Sbirri (2009).

junio 01, 2009

Vittorio Feltri attore


Lasciamo da parte ideologie e quant'altro...bisogna dirlo, però, Feltri è un grande! Bravo.
Cdf
(ANSA) - ROMA, 1 GIU - Vittorio Feltri recita accanto a Massimo Boldi nella fiction I fratelli Benvenuti: lo rivela Tv Sorrisi e Canzoni, in edicola domani. 'Di stupidaggini ne ho fatte tante, questa e' la minore' racconta divertito a Sorrisi il direttore del quotidiano Libero. Le foto pubblicate in esclusiva sul settimanale lo ritraggono con tanto di mazzetta di giornali sotto il braccio sul set della fiction, nelle vesti di se stesso, ma anche di affezionato cliente del salumiere Massimo Boldi.

I sospetti di Israele


I recenti lanci di missili da parte della Corea del Nord e dell'Iran hanno risollevato una questione antica, quale quella della proliferazione di armi strategiche e la detenzione di queste da parte di paesi non sempre «amici ed alleati». Sebbene gli effetti e le ripercussioni dei due diversi lanci siano profondamente distinte, è pur vero che i paesi che più di tutti hanno subìto le conseguenze politiche di ciò siano stati gli Stati Uniti, la Federazione Russa, la Repubblica Popolare Cinese ed infine Israele. Proprio quest'ultimo ha reso pubblico un proprio dossier nel quale si manifestano precisi sospetti di interferenze da parte di Venezuela e Bolivia nei rifornimenti di uranio verso Teheran.
Che non corresse buon sangue tra Caracas e La Paz verso Tel Aviv non è certo una novità. Proprio Ragionpolitica aveva posto in evidenza come già da tempo i rapporti si stessero incrinando, anche a seguito dell'espulsione dell'ambasciatore israeliano Shlomo Cohen (1) da Caracas, in concomitanza degli scontri del gennaio di questo anno nella Striscia di Gaza. A preoccupare oggi Tel Aviv non è il mero atteggiamento filo-palestinese da sempre manifestato dal Venezuela ed altri paesi c.d. neo-bolivariani, bensì il concreto sospetto che dietro i rifornimenti di uranio verso l'Iran, funzionali alla crescita del potenziale nucleare iraniano anche per fini bellici, vi siano proprio le mani latinoamericane.
Da tempo ormai si fanno sempre più insistenti le voci di stretti, anzi strettissimi, legami tra l'Iran e il Venezuela. Come dichiarato dal viceministro degli esteri israeliano Daniel Ayalón, «siamo di fronte ad una cooperazione molto prossima tra Ahmadineyad e il regime radicale di Hugo Chávez, fattore che dovrebbe preoccuparci tutti». Mentre La Paz ha rigettato le accuse di possibili legami illeciti con l'Iran, il Venezuela si è trincerato dietro un silenzio istituzionale equivalente ad un no comment. Caracas non rappresenta un mero paese latinoamericano. È divenuto il paese simbolo dell'antiamericanismo nel continente latinoamericano, supportando le proprie posizioni anticapitaliste e antiliberiste attraverso una fitta rete di rapporti con paesi e gruppi al di fuori del «cerchio dell'amicizia statunitense». L'assistenza militare fornita dall'Iran, sigillata dal viaggio del 2 aprile 2009 del presidente venezuelano a Teheran, oltre che le strette relazioni ed intese nel mercato del greggio, fungono da corona ad un meno conosciuto aspetto delle relazioni tra il Venezuela ed il Medio Oriente: quello del terrorismo. Da tempo ormai Hezbollah, movimento libanese filo-iraniano, muove i propri passi nell'America Latina, grazie alla guida in loco di Hussein Karaki, in particolare in alcuni paesi che presentano caratteristiche tanto politiche come geografiche atte a permettere la radicalizzazione di cellule terroristiche e loro centri di addestramento: Hezbo-Allah America Latina (2).
Il monito israeliano, quindi, non deve lasciare indifferenti. I sospetti nutriti da Tel Aviv si mutano sempre più in certezze. Una nuova partita globale si sta giocando. E i legami che intercorrono tanto nel mercato del greggio, così come in quello bellico-armamentistico, del narcotraffico e del terrorismo internazionale ci spingono oggi a muovere il nostro sguardo dalle terre mediorientali a quelle latinoamericane e viceversa.
M.C. Albanese