mayo 31, 2009

Alessandra Mastronardi de 'I Cesaroni'


Marida Caterini È la sua prima volta al di fuori de «I Cesaroni», la fiction-miracolo di Canale 5. Alessandra Mastronardi, l'amatissima Eva della serie con Claudio Amendola ed Elena Sofia Ricci, sarà la protagonista, mercoledì 3 giugno, del film tv «Non smettere di sognare» (Canale 5, prima serata). Nel cast, Massimo Boldi, Pamela Prati, Roberto Farnesi ed Oriella Dorella. «Sono Stella, una ragazza con la passione per la danza che, grazie all'incontro con un giovane impresario (Roberto Farnesi) partecipa ad un talent show tv sul ballo, dal titolo "Non smettere di sognare" e lo vince», dice a Il Tempo la Mastronardi, 23 anni, napoletana ma romana di adozione. Subito rassicura i fan: «Non lascio i Cesaroni, sarò anche nella quarta serie, con inizio riprese a novembre. Si sta scrivendo la sceneggiatura, quindi so poco dell'evoluzione di Eva che, a mio parere ha già dato tanto alla storia. Inizialmente avevo un certo timore ad interpretare questa giovane donna, poi ho creduto nel personaggio. Io però non voglio tumularmi in una lunga serialità alla Beautiful, perciò mi sto mettendo alla prova anche in altri ruoli. Ed anticipo la possibilità che "Non smettere di sognare" possa diventare una serie se avrà il gradimento del pubblico». Oltre ai Cesaroni 4, la Mastronardi sarà nel cast del sequel di «Romanzo criminale», la fiction di Sky le cui riprese iniziano a gennaio 2010. «Interpreto Roberta, la fidanzata del Freddo a cui da il volto Vinicio Marchioni, attore al quale sono legata anche nella vita. Ci siamo conosciuti ed innamorati proprio sul set. Le cronache rosa ed il gossip si sono occupati molto di me. All'inizio, dopo il successo de I Cesaroni, vivevo male la popolarità. Soffrivo per essere inseguita dai paparazzi, mi dispiacevano le critiche che penalizzavano la mia schiettezza. Poi ho superato tutto». Adesso Alessandra sogna il cinema. «Mi piacerebbe essere diretta da registi come Bellocchio, Sorrentino, Garrone. In verità ho già ricevuto alcune proposte cinematografiche che però non si conciliavano con i miei impegni televisivi e sinceramente, non mi appassionavano. La passione per il cinema me l'ha trasmessa mio padre: da piccola vedevo con lui i classici del grande schermo e soprattutto Totò. Oggi scarico da Internet i film del principe De Curtis». Tra i giovani attori della sua generazione stima Elio Germano («lo conosco, mi piacerebbe lavorare con lui»), ma anche Filippo Timi e Giovanna Mezzogiorno. Fare l'attrice era il suo sogno da bambina. «Un sogno che spero possa continuare, questo mestiere è molto aleatorio, non dà mai certezze».

Gossip:

Alessandra e Vinicio Marchioni sarebbero innamoratissimi l'uno dell'altra. In bocca al lupo allora.. Lui è bravo e simpatico, ho avuto modo di conoscerlo durante le riprese di 'Luce del nord' in uscita su rai due.

CdF

Hugo Chavez Show...come 'Via col vento'



(Velino/Velino Latam) - Tra annunci di investimenti miliardari, canzoni, durissimi attacchi all'opposizione e ai mezzi di comunicazione, si è aperta ieri la “maratona” di Aló Presidente la trasmissione televisiva del capo di Stato venezuelano Hugo Chavez che si concluderà domenica. Una sorta di “telenovela” lunga quattro giorni, così l'ha definita lo stesso Chavez, decisa per celebrare il decimo anniversario della trasmissione, uno dei principali strumenti utilizzati dal “caudillo” venezuelano per fare politica. La prima parte della trasmissione è andata in onda dalla centrale termoelettrica della Zulia, regione in cui il governo ha recentemente nazionalizzato oltre 70 imprese del settore energetico. Proprio davanti allo stabilimento, Chavez ha annunciato l'intenzione di investire, nei prossimi cinque anni, 20 miliardi di dollari nel settore dell'energia elettrica, una cifra pari ad almeno quattro volte quella chiesta in prestito al Brasile nei giorni scorsi. “Non ci sono stati investimenti per molti anni – ha spiegato – e ora dobbiamo risollevare il sistema elettrico del Paese. Io come presidente e amministratore delle risorse della nazione vi garantisco che questo investimento si porterà a termine”.
Dalla tribuna di Aló Presidente il capo di Stato ha mandato soprattutto una serie di messaggi politici: il primo diretto all'emittente Globovision, vicina all'opposizione e coinvolta in un durissimo confronto con il leader del Paese. Dopo aver ripetutamente minacciato la chiusura del canale, ieri Chavez ha chiamato in causa il ministro delle Opere pubbliche Diosdado Cabello, che controlla la commissione nazionale delle telecomunicazioni, chiedendosi perché non abbia ancora sanzionato i media che “avvelenano” il Paese: “Non mi importa nulla di quello che dice il mondo, io sto aspettando che compia il suo dovere, perché per questo è nella sua posizione, altrimenti rinunci e che assuma l'incarico chi ne ha il coraggio”. Dal capo di Stato sono arrivate accuse durissime per il proprietario della tv Giullermo Zuloaga, definito un “mafioso”, poche ore prima che venisse accusato di essere coinvolto in una causa per irregolarità nel deposito di automobili. Secondo Chavez l'emittente è “un virus, un veleno che può potare a commettere gravi delitti e attentare contro la vita di qualcuno”. “Dove mai si era visto – ha detto in riferimento all'intervista al giornalista Rafael Poleo – che qualcuno in un programma televisivo dica che il presidente finirà appeso come Mussolini e non sia stato arrestato?”. Secondo il leader venezuelano si tratta di un “incitamento all'assassinio”.
Inevitabilmente ampio spazio nell'intervento fiume di Chavez è stato occupato dalla “questione Vargas Llosa”. Lo scrittore peruviano, una delle voci liberali più critiche nei confronti del governo venezuelano, è arrivato ieri a Caracas per partecipare a un forum organizzato dal Centro de Divulgación del Conocimiento Económico para la Libertad (Cedice). Il suo arrivo, come quello del figlio Alvaro e di alcuni degli altri invitati, è stato anticipato da forti critiche e contraddistinto da una grande pressione da parte delle forze dell'ordine fin dall'arrivo in aeroporto, dove hanno ricevuto il formale invito a non esprimere commenti di natura politica sul governo del paese latinoamericano, pena l'espulsione. Nonostante questo Vargas Llosa non ha certo rinunciato a usare parole pesanti nei confronti del “caudillo” venezuelano. “In Venezuela non c'è ancora una dittatura, ma il Paese si sta incamminando in quella direzione”, ha sostenuto lo scrittore ed ex candidato alla presidenza del Perù, che ha parlato di un percorso che “l'allontana dalla democrazia liberale e l'avvicina a una dittatura comunista”. Per questo il Venezuela potrebbe diventare la “seconda Cuba dell'America Latina”. “La proprietà è individuale e privata o non è proprietà” ha sostenuto inoltre Vargas Llosa, “la proprietà sociale è un chimera, la proprietà collettiva è solo un sistema che la pone nelle mani della burocrazia politica che, prima o dopo, diventa corrotto”.
“Ci sono ancora spazi di libertà – ha ammesso lo scrittore – e bisogna approfittarne se non vogliamo che il Venezuela smetta di essere una società democratica per diventare una dittatura comunista, che è dove finirà se questo processo continua”, perché “c'è una radicalizzazione del regine”, un “timore crescente per qualsiasi tipo di critica” che provoca una “riduzione delle libertà pubbliche, della libertà di stampa e di mercato”. Tra gli invitati all'incontro organizzato dal Cedice c'è anche l'ex presidente boliviano Jorge Quiroga, che non ha certo usato la diplomazia nel sostenere che “la Bolivia è governata con il telecomando da qui e questo il popolo boliviano lo sa e lo sente. Si tratta di un'ingerenza grottesca e riconosciuta da tutti; è triste perché la Bolivia deve la sua indipendenza a un venezuelano, Simon Bolivar, e non la vogliamo vedere calpestata”.
Dal presidente venezuelano è arrivata però una mossa a sorpresa: parlando al telefono con il ministro della Cultura Hector Soto, Chavez, che si trovava a un incontro pubblico a pochi isolati di distanza dal luogo del forum, gli ha chiesto di offrire a Vargas Llosa e ad alcuni suoi colleghi la possibilità di uno spazio all'interno della trasmissione. “Io mi farò da parte – ha aggiunto – mi siedo tra il pubblico, gli invitati speciali della destra e i socialisti. Questa gente accetterà l'invito?”. Un ennesimo colpo di teatro da parte del leader venezuelano. Se si tratti di una “trappola” o di un'apertura verso i propri avversari è ancora difficile dirlo, per scoprirlo basterà non perdere le prossime puntate della sua “telenovela rivoluzionaria”.

Casini ha detto che Berlusconi rimarrà a vita come Chavez. Benedetta ignoranza...ma Ferdinando sa cos'è Chavez per i venezuelani? Prima di parlare bisognerebbe informarsi.

Cdf

mayo 29, 2009

Il mio lungo cammino


Il vizio assurdo di voler cercare la giustizia ovunque. In qualsiasi posto. Se nasci con questo gene non riesci a resistere di fronte alle ingiustizie che ogni giorno ti ostacolano il cammino. Ne ho viste di ingiustizie, ogni giorno, ad ogni movimento. Sul lavoro, a scuola, nella vita. Il vederti scavalcare da chi, invece, traeva vantaggio dall’ingiustizia fatta a te, magari nella partecipazione al festival di Sanremo, piuttosto che a un’importante trasmissione televisiva. Mio papà cercava di aiutarmi, sapeva che il mondo andava così e un po’ si commuoveva pensando quanto fosse ingenuo il suo bambino. Soltanto ieri avevo vent’anni. Credevo di riuscire ad ottenere tutto con il sacrificio, che il mondo non fosse tutto corrotto, che si potessero raggiungere degli obiettivi anche lavorando sodo. Mi piaceva cantare, andavo a scuola di recitazione e,allo stesso tempo, continuavo a studiare, fino alla laurea. Vedevo le raccomandazioni intorno ma credevo proprio che io non ne avrei mai avuto bisogno. Quando, invece, mi sono imbattuto in dover per forza scendere a compromessi, all’interno di un’altra manifestazione canora italiana, mi sono tirato indietro disgustato. Non perché io fossi migliore, ma mi sono sentito sporco al solo pensiero di starci. Beh.. il mondo va ancora così. Voi del pubblico vi accontentate di queste ragazzette e ragazzotti raccomandati che saltano da un letto all’altro e ottengono, così, lavori e promozioni? Non so se sia vero il fatto che Berlusconi se la faccia con le ragazzine, sinceramente non ci credo, se non altro perché vecchiotto e anche troppo impegnato, penso, invece, che sia perché una pedina in questo sistema di raccomandazioni. Oggi continuo a lavorare come attore, come scrittore, come cantante…diciamo lavorare, anche se, per vivere, devo fare mille altre cose, ma sono tranquillo perché è tutta farina del mio sacco. Se lavoro con qualcuno o mi affido a qualcuno in questo mondo dello spettacolo, è sempre chi mi somiglia un po’, che arrivi dal basso, che non scenda a compromessi. E’ poco?... No, per niente. E' molto.
Cosmo de La Fuente

mayo 28, 2009

Non etrare in Venezuela se pensi di poter dire la tua


Mario Vargas Llosa è stato fermato al suo arrivo in Venezuela dalle autorità dell' aeroporto di Caracas: lo hanno reso noto fonti del seminario anti-Chavez che ha invitato lo scrittore peruviano. A Vargas Llosa le autorità hanno trattenuto il passaporto, ha detto alla stampa Rocio Gijarro, direttore del centro-studi Cedice, che ha organizzato il seminario sui temi relativi alla “democrazia e la libertà”. «Un funzionario delle dogane - ha detto lo scrittore - mi ha gentilmente avvertito che in quanto cittadino straniero, non avevo diritto a fare dichiarazioni politiche. Con altrettanta gentilezza, ho risposto che nella terra di Simon Bolivar (il Venezuela, ndr.) nessuno può porre limiti alla libertà di pensiero».

mayo 26, 2009

Bomba atomica iraniana: grazie Chavez


IRAN/NUCLEARE: ISRAELE, DA VENEZUELA E BOLIVIA URANIO A TEHERAN

(ASCA-AFP) - Gerusalemme, 25 mag - Un documento del ministero degli Esteri israeliano accusa Venezuela e Bolivia di fornire uranio all'Iran.

''Abbiamo informazioni secondo le quali il Venezuela e la Bolivia forniscono uranio all'Iran per il suo programma nucleare'', spiega il documento, osservando come il presidente venezuelano Hugo Chavez abbia svolto un ruolo fondamentale nel rafforzare i legami tra Teheran e La Paz.

Secondo il documento inoltre, Caracas starebbe aiutando la repubblica islamica a eludere le sanzioni imposte dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu.

L'Iran, si legge infine nel documento, sta creando cellule di Hezbbollah nel nord del Venezuela e sull'isola di Margarita.

mlp/mcc/alf

mayo 25, 2009

I terroristi di Chavez

Alò presidente. Deci anni di brain wash



La trasmissione simbolo del lavaggio del cervello dei venezuelani compie dieci lunghi anni.
(ANSA) - Il presidente venezuelano Hugo Chavez ha celebrato oggi il decimo anniversario di ''Alo' Presidente''. Dal '99, il programma radio-tv con il quale Chavez ogni domenica entra in contatto diretto con il suo popolo si e' trasformato nel simbolo piu' visibile del ''socialismo bolivariano''. Per i difensori di Chavez e' l'incarnazione dell'informazione popolare, per i critici rappresenta invece il simbolo del carattere demagogico e populista del presidente.

mayo 22, 2009

Quel treno



Mi capita spesso di sentire vicino a me la 'signora' fortuna , è talmente vicina da poterla afferrare con una mano,ne sento anche il profumo inebriante ma puntualmente perdo il treno in cui lei sta viaggiando in cerca di qualcuno giusto a cui darsi.La fortuna, il successo e la realizzazione di tutti desideri viaggiano su un treno che regolarmente io perdo pur vedendolo, arrivo in ritardo ,sbaglio il binario o in quel preciso momento non m'importa niente.Inizialmente me ne dispiaccio, avevo sentito il rumore sulle rotaie, l'odore di ferraglia e l'allegro fragore fischiettante, lo spostamento d'aria mi aveva soffiato sul viso con arroganza, ma l'ho perso di nuovo.Non credo nella mala sorte e poi chi l'ha detto che non sia meglio così? Tranquillo nella mia anonima esistenza posso passeggiare e fermarmi a osservare una piazzetta di paese, sedermi ai bordi di un marciapiedi e guardare la gente che passa, pensare al mio paese tropicale e sperare di tornarci per perdermi in un posto isolato e tranquillo a contatto con la selvaggia natura.Cammino con le mani in tasca e rifletto in solitudine, uno sguardo disattento alle vetrine della città e il ricordo di un'infanzia molto particolare nel calore di un paesaggio esotico, ripenso ai miei viaggi continui perché appartenente ad una famiglia che aveva lo spostamento e l'emigrazione nel DNA.Le mie varie scuole, le persone che ho incontrato e che non ho mai più rivisto, occhi vaganti per il mondo che non vedo più ma che sento ancora vicini.Dove sarà adesso Estrella la bambina di colore mia compagna di classe in prima elementare?Sogni e speranze di un ragazzo allegro e timido allo stesso tempo, desideri inespressi e repressi nel più profondo della mia anima, come succede a chissà quante altre persone.Aspetterò ancora un paio di treni credo e se nemmeno su questi riuscirò a salire, c'è ancora qualcosa che posso fare per realizzare il mio ultimo desiderio. Vorrei ritornare in quel posto, lontano..lontano, non per stare nella solita città ma per lasciarmi vivere nella zona più libera e selvaggia.Canaima, Los Roques, Los Llanos..ovunque..purchè sia pace e meditazione. Mi tornano in mente momenti esotici e poi altri momenti vissuti in Italia...Tutto miscelato in turbinio di emozioni e di ricordi.So di aver perso i treni della fortuna ma sono sereno, riesco ancora a sentire i vantaggi dell'essere una grande papilla gustativa, una porta attraverso la quale passano e lasciano il segno alcuni elementi naturali. Il profumo della natura con i suoi fiori, il mare e le passeggiate nei paeselli di terre antiche, il calore del sole e lo sventolare delle foglie degli alberi, gli occhi languidi dei cani e il sorriso dei bambini, il pentimento dei peccatori e degli assassini che vogliono cambiare...e che probabilmente ci riusciranno, io invece non riesco a pentirmi.Ho perso il treno e se ci fossi salito può darsi che non avrei più gustato completamente la vita che mi è stata offerta, chissà se ne sarebbe valsa la pena. Ho voglia di bere un sorso di sereno e adesso non m'importa se quel treno è passato ...io partirò con una destinazione a mia scelta, primo o poi..ma cosa succede? intorno vedo moltissime persone che hanno perso il treno come me, sono agitate e discutono...parlano...si lamentano, sento una voce che dice: "accidenti ho perso il treno e questa volta a bordo c'era..",pronuncia un nome importante, è una persona che conta, sono allibito anch'io, ecco perché erano tutti così agitati. Ma qui non posso svelare quel nome, magari in privato lo farò. Penso che tra qualche anno metterò su una 'vivienda' in Venezuela, non lontana dal mare, per andarci a stare insieme a tutti quelli che hanno perso quei treni e che vorranno aggregarsi. Ci vieni anche tu? Intanto ripenso a quel nome così importante, proprio lui era sul quel treno, chissà chi è stato il suo prescelto....

mayo 20, 2009

Marco Zacchera parla degli italiani in Venezuela


INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
ZACCHERA AL MINISTRO PER GLI AFFARI ESTERI


Per sapere, premesso che

- in Venezuela il presidente Chavez, oltre che sul piano delle libertà personali e del pluralismo informativo, sta proseguendo in una serie di gravi limitazioni delle libertà economiche e negli ultimi tempi ha proceduto alla nazionalizzazione di numerosissime imprese, in diversi settori, molte delle quali di proprietà di cittadini italiani, italo-venezuelani o venezuelani di discendenza italiana
- vivissima è conseguentemente la preoccupazione nelle nostre comunità dove numerose famiglie italiane si sono ritrovate in improvvise gravi difficoltà economiche, hanno perso i loro beni – spesso frutto di una vita di lavoro - e non hanno alcuna prospettiva di ritornarne legalmente in possesso
- gli indennizzi previsti sono del tutto aleatori e irreali rispetto all’ effettivo valore delle proprietà sequestrate e quindi chi perde la propria azienda non ha mezzi di sostentamento certi né può recuperare i propri risparmi e lasciare il paese
- il basso livello dei prezzi del petrolio ha acuito la crisi del regime di Chavez che in ogni modo interviene per ridurre l’agibilità politica dell’opposizione e la sua possibilità di operare in quelle città o regioni dove pure l’opposizione politica – anche recentemente - ha conquistato la maggioranza dei voti nonostante il forte sospetto di frodi elettorali e mentre non si contano le quotidiane denunce, anche a livello internazionale, per la sempre più cruenta repressione delle libertà individuali tanto da apparire evidente come il Venezuela si stia purtroppo avviando su di un percorso sempre più autoritario e violento
- che le condizioni generali di vita del popolo venezuelano sono in rapido deterioramento e che la violenza e la delinquenza è a livelli inimmaginabili, nel numero di diverse centinaia di omicidi ogni settimana

quali informazioni abbia raccolto il nostro governo sulla situazione in Venezuela e sulla prevedibile evoluzione del regime chavista

quali iniziative abbia concretamente attuato il Governo italiano nei confronti di quello venezuelano davanti alla recente serie di nazionalizzazioni messa in atto da Chavez ai danni di numerosi esponenti della nostra comunità e in particolare se siano stati avviati passi di protesta a livello bilaterale, e in questo caso con quali risultati

se siano state date istruzioni al nostro ambasciatore a Caracas al fine di tutelare l’integrità personale e dei beni dei cittadini italiani

se siano state prese posizioni – e in questo caso quali siano state e a che risultati abbiano portato – a livello internazionale sia in campo europeo che dell’ONU poiché si ritiene che la crisi venezuelana abbia ormai assunto caratteristiche di estrema gravità e che impongono interventi determinati e senza indugio a tutela della democrazia



on. Marco

Contano su Chavez


Vogliono incontrare il presidente Hugo Chavez alcuni dei familiari delle otto vittime italiane dell'incidente aereo avvenuto mentre sorvolava le acque dell'arcipelago venezuelano di Los Roques nel gennaio del 2008. Il gruppo di familiari si trova da ieri in Venezuela insieme ad altri componenti di una delegazione italiana, della quale fanno parte l'ammiraglio Giovanni Vitaloni e l'esperto in incidenti aerei Mario Pica.
Le ricercheLa "parte ufficiale" delle ricerche andra' avanti ancora per dieci giorni, anche se non si esclude che le indagini possano andare avanti oltre quel termine, nel caso in cui non ci siano risultati, ha detto Pica. "Vorrei incontrare il presidente Chavez per ringraziargli quanto ha fatto finora. Speriamo che continui ad essere disponibile come finora ha fatto su questo caso", ha commentato uno dei familiari, Deborah Napoli, al termine di una riunione nella procura generale a Caracas, sottolineando di aver trovato "determinazione e volonta"' nel procuratore Luisa Estela Morales, responsabile delle indagini.
L'attesa in Italia"In Italia c'e' grande aspettativa per la promessa che il presidente Chavez ha fatto di continuare le ricerche fino al ritrovamento del relitto", ha detto un altro dei parenti, Riccardo Tropiano. L'incidente era avvenuto l'8 gennaio 2008. Quel giorno, il il bimotore Let 410 della compagnia locale Transaven in viaggio da Caracas a Gran Roque (l'isola maggiore dell'arcipelago Los Roques) ebbe un guasto ad entrambi i motori e manifesto' l'intenzione di tentare un ammaraggio. Finora e' stato ritrovato solo il corpo del copilota e restano dispersi il relitto ed i corpi degli altri 13 occupanti, di cui otto erano italiani.

mayo 19, 2009

Los Roques: riapriamo il caso

Io sono stato censurato e presto metterò online il mio intervento su Rai Uno. Per fortuna che qualcosa pare muoversi nel verso delle indagini.
CARACAS (18 maggio) - Una delegazione italiana è arrivata ieri in Venezuela per prendere parte alle indagini sull'incidente che il 4 gennaio 2008 fa costò la vita ad 8 connazionali. Morirono Stefano Fragione, 33 anni, e Fabiola Napoli, 32 anni, residenti a Roma, in viaggio di nozze; Paolo Durante, 41 anni, la moglie Bruna Guerrieri di 42 e delle due figlie Sofia ed Emma, rispettivamente di sei e otto anni, una serena famiglia di Ponzano Veneto; le bolognesi Rita Calanni e Annalisa Montanari.

Tutti viaggiavano a bordo di un piccolo aereo partito da Caracas alla volta delle isole Roques che segnalò un guasto ad entrambi motori e scomparve nelle acque del mar dei Caraibi. Da allora indagini a rilento e accuse alla autorità venezuelane di procedere con eccessiva lentezza nell'accertamento della verità e nelle operazioni per localizzare i corpi della vittime.

Il gruppo arrivato a Caracas è formato dall'ammiraglio Giovanni Vitaloni, dall'esperto di incidenti aerei Mario Pica e da alcuni parenti delle vittime dell'incidente.
In mattinata il gruppo è stato ricevuto dall'ambasciatore italiano a Caracas, Luigi Maccotta, e da Hugo Marino, rappresentante della Atm, la compagnia privata a cui sono state affidate le ricerche sottomarine del relitto.

La delegazione, accompagnata dalle autorità di recupero venezuelane (Sar), sorvolerà in elicottero la zona marittima in cui si sono perse le tracce del bimotore Let 410 della compagnia aerea locale Transaven, decollato la mattina dell'8 gennaio 2008 da Caracas e mai giunto all'aeroporto di Gran Roque, la maggiore delle isole dell'omonimo arcipelago. Domani, gli italiani si incontreranno anche con la procuratore generale Luisa Estela Morales, responsabile delle indagini sul tragico episodio che resta ancora oscuro su molti aspetti.
Infatti, nonostante le ricerche siano partite a poca distanza dalla richiesta d'aiuto lanciata dal velivolo e siano continuate per diversi giorni, le pessime condizioni meteo permisero di recuperare solamente il corpo del copilota a qualche giorno dall'incidente e nessuna parte del relitto e dei restanti passeggeri fu mai più avvistata.

mayo 16, 2009

Ancora esempi di ditattura venezuelana

“In Bolivia due settimane fa sono andato in carcere a trovare Leopoldo Fernández, e queste sono la L e la F che mi hanno messo. Mettono un timbro con l’inchiostro indelebile con le iniziali del detenuto che uno va a trovare”. A parlare, mostrando il dorso della mano destra, è Alejandro Peña Esclusa: già candidato alla presidenza del Venezuela nel 1998, e leader di una ong di nome Forza Solidaria che da ormai un decennio sta rompendo le scatole a Chávez e, va detto, anche al resto dell’opposizione, che accusa di continuare a credere in un gioco elettorale oramai impossibile. Ma anche il già citato Fernández al gioco elettorale aveva creduto. Prefetto del Dipartimento amazzonico di Pando e oppositore di Evo Morales, fu infatti confermato al referendum revocatorio dello scorso 10 agosto, con il 56,21 per cento di voti a favore. Ma poi finì in galera il 16 settembre, sotto l’accusa di “genocidio” per i 15 morti e 37 feriti di un incidente avvenuto cinque giorni prima. In Venezuela il prossimo 20 aprile dovrà presentarsi in tribunale Manuel Rosales: ora sindaco di Maracaibo dopo essere stato governatore dello stato di Zulia e candidato dell’opposizione alle ultime presidenziali. Rischia un arresto per accuse di corruzione sostanzialmente analoghe a quelle che pendono su almeno una decina di sindaci chavistas, dei quali però nessun giudice chiede l’incarcerazione. E un processo è stato montato anche nel Nicaragua di Daniel Ortega contro il leader dell’opposizione Eduardo Montealegre.
“È la crisi che spinge i regimi a radicalizzarsi”, spiega Peña Esclusa. Che tra i suoi bersagli polemici ha anche il Dipartimento di Stato Usa, per aver sempre accreditato i risultati elettorali in Venezuela, e per aver anche puntato sulla possibilità di dividere i governi di sinistra latino-americani tra un asse moderato guidato da Lula e un asse più radicale imperniato su Chávez. “È Lula il vero potere dietro al trono di Chávez”, ribatte. “Ci sono differenze nelle condizioni dei Paesi, come ha spiegato lo stesso Lula: Chávez corre con una Formula 1, più veloce di noi; egli va a 300 Km all’ora e noi possiamo correre solo a 230 o 270. Ma al dunque Lula difende sempre Chávez, anche se non trascura di fare affari con gli Stati Uniti”. Non solo Lula e Chávez na i governanti di ormai almeno una quindicina di Paesi latino-americani appartengono infatti al Foro di San Paolo: intesa che i comunisti cubani e il Pt dello stesso Lula stabilirono dopo la caduta del Muro di Berlino. “Una riedizione del vecchio Comintern che lavora a vari livelli, e contro cui i partiti tradizionali sono poco efficaci, perché strutturati solo per il momento elettorale”.
Proprio per controbattere il Foro Peña Esclusa ha costituito un’alleanza di ong a livello continentale, denominata Unoamérica. “Non basta il momento elettorale: bisogna agire anche a livello di società civile e di cultura”.Presto, secondo Peña Esclusa, la crisi economica si trasformerà in crisi politica. Mentre però i governi “moderati” come in Brasile e Uruguay saranno sconfitti alle urne, quelli radicali saranno appunto tentati di estremizzare il loro discorso. “E con l’asse tra Chávez e Ahmadinejad, c’è addirittura il rischio di una nuova crisi dei missili”. Quanto al Venezuela, Peña Esclusa non è contrario alla partecipazione alle elezioni, “ma a patto che si trasformino in preparazione alla disobbedienza civile di massa”: la via da lui predicata in tutti questi anni. Appigliandosi, e questo è il bello, proprio a quell’articolo della costituzione di Chávez che sancisce questo diritto.

mayo 14, 2009

Il papà ha sempre torto



In piazza della Repubblica, a Firenze, un uomo siede al tavolo di un bar e racconta la sua storia. Tranne che per sé, usa nomi di fantasia, perché ancora la giustizia non ha deciso cosa ne sarà della sua vita. Ma i fatti no, quelli, per quanto bizzarri, non l’inventa. Andrea ha 54 anni, gli occhi sempre sorridenti e la barbetta incolta. Ha la voce pacata e fremente al tempo stesso. Ricorda di quando, tanti anni fa, Giulia gli prese il cuore. Era bella, allora, curata, e col trucco semplice. Riservata, misteriosa. Nel 1988 Andrea la sposò, e per tanti anni vissero sereni.Poi, nel 2001, il più bel regalo della vita. Un batuffolino simpatico, Maddalena. Andrea perse subito la testa. Giocava con lei per ore sul pavimento del salotto e la sera gli piaceva rimboccarle le coperte. Ancora oggi, a Maddalena piace quando il babbo gioca con i burattini, imitando tante voci diverse. Per Maddalena, Andrea ha deciso di comprare una casa nuova, più grande. E sempre per lei, ha accettato il desiderio di Giulia. Niente babysitter, ad accudire Maddy ci penseranno i nonni. E fa niente, se una volta, il suocero aveva buttato lì, in modo brusco, «era meglio se non aveste fatto figli». Andrea ne fu ferito: «Perché? Non si era milionari, ma si stava bene, io una bimba la volevo con tutto il cuore», dice oggi a Piazza della Repubblica. Ricorda un’altra sera, quando giocava con la bimba, e sentì uno strano bisbiglio alle spalle. «Lascialo, lascialo alla sua incoscienza. Se n’accorgerà» diceva il suocero a sua moglie. Non capì. Poi tutto iniziò a precipitare. «Mio suocero – racconta a Tempi – sempre più spesso mi provocava, mi diceva che non ero uomo, mi insultava». Giulia era tesa, lo respingeva. Ma tutto rimaneva nebuloso, incomprensibile. Fino al 28 aprile 2005. Telefonate trappolaIn piazza della Repubblica, c’è una giostra, di quelle antiche con i cavallucci di legno bianchi, coi pennacchi. Andrea sorride e mostra una foto di Maddalena a cavallo di Daisy, la sua puledra dal manto nero e lucido. «Le piace tanto l’equitazione, ma adesso ha smesso e per ora fa solo pallacanestro», racconta con la “c” aspirata. Andrea è uno buono come il pane della sua città. E fino a quel 2005 era incapace di pensar male. Quando quel giorno gli arrivò la richiesta di separazione, a guardar la data in cui Giulia era andata dall’avvocato, gli venne uno shock: quella stessa mattina, avevano scelto insieme le mattonelle del bagno nuovo. Ai suoi occhi candidi, parve tutto improvviso, ma in realtà era come una ragnatela che da tempo lo avviluppava. Ecco la causa delle provocazioni del suocero, che una sera si erano concluse con uno strano rumore, un registratore, scivolato dalla tasca del vecchio, che avrebbe dovuto immortalare una reazione isterica di Andrea che non arrivava mai.Ecco perché Giulia aveva preso a chiamar la polizia, urlando al telefono che lui era violento. Quell’aprile del 2005, tutto si rivelò in modo chiaro. Giulia infatti aveva anche denunciato Andrea, per violenze psicologiche. Contro di lui venne aperto un procedimento, che si è concluso il 15 ottobre 2008. Il giudice lo ha assolto «perché il fatto non sussiste». Nelle motivazioni della sentenza, ha annotato a proposito dei suoceri di Andrea che «è enormemente strano» quanto hanno dichiarato. «Strano – prosegue il giudice nella sentenza – in quanto su nessuna delle frasi incriminate vi è una tale concordanza. Addirittura entrambe i testi oggi vengono a narrare di un episodio (…), quando in querela non l’hanno dichiarato». Il giudice, insomma, si è reso conto che le accuse verso Andrea sono lacunose e poco attendibili. Malgrado ciò, hanno contribuito a creargli intorno un groviglio di pregiudizi. Nel 2005, infatti, un altro giudice, quello che segue la separazione, ha commissionato una prima consulenza tecnica d’ufficio ad una neuropsichiatra infantile di Firenze. Nella perizia che questa ha consegnato al giudice, ha riportato le accuse di Giulia verso il marito: «Le dice cose cattive sul mio conto, le dice “tua madre è una delinquente, una ladra, una ladra di bambini”». La neuropsichiatra scrive anche che, a una sua domanda, «la signora risponde ammettendo che il marito in effetti non ha mai alzato le mani contro di lei, né ha mai sfogato la propria rabbia su degli oggetti». Non solo: osserva un incontro tra la bambina ed entrambi i genitori e annota che Maddalena pare più a suo agio con il padre. Anche se Andrea, «le ricorda più volte la presenza della madre».Un genitore a piccole dosiPer questo, ha concluso la sua perizia dicendo che Andrea «non risulta essere una persona pericolosa e tanto meno un padre inadeguato. (…) Non emergono problematiche tali da prendere in considerazione una forzata separazione da alcuna delle due figure genitoriali». Affido congiunto, è stata la proposta del perito del Tribunale. A dicembre del 2005 Maddy è affidata alla madre mentre Andrea si è trasferito dai genitori. Può incontrare la figlia due volte alla settimana, e stare con lei un mese durante l’estate. Nel dicembre 2006, tuttavia, il tribunale ha nominato un nuovo perito, questa volta uno psicologo, per una nuova consulenza. Di questa perizia, realizzata attraverso numerosi incontri, desta perplessità la metodologia con cui è stata condotta l’analisi: lo psicologo – che a differenza di uno psichiatra non è laureato in medicina – ha scelto di basarsi sull’approccio di un sociologo francese, Alain Trognon, mai usato nella pratica forense.Il risultato è arrivato nel settembre del 2007. Secondo il nuovo perito, Andrea mostra «aspetti paranoidei della personalità». Maddy «ha bisogno che suo padre si curi. (…) Gliel’ho caldamente ed esplicitamente raccomandato. (…) Se non lo facesse continuerebbe ad essere opportuno che la bimba prenda il padre a piccole dosi» conclude lo psicologo. Il tribunale dimezza gli incontri concessi ad Andrea: potrà vedere Maddy un pomeriggio alla settimana, un weekend ogni due, e una settimana durante l’estate.Il meccanismo si è inceppatoIn piazza della Repubblica, Andrea racconta. «Ricordo che durante quella perizia ero a disagio. Mi sembrava di essere minacciato. Lo psicologo mi disse che se mi fossi curato con psicofarmaci, sarei rimasto con mia figlia. Da quel 2007 si è inceppato un meccanismo nella giustizia. Un meccanismo misterioso. Il problema è che ora mia figlia inizia a star male, e questo è proprio quel che non lo voglio». La diagnosi del 2007 ha avuto un effetto devastante su Andrea. Come un pugno tirato a tutta forza in pieno viso. Che intontisce, fa ripiegare in due dal dolore. Andrea si è sottoposto ad una perizia psichiatrica: il primario dell’Asl che l’ha visitato, nell’ottobre 2008, ha dichiarato che «per formulare una diagnosi psichiatrica si deve procedere in maniera metodologicamente corretta (…). Non ho rilevato disturbi psicopatologici, né un di-sturbo delirante, né un disturbo paranoideo della personalità». Nell’agosto del 2008, la psicologa del servizio sanitario, referente del Tribunale per Maddalena, ha raccontato al giudice uno degli incontri con la bambina. Maddy «alla domanda “con chi vorresti stare, se potessi scegliere?” risponde che vorrebbe stare di più con il babbo, e vorrebbe che andasse in vacanza con loro in campagna, nella prossima vacanza insieme alla mamma». Fino ad oggi, il giudice ha rigettato le richieste di Andrea di passare più tempo con la figlia. A quattro anni dall’inizio della vicenda, sono intervenuti dieci tra psicologi e psichiatri, ma non si è arrivati alla sentenza. Perché, se per la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo bisognerebbe arrivare al primo grado entro tre anni? E perché basta una perizia, psicologica, per mettere in discussione tutto? Ancora. Il giudice a fine marzo ha accettato la richiesta dello psicologo consulente, e l’11 maggio anche Maddy sarà sottoposta alla visita di un neuropsichiatra infantile. Perché? Due cuori colorati coi pastelli«Una bulimia di perizie» denuncia Marco Casonato, uno dei consulenti della difesa, professore di Psicologia dinamica all’Università di Milano: «Un caso abnorme. Dieci perizie non servono a nulla: ho l’impressione che si stia seguendo una tesi pregiudiziale». «Questo di Firenze è un’esemplificazione di un pasticcio giudiziario all’italiana» dice Gloria Vannini, neuropsichiatra infantile, membro della Lidu, associazione internazionale per la difesa dei diritti dell’uomo: «Non si comprende che la bambina ha bisogno di entrambi i genitori. Per una falsa cultura in difesa della donna, si assumono comportamenti di attacco eccessivo contro la figura paterna». Al tavolo del bar, Andrea sa solo che qualche giorno fa Maddy gli ha portato un disegno. «L’ho fatto di nascosto alla mamma, è per il tuo compleanno», gli ha detto. Con i pastelli ha colorato due cuori, uno grande e uno piccolo, che si tengono per mano. Sono lei e il babbo.


I soliti luoghi comuni all'italiana.

mayo 13, 2009

Venezuela è dittatura dichiarata


Ribadendo che dovrebbero vergognarsi quelli che ancora citano Chavez come esempio di socialismo, propongo il pezzo de 'Il Velino'. Smettiamola di parlare di democrazia quando si parla di Venezuela, perchè siamo in piena dittatura. Tutte quelle sciocchine che parlano di nuovo socialismo sudamericano dovrebbero informarsi e non spacciarsi per giornaliste serie.
Roma, 11 mag (Velino/Velino Latam) - Chiudere le televisioni private, confiscare i terreni non utilizzati, nazionalizzare il Banco de Venezuela, uscire dall’Organizzazione degli Stati americani. Se nei giorni scorsi la Commissione interamericana per i diritti umani dell’Osa aveva denunciato il deterioramento della democrazia in Venezuela, il leader del paese latinoamericano Hugo Chávez ha rilanciato e, tra sabato e domenica, ha scatenato una dura offensiva contro avversari veri e immaginari. Palcoscenico della maggior parte di questi attacchi è stato ieri il suo programma televisivo domenicale, Aló presidente, nel corso del quale si è scagliato contro i mezzi di comunicazione privati: Chávez ha detto ai proprietari di “stare attenti” perché “potrebbe arrivare una sorpresa in qualsiasi momento”, ipotizzando di ritirare le loro concessioni perché “abbiamo resistito anche troppo. Una cosa sono le critiche e un’altra è la cospirazione”. Chávez ha quindi promesso di agire con durezza nei confronti di quei media che diffondono “messaggi di odio, stravolgono la verità e incitano alla guerra”. In particolare il presidente venezuelano si è concentrato sul direttore di Globovision Alberto Federico Ravell, definito “un pazzo con un cannone”, al quale ha annunciato la prossima fine delle trasmissioni “o smetto di chiamarmi Hugo Rafael Chavez Frías”.
Secondo il presidente venezuelano infatti i mezzi di comunicazione spesso agiscono come “partiti politici e come gruppi di pressione”. E se qualcuno, come la Commissione interamericana per i diritti umani dell’Osa, contesta, da Chávez arriva una risposta chiara: “Che se ne vadano al diavolo”. Sabato il leader venezuelano aveva ipotizzato anche l’uscita di Caracas dall’Osa, con l’intenzione di creare un organismo analogo “un’organizzazione di popoli liberi dell’America Latina”. In particolare Chávez ha il dente avvelenato nei confronti della Commissione per il mancato sostegno offertogli in occasione del colpo di Stato di cui fu vittima nel 2002: “Non hanno mai risposto alla richiesta fatta per garantire la vita di un presidente sequestrato e adesso sono gli stessi che dicono che violiamo i diritti umani. Che se ne vadano al diavolo”. Il “caudillo” ha anche annunciato l’intenzione di accorciare i tempi per la nazionalizzazione del Banco de Venezuela, controllato al 96 per cento dallo spagnolo Banco Santander, come parte del “processo verso il socialismo”.
“Abbiamo fatto studi e calcoli – ha spiegato -. Ora sappiamo quanto vale e saremo rigorosi, come siamo stati in altri casi”. Chavez ha sostenuto che le decisioni prese negli ultimi giorni sono i primi passi nella decade che porterà il Venezuela a uscire dalla “egemonia capitalista”; uno dei passaggi fondamentali di questo percorso sembra essere nella dichiarazione: “la terra non è privata, è della nazione”. Il presidente se l’è presa infatti con chi “ha una piccola tenuta” in cui passare il fine settimana, perché “chi vuole veramente la terra, deve lavorarla”, annunciando di aver firmato gli ordini di esproprio di diecimila ettari. In merito alle critiche mosse alla decisione, Chavez ha commentato: “I latifondisti dicono che è un furto? Lo stesso dice il ladro quando viene catturato: sono innocente”. A preoccupare ancora di più i proprietari terrieri è il fatto che il presidente ha sostenuto che se si analizzassero approfonditamente tutti i titoli di proprietà “in Venezuela non ci sarebbe più proprietà privata”, perché “quasi tutte le grandi estensioni di terreno sono frutto di violenza e sopruso dei potenti ai danni di contadini, indigeni e poveri”.
Per questo, ha spiegato annunciando la firma degli atti di esproprio di diecimila ettari, questa politica proseguirà, puntando all’autosufficienza alimentare. Tutto questo è successo a poche ore dalla scoperta di un presunto complotto ai danni del “caudillo”, segnalata dal ministro degli Interni Tarek El Aissani. In una dichiarazione pubblica il ministro ha infatti reso pubblico che tre cittadini dominicani e un francese sono finiti in manette con l’accusa di cospirare contro il governo e di lavorare alla preparazione di un attentato ai danni di Chavez. Nell’abitazione del francese, Frederic Bocquet, la polizia avrebbe scoperto un vero e proprio arsenale.
Chavez esta loco, esta acabando con Venezuela, no podemos no protestar contra esta dictadura. Es necesario que los Venezolanos de todo el mundo tienen que unirse para que Venezuela vuelva a ser el pais libre en donde crecimos. Cuidado hermanos, el tipo esta loco de remate y ya los que le habìan dado su voto no creen mas en él. Que se vaya el loco.

mayo 12, 2009

Ceaucescu come Chavez come Hittler


Una sorpresina può arrivare in qualsiasi momento». Così Hugo Chavez ha minacciato di chiudere le emittenti televisive private che «incitano all’odio» e «cospirano contro il governo». Nel suo programma settimanale, «Alò», il presidente venezuelano ha promesso battaglia contro i media che «diffondono messaggi di odio, calpestano la verità e incitano alla guerra». Chavez ha puntato il dito in particolare contro il direttore della tv di opposizione «Globovision», Alberto federico Ravell, che ha definito «un pazzo senza pistola». «I media - ha tuonato Chavez - cambino abitudine o si preparino a subire le sanzioni previste dalla legge».Due giorni fa la Commissione interamericana dei diritti dell’uomo (organo con funzioni giurisdizionali creato dall’Organizzazione degli Stati americani) ha denunciato il «deterioramento della democrazia» nel Paese latinoamericano e ieri il presidente ha ordinato l’esproprio di circa 10 mila ettari di terreni da vari proprietari dello stato di Barinas, nel sud-ovest del paese. «Non c’è terra privata» in Venezuela, ha spiegato Chavez aggiungendo che «ci può essere gente che occupa la terra, ci possono essere produttori a patto che producano, ma se l’occupano senza produrre, perdono il diritto di occuparla e allora la legge dev’essere implacabile». Chavez, che finora espropriato circa 2,5 milioni di ettari di terre ai privati, ha concluso ricordando che «quando i latifondisti si lamentano e ci accusano di rubare le terre, mi suona come se un ladro si lamentasse che gli rubano la refurtiva».


Enrique è alla guida della vecchia jeep che ci porta verso Punto Fijo, cittadina nel nord ovest venezuelano, non lontana dalla laguna di Maracaibo, la zona petrolifera del nostro paese. Il mio amico guida nervosamente, si dice felice di rivedermi e durante il tragitto mi racconta come la sua famiglia e tutti i suoi parenti stiano vivendo l’attuale situazione venezuelana. Il padre di Enrique è di origini italiane mentre la madre è originaria di Maracaibo. Una vita fatta di piccoli sacrifici e voglia di raggiungere un posto al sole, una piccola azienda per la surgelazione di gamberi e frutti di mare che erano poi distribuiti in tutto il mondo. Un’azienda familiare che funzionava abbastanza bene e che improvvisamente ha conosciuto la crisi più nera. Il governo non permette che si prendano delle iniziative commerciali o quant’altro, qualsiasi piccolo imprenditore è costretto a stare con le mani legate e quindi a chiudere. Gli operai della “Mariscos Centilli” sono rimasti tutti senza lavoro, ognuno di loro ha una famiglia e dei figli, ma a nessuno importa che siano rimasti disoccupati, tanto meno al jefe che invece non fa altro che parlare di socialismo. Enrique guida e parla mentre le ruote del fuoristrada finiscono continuamente nelle numerose buche del manto stradale, sono quasi voragini, all’interno dell’abitacolo i sussulti sono talmente forti che, per non sbattere la testa da qualche parte, si è costretti a viaggiare tenendosi da qualsiasi appiglio disponibile. Sono contento, finalmente respiro di nuovo l’aria del mio paese e sento di nuovo i profumi dei fiori e delle spezie che arrivano alle narici mentre passiamo dai piccoli centri abitati, dove le donne, nell’impossibilità di acquistare carni pregiate e formaggi costosi, friggono i platanos e scaldano i fagioli neri speziati al cumino. Quasi leggendomi nel pensiero Enrique interrompe le mie riflessioni e mi dice: ‘questa gente non soffre per la mancanza di cibo, sono anni che vivono in questa situazione, la cosa peggiore, per loro, è la mancanza di libertà che cominciano ad avvertire, inizialmente avevano creduto alla rivoluzione sociale ma ora si rendono conto che la qualità è peggiorata moltissimo e che non esiste più sicurezza nemmeno di vivere”. Ricordo Enrique da adolescente, sempre allegro e ricco di iniziative, amante della musica e del ballo, sentire ora le sue parole mi intristiscono. In serata arriviamo a casa sua e incontro tutta la famiglia, i ricordi di quando eravamo ragazzi a Caracas, prima del trasferimento a Punto Fijo, ritornano tutti per regalarci qualche ora di serenità. Quando il padre di Enrico parla di Chavez abbassa la voce, come se temesse che anche in casa sua qualcuno lo possa spiare. Sorrido meravigliato per questo e lui, vecchio saggio, mi guarda dritto negli occhi e con la determinazione tipica del meridione italiano, con un linguaggio misto tra spagnolo e napoletano mi dice: “non sorridere, io questi comunisti li ucciderei tutti”. Vengo a conoscenza di fatti che da soli potrebbero riempire le pagine di un libro di suspence e dei thriller più scioccanti, storie di spionaggio e cose che in Venezuela non mi sarei mai aspettato che potessero accadere. Di fronte alla mia riluttanza e incredulità mi mettono sotto al naso la nuova costituzione bolivariana, fresca fresca, progettata dall’attuale governo che, mascherato da socialismo, in realtà nasconde un’anima comunista della peggiore specie. Le prime due leggi che mi vengono agli occhi si occupano del tradimento di pensiero, sono previsti, cioè, fino a sei anni di carcere per chi fa della propaganda contro il governo. Alla faccia della democrazia! Alla faccia di chi ha osato definire la trasformazione del Venezuela un risultato della democrazia più grande dell’America latina. Bugie! Solo bugie. Cosa significa la costituzione bolivariana? Bolivar è morto da tantissimi anni e non sapeva nemmeno cosa fosse la rivoluzione industriale. Improvvisamente pare che Simon e Chavez siano un connubio indissolubile, tanto che le parole di uno vengono confuse con quelle dell’altro e parlare di uno o dell’altro sia la stessa identica cosa. Simon Bolivar diventa incredibilmente un sostenitore di Carlo Marx, mentre Chavez è in realtà il ritorno in carne del libertador. Simon chiedeva, però, la vita e la libertà per la gente, viveva in povertà, mentre il presidente venezuelano vieta il libero pensiero e vive negli sfarzi come un nababboe che spenda milioni e milioni di dollari per pubblicizzare la sua corrente comunista. Un paese libero e sincero come il Venezuela diventa bersaglio di meschini sotterfugi per cancellare la memoria, la storia e la libertà d’espressione. Vengono censurati i libri di storia, le parole in tv, i giornali e non esiste alcuna possibilità di opposizione. I venezuelani all’estero, grazie anche a Internet, denunciano questo stato di cose e non possono rimanere impassibili di fronte alle false affermazioni per cui in Venezuela tutto starebbe andando per il meglio. Sia benedetto l’arrivo di Internet che diventa in questo momento l’unica possibilità d’espressione. Questa rivoluzione non è la nostra, questo è soltanto l’anticamera del comunismo cubano. In Italia si è liberi, non si viene perseguiti legalmente perché non approvi quello che fa il governo, non si va in galera perché dici quel che pensi o sei contrario al governo. Cosmo de La Fuente(articolo prelevabile citando fonte e autore)
04:20 P.M APROX: recibo mensajes por BB de mis amigos de PERLA , de quienes estare eternamente agradecida, notificandonos que internamente pasaron una comunicacion al personal, en donde se les ordenaba presentarse en las empresas a TOMARLAS a partir de las 6:00 am del dia viernes.Inmediatamente le comunico a los dueños, quienes habia recibido una comunicacion igual y le comunico a mis compañeros de trabajo que empiecen a hacer respaldo de todos los documentos y que recojam sus efectos personales. Despues la idea era sacar las computadoras y mandar a salir los barcos, pero la toma no fue a las 6:00 am....a las 5:00 p.m ya teniamos el estacionamiento lleno de empleados de PERLA y PDVSA que tenian la orden de quedarse en vigilia, supongo que para intimidar y para verificar que no nos llevaramos los activos de la empresa. 05:30 pm: la mayoria del personal se retiro,incluyendo a los dueños, a quienes les aconsejaron no quedarse. Nos quedamos los gerentes de Mtto,Operaciones y yo por C-SSA, ademas de todo el personal de flota y algunos otros empleados que quisieon quedarse como apoyo 06:00 pm: Llega el juez con dos asistentes, tres "expertos" de PDVSA y tres de "PERLA", dos abogados de PDVSA y un fotografo y nos indican que van a accesar a las instalaciones a hacer una inspeccion de los activos. Una vez adentro nos dividimos en grupos porque querian las caracteristicas de las embarcaciones, inventario de los activos (en papel y en fisico) y tomarle fotos a todo lo que se encontraban a su paso, incuyendo hasta los trofeos que nuestros juegos internos, muebles con libros, carteleras,papeleras y escritorios.Debo indicar que en ningun momento fueron groseros y para mi sorpresa los mas agradables y que incluso me explicaron y respondieron a todas mis preguntas fueron los abogados y el juez.Lo que si no puedo pasar por alto fue que los "expertos" eran unos payasos que se ponian a hablar entre ellos y decian puras estupideces como YO FUI EL PRIMER EMPLEADO DE PETROREGIONAL(PERLA), o yo les dije a los de PDVSA yo no voy a entrar con un contratico a mi me pagas bien o si no no entro etc etc etc.....y resulta que me miraban como una desconocida y hasta el 30 de marzo fuimos base logistica de PERLA y les veia la cara a veces hasta dos o tres veces a la semana......y el payaso mayor fue el de PDVSA quien despues de estudiar toda a carrera juntos se hizo el que no me conocia y me bajaba la cara...y cuando le dije que lo conocia me dijo AAHHH SII TU CARA ME ES CONOCIDA!!!. 11:30 p.m: culmina la inspeccion , se firma el acta con los jueces y ellos indican que se van a retirar pero a cambiarse de ropa porque la orden es permancer en vigilia en el estacionamiento y que a las 12:00 llegaria el nuevo " JEFE DE OPERACIONES" a tomar posesion del muelle.En seguida el Gte. de Mtto y yo nos fuimos a casa de los dueños a reunirnos con ellos y notificarles como habia sido la inspeccion y las intrucciones que nos habian dado. El Gerente de Mtto, personal de descanso que se apersono, personal de guardia y el gte tecnico esperaron a los nuevo "jefes"La reunion con los dueños fue tensa, porque se imaginaran como se sentian todos al ver que el esfuerzo de 52 años y de varias generaciones fue ROBADA por este gobierno de mierda, ademas que tdavia era muy temprano para decirnos a los empleados que se va a hacer cuando ellos mismos ni saben lo que les haran a ellos. la reunion termino como a las 2:00 am y de alli me retire a mi casa a intentar dormir, pero como comprenderan no fue nada facil. DIA VIERNES: 07:00 am el estacionamiento lleno de gente roja, toldos , conetas para escuchar la cadena, una bandera de venezuela en la reja y adentro aprox. diez personas que nos indicaban que ahora eramos PDVSA y que por los momentos las operaciones estaban suspendidas hasta que su comandante chavez les indicara que se iba a hacer. Nos indicaron que el personal iba a ser aborvido por PDVSA y que todos iban a estar amparados por el contrato coletivo petrolero. de donde carajo sacaran plata para eso no se. 8:00 am: nos reunen a los gerentes de los departamentos y nos solicitan la lista de todos los empleados incuyendo nombre, cedula y cargo de cada uno porque ellos deben verificar los "antecedentes de cada uno" para verificar si pueden sero no absorvidos por PDVSA TRANSCURSO DE LA MAÑANA: MIirandonos las caras sin hacer abosutamente nada porque ellos esperaban la cadena de su presidente. de vez en cuando nos preguntaban cosas de las oficinas ahh y al jefe de compras que le notificara a los proveedores que a partir de ese momento las facturas iban a nombre de PDVSA. MEDIO DIA: Inician un acto en donde invitaron a participar y obligaron a otros tantos a pararse en el frente a cambiar la bandera de la empresa y cantar el himno para izar una bandera de venezuela en uno de los barcos.Lo que mas me indigno, me asqueo, me dio impotencia etc fue ver a la cuerda de mamarrachos de los del sindicato y a varios empleados chavistas de la empresa dar un discurso en donde decian que al fin la empresa era de PDVSA, que al fin se habian librado del maltrato de los dueños y culminaron la mamarrachada con un PATRIA, SOCIALISMO O MUERTE.esos mismos en la mañana cuando entre al muelle me gritaban...se te acabo la burguesia!!! y eso que yo tambien soy empleada igual que ellos, asi que s eimaginaran porque a los dueños es aconsejaron que ni se acercaran.Hable con un amigo que era gerente de operaciones de Tricomar que es una empresa del mismo ramo y a el ya los dueños los sacaron con la guardia nacional porque ellos no tenian nada que hacer alli y si se resistian los llevarina al reten porque esa era la orden. 02:00 PM: seguiamos sin hcer nada y se podran imaginar cuantas veces me habia encerrado en el baño a llorar de la impotencia, ademas que tomaban fotos de toooooddoo pa cambiar los logos, tomaban fotos a los empleados y vi cuando a unas compañeras las obligaron a tomarse una foto con el puño arriba. y hacian entrevistas filmadas a la gente preguntandoles que sentian de sentirse " LIBERADOS" a mi me tomaron una foto en la computadora y en eso entraron a la oficina a entrevistar a un maquinista...yo sali correindo y dije que me estaba orinando...por si acaso se les ocurria entrevistarme. 04:00 PM: ya estabamos desesperados por irnos, para salir de ese ambiente tan hostil y para ir a hacer cosas mas productivas en vez de estarnos viendo la caras, asi que decidi ir a hablr con el NUEVO JEFE.cuando le digo que hasta que hora tenemos que quedarnos porque no estabamos haciendo nada, me empezo a interrogar acerca de las operaciones y cuando le di todas las respuestas me dijo AHHH SII SABBEIISS...y me dijo MIRA Y YA COMPRASTEIS EL REGALO DEL DIA DE LAS MADRES???..cuando le dije que si me dijo aha y que vais a hacer entonces??? pa qu te quereis ir? LE DIJE QUE QUERIA IR A DORMIR PORQUE NO LO HABIAMOS HECHO Y ME IJO QUE ELLOS TAMBIEN ESTAVAN AMANECIDOS......LUEGO DE TENERME ALLI COMO CINCO MINUTOS ME DIJO...HOY ES DIA DE JUBILO!!! DILE A TODOS QUE SE VAYAN A CELEBRAR QUE SON LIBRES!!!! QUE HARE? en el futuro inmediato ire el lunes a ver si me dejan entrar porque supongo que sere declarada golpista mesma o quizas esperaran que les de un entrenamiento primero..que se yo. tampoco se que diran los dueños al respecto..que pasa con aquellos que no sean o seamos aborvidos por los estupidos ladrones y nuevos "dueños" mientras tanto hacer las gestiones para buscar nuevos horizontes, ya que lamentablemente aqui la cosa esta cada vez peor.como todos saben en alguna oprtnidad pense irme a canada y hay varias cosas que tengo adelantadas en cuanto a registro de docuemntos. como les dije cuando inicie el correo muchas gracias por su apoyo, el ver tanto odio y la gente llenandose la getota diciendo que estan recuperando los activos " QUE NUNCA FUERON DE ELLOS" es muy arrecho, y las llamads de aliento de los amigos nos dan fuerza pa seguir adelante. un beso inmenso y un abrazo apretado para todos. LOS QUIERO MUUCHHOOO

mayo 11, 2009

Venezuela: continua il cammino verso la dittatura



Chaveza a caccia di streghe e stregoni. In questi giorni è iniziata la proibizione dei libri che ritiene contro il governo (la libertà socialista); oggi su La Stampa quest'articolo
L'ira del presidente sulla stampa: incitano alla violenza e cospirano
TORINO«Una sorpresina può arrivare in qualsiasi momento». Così Hugo Chavez ha minacciato di chiudere le emittenti televisive private che «incitano all’odio» e «cospirano contro il governo». Nel suo programma settimanale, «Alò», il presidente venezuelano ha promesso battaglia contro i media che «diffondono messaggi di odio, calpestano la verità e incitano alla guerra». Chavez ha puntato il dito in particolare contro il direttore della tv di opposizione «Globovision», Alberto federico Ravell, che ha definito «un pazzo senza pistola». «I media - ha tuonato Chavez - cambino abitudine o si preparino a subire le sanzioni previste dalla legge».Due giorni fa la Commissione interamericana dei diritti dell’uomo (organo con funzioni giurisdizionali creato dall’Organizzazione degli Stati americani) ha denunciato il «deterioramento della democrazia» nel Paese latinoamericano e ieri il presidente ha ordinato l’esproprio di circa 10 mila ettari di terreni da vari proprietari dello stato di Barinas, nel sud-ovest del paese. «Non c’è terra privata» in Venezuela, ha spiegato Chavez aggiungendo che «ci può essere gente che occupa la terra, ci possono essere produttori a patto che producano, ma se l’occupano senza produrre, perdono il diritto di occuparla e allora la legge dev’essere implacabile». Chavez, che finora espropriato circa 2,5 milioni di ettari di terre ai privati, ha concluso ricordando che «quando i latifondisti si lamentano e ci accusano di rubare le terre, mi suona come se un ladro si lamentasse che gli rubano la refurtiva».
questo è il socialismo di Chavez e noi che il cuore l'abbiamo 'popolare' veramente, ci fa soffrire che un despota impazzito parla di libertà e democrazia.

mayo 10, 2009

Complotto contro Chavez



L’intervento riguardante l’incidente di Los Roques, quello in cui anche otto italiani (forse) hanno perso la vita il 4 gennaio 2008, è andato in onda in maniera censurata la notte scorsa intorno alle 3.50. Pare che anche in Italia non si possa dire che il governo Chavez si comporti con metodi dittatoriali e che noi venezuelani non si viva affatto bene nel nostro paese.
Come mai si censurano le semplici parole? So che anche il film ‘La minaccia’ è stato censurato e mai trasmesso, ma, addirittura cancellare le parole di protesta mi pare troppo.
Mi pare di essere nel 1937/38 quando iniziavano le leggi razziali in Italia.
Grazie a Dio c’è internet.
Un ringraziamento, comunque, a Giovanni Lucifora, che ha tentato di dare spazio al gravissimo episodio dell’aereo della Transaven. La trasmissione, per il resto, è stata interessante e ben fatta.
CdF

Da wallstreetitalia.com
Venezuela/ "Complotto anti-Chavez", arrestato un francese -2

Caracas, 10 mag. (Apcom) - Il ministro dell'Interno Tareck El Aissami ha precisato che gli arrestati sono accusati di aver dato vita a una cellula terroristica nella capitale venezuelana. La polizia, in un appartamento vicino al centro, avrebbe trovato armi ed esplosivi. L'accusato francese si chiama Laurent Frederic Bocquet e, secondo l'accusa, sarebbe un militare "di un Paese europeo". -->

L’arresto è scattato in seguito alla trasmissione da parte di un emittente televisiva di una intercettazione telefonica nella quale si faceva riferimento all’organizzazione di un piano per assassinare Chávez.

Due militari venezuelani, padre e figlio, sono stati arrestati ieri per sospetti vincoli con un presunto complotto nei confronti del presidente Hugo Chávez. Si tratta del generale Ramón Guillén Dávila, ex capo del comando anti-droga della Guardia Nazionale (polizia militarizzata), e di suo figlio, il capitano Tomás Guillén Korinski. Entrambi sono stati rinchiusi in carcere per ordine del giudice del controllo militare Mariano Mosquera.L’avvocato del generale, Guillermo Heredia, ha spiegato che sino ad ora è stato informato solo del fatto che il delitto imputato al suo assistito è riconducibile al legame con il piano cospirativo contro il presidente Chávez. Non si conoscono per ora ulteriori dettagli visto che tutti gli atti del procedimento per ora sono stati dichiarati di carattere riservato.Comunque gli arresti sono scattati martedì notte, subito dopo che un programma di un canale di Stato venezuelano, Venezolana de Televisión (VTV), ha diffuso la registrazione di un intercettazione telefonica tra lo stesso Tomás Guillén e una donna, tale Sindry Patricia, nella quale si faceva esplicito riferimento all’organizzazione di un piano per assassinare Hugo Chávez.Questa versione dei fatti, divulgata anche dalla ABN (Agenzia Notizie Bolivariana), segnala tra l’altro che in questo presunto piano in fase di organizzazione ci sarebbe anche la partecipazione di altri generali venezuelani, uno di questi sarebbe presumibilmente Serrati, e di un gruppo ufficiale delle Forze Armate locali.In queste ore sono in atto le indagini per fare luce sulla vicenda.Si ricorda però che solo domenica, il presidente Chávez aveva denunciato un complotto per assassinarlo. Un complotto nel quale ci sarebbe la partecipazione della CIA, del sottosegretario di stato statunitense, John Negroponte, e del DAS (Dipartimento di Intelligence Colombiano).

Ma tu che leggi…cosa ne pensi? Se il tuo commento non è offensivo ma, anche se contrario, costruttivo, lo pubblico qui!
Per Antonio: - dire quel che si pensa è sempre segno di libertà, la maleducazione, però, non è sincerità. Se non sei d'accordo con qualcosa dillo, ma non limitarti a due parole incomprensibili. Ciao.

mayo 07, 2009

Papà Chavez decide chi sarà suo genero



Da buon dittatore decide chi sarà suo genero

CdF

da IL GIORNALE

«Signori, vi presento il compagno di mia figlia e nipote di Salvador Allende». La telecamera si gira e inquadra Pedro: «El compañero». Faccia pulita e baffetti, atteggiamento dimesso guarda il suocero con occhio temerario. I riflettori sono tutti per lui mentre lo chiama «Presidente Martire». Pablo è perfetto. L’esame è andato benissimo. Pablo sarà il futuro. Promettente medico di origine cilena, catalogato come il «più rosso» della famiglia Allende, nipote del presidente Salvador Allende. Pablo Sepulveda Allende ha tutti i requisiti per un esemplare genero rivoluzionario.
Nato in Messico, si è laureato in medicina a Cuba. Curriculum esemplare. Per la ricetta rivoluzionaria mancava solo la benedizione a Caracas di un suocero come Chavez. Il pubblico certo non se lo aspettava. Ad Alò Presidente Chavez si è sempre presentato per parlare di questioni politiche, progetti e rivolte secondo spirito bolivariano. Invece domenica scorsa negli occhi del leader c’era una luce nuova. La sua fierezza era tutta per Pablito. Baci e abbracci: orgoglio e consenso.
Così, anche questa volta la figlia preferita non lo ha deluso. Lei, Maria Gabriela, la secondogenita di 29 anni, lo ha sempre seguito in veste di «primera dama» alle cerimonie. Maria, anche in questo caso ha dimostrato la fedeltà al leader. Tra i due fidanzati è stato amore a prima vista. Si sono conosciuti a Caracas l’11 novembre scorso per un’occasione ufficiale. Lei era a fianco del padre a distribuire borse di studio «Salvador Allende» ai più meritevoli, lui a officiare la cerimonia. È stato un attimo. Anzi, i giornali giurano che c’è lo zampino di Chavez dietro al fidanzamento. L’invito al giovane Sepulveda per Caracas, durante le elezioni dello scorso 23 novembre, lo avrebbe firmato lui in persona. Alla festa della campagna politica c’era anche Maria. Da quel giorno i due, anzi i tre, non hanno perso tempo. Pablo abiterebbe già a La Casona, residenza del presidente.
E non solo, il giovane medico lavora al centro diagnostico di Chuai, inaugurato, neanche farlo apposta, da Chavez. Il dittatore venezuelano ha così acquistato, con un matrimonio, un simbolo da spendere in tutto il Sud America. Allende il martire, il leader socialista che ha perso la vita davanti alle truppe di Pinochet, l’uomo della democrazia contra la dittatura. È l’ultima grande operazione di marketing di un regime che si ispira a Castro e alla revolucion. E tutto questo, come accadeva tra i regnanti dell’Ottocento, viene mascherato con il romanticismo dell’amore. Chavez mette a frutto anche i baci della figlia.

mayo 04, 2009

Terremoto estado Miranda, Venezuela : sentito anche a Caracas

Caracas, 4 mag. (Adnkronos) - Un terremoto di magnitudo 5,5 della scala Richter viene riportato dal servizio di sismologia Usa in Venezuela, con epicentro nello stato di Miranda. I media locali riferiscono di una scossa registrata a Caracas, nei quartieri centrali di Los Simbolos e Caricuao e nelle zone di La Tahona e Guatire, precisando di essere in attesa della conferma del sistema locale Funvisis riguardo alla magnitudine e all'epicentro.

mayo 01, 2009

Chavez e FARC


Roma, 30 apr (Velino/Velino Latam) - Con una mossa a sorpresa, arrivata poche ore dopo l’atterraggio a Roma, il presidente colombiano Alvaro Uribe ha “incastrato” il suo collega venezuelano Hugo Chavez nella lotta contro i guerriglieri delle Farc (Fuerzas armadas revolucionarias de Colombia). Il leader colombiano ha chiesto l’aiuto di Caracas nella ricerca di un gruppo di guerriglieri delle Farc responsabili della morte di otto militari nella zona frontiera e Chávez non potrà negarsi. Il leader venezuelano aveva infatti manifestato nelle ultime settimane un cambio di rotta evidente nei confronti dei guerriglieri, per i quali precedentemente aveva chiesto l’eliminazione dalla lista nera internazionale delle organizzazioni terroristiche, pur mantenendo le distanze dalla “linea dura” di Bogotà. Inoltre incontrando Uribe aveva manifestato l’intenzione di sostenere il paese vicino nel “cammino verso la pace”.

Lo scontro tra forze armate colombiane e guerriglieri è avvenuto nella zona di Serrania del Perijia, a un chilometro dal confine e, secondo quanto riferito ieri da Uribe, “ci sono seri elementi probatori secondo i quali i terroristi sarebbero fuggiti in territorio venezuelano. In un momento in cui l’asse “bolivariano” guidato da Chávez ha perso il nemico “numero uno”, George W. Bush, e rischia quindi di perdere anche il ruolo di prima fila contro “l’imperialismo” nordamericano che si era conquistato, Chávez non può permettersi il rischio di fare un passo falso rifiutando il proprio appoggio a Bogotà; un atteggiamento sbagliato provocherebbe infatti una forte perdita di credibilità della sua già molto discussa leadership.