mayo 31, 2007
7 km da Gerusalemme - Luca Ward - Artika Film
mayo 30, 2007
Grazie Roma: tribunale dei minori primo in Italia
Il tribunale dei minori di Roma compie un passo in avanti in fatto di diritto di famiglia. Anche i minori potranno parlare.
In fatto di famiglia e di tutela dei diritti dei minori, l’Italia, per anni, è stato il fanalino di coda tra i paesi avanzati. Il tribunale dei minori ha sempre agito in maniera determinante senza aver tenuto conto, spesso, della reale situazione socio economica dei genitori separandi ma, soprattutto, senza occuparsi del reale diritto ad esprimersi da parte dei bambini ai quali, vittime innocenti di una guerra non propria, non è mai stato attribuito un legale personale, un tutore nominato allo scopo di occuparsi esclusivamente dei suoi legittimi interessi.
La convenzione sui diritti del fanciullo sancita a New York e poi ratificata nel 2004, non è mai stata rispettata nel nostro paese fino ad oggi. In verità il primo piccolo e importantissimo passo è stato fatto dal Senatore Maurizio Eufemi il 14 dicembre 2006 il quale, per la prima volta in un’aula di tribunale, ha parlato dei diritti del bambino e non solo dei diritti delle coppie sposate o non sposate.
Troppo spesso abituati a lamentarci non stiamo ancora dando il giusto valore a quello che definirei un evento, è giusto evidenziare che ora un altro passo si sta compiendo a Roma dove, il 7 maggio, il presidente del Tribunale di Roma insieme all’ordine degli avvocati hanno siglato un protocollo in cui, per la prima volta, si stabilisce che anche i figli hanno il diritto ad essere ascoltati al momento della separazione legale dei genitori. I maggiori di 12 anni saranno ascoltati obbligatoriamente, e, se necessario, dopo attenta valutazione, anche i minori di tale età, esprimendosi di prima persona per ciò che riguarda loro. Vengono stabilite le modalità e il luogo dove avverranno le audizioni, di norma senza la presenza dei genitori. Finalmente! A molti può sembrare poco, in realtà non lo è, il primo passo verso l’applicazione dei diritti del fanciullo è stato fatto, per ora a Roma ma si spera che la cosa si espanda in tutta Italia. Certamente la piena osservanza si avrà quando tutti i bambini in grado di comprendere ed esprimersi potranno essere ascoltati. Ma andiamo a vedere nel dettaglio il nuovo protocollo che a mio avviso andrebbe commemorato e nominato festa nazionale.
La dottoressa Magda Brienza, presidente del tribunale dei minori di Roma e l’avvocato Alessandro Cassini, presidente del consiglio dell’ordine degli Avvocati di Roma, hanno sottoscritto il citato protocollo.
Il contenuto del Protocollo è di grande importanza per i diritti della difesa.
Tra le altre rilevanti regole il documento, infatti, evidenzia il ruolo che viene attribuito alla difesa prevedendo la presenza dei difensori delle parti costituite in giudizio, pur dovendo essi attenersi a precise regole comportamentali per la salvaguardia e la garanzia della serenità e libertà del minore.
In ogni caso il testo del Protocollo susciterà un intenso dibattito che potrà prendere le mosse proprio dal Convegno che si svolgerà a Roma il 6 e 13 giugno pp.vv., organizzato dalla Commissione Famiglia e Minori del Consiglio dell’Ordine, nel corso del quale il documento verrà ufficialmente presentato.
L’occasione sarà utile anche per discutere degli altri importanti problemi processuali e sostanziali sorti a seguito della entrata in vigore delle varie recenti normative in materia di famiglia e minori.
Sono passi avanti che non bisogna sottovalutare, sottolineiamo questo nuovo impegno da parte del tribunale e dell’ordine degli avvocati e rendiamo pubblico il nostro apprezzamento per quanto fatto. Un giorno saranno i nostri figli a ringraziarci. L’eguaglianza tra cittadini deve cominciare in famiglia, di qualunque tipo essa sia, ma deve sempre e comunque garantire la serenità e il rispetto dei diritti del fanciullo a cominciare da quello di non perdere, per volere umano, nessuno dei due genitori. Occorre organizzarsi ora in modo che anche i bambini possano essere tutelati da un proprio avvocato, diverso da quello materno o paterno.
Aspettiamo che i diversi Tribunali d’Italia si adeguino e prendano esempio da Roma. Ricordiamo che se guerra vogliono i genitori all’atto della separazione, in nessun caso le armi della battaglia dovranno essere i figli i quali, finalmente, almeno a Roma, potranno avere voce in capitolo.
Cosmo de La Fuente
www.cosmodelafuente.com
Venezuela: il demonio si chiama Chavez
Hola Cosmo,
mayo 29, 2007
Radio Caracas Television - RCTV- CANAL 2
Gladio Lares, presidente dell’emittente, ha intanto assicurato che “a partire da domani cercheremo un'alternativa per continuare a giungere nelle case dei venezuelani", riferendosi alla possibilità di entrare nel sistema della tv via cavo.
La questione ha suscitato la reazione della Società interamericana della stampa (Sip), organizzazione che raccoglie editori e direttori di giornali del continente, e del suo presidente Rafael Molina che ha affermato che "questa volta siamo venuti per una missione sommamente delicata e perfino pericolosa per la libertà di espressione nel continente data dal fatto che questa notte scade la concessione per poter trasmettere di Rctv".
Al riguardo Maria Alejandra Diaz, direttrice per la Responsabilità sociale del ministero della Comunicazione, ha considerato che "le dichiarazioni della Sip rappresentano una ingerenza ostile a politica e leggi del Venezuela". La responsabile ha anche avvertito i media venezuelani di "non pubblicare queste argomentazioni perché (...) incitano a non riconoscere la legislazione venezuelana".
mayo 28, 2007
Chavez: il Ceauşescu venezuelano
Occorre stoppare il despota Hugo Chavez. La chiusura della più antica televisione venezuelano è il segnale di come stia male la democrazia e la libertà di pensiero nel paese.
Enrique è alla guida della vecchia jeep che ci porta verso Punto Fijo, cittadina nel nord ovest venezuelano, non lontana dalla laguna di Maracaibo, la zona petrolifera del nostro paese. Il mio amico guida nervosamente, si dice felice di rivedermi e durante il tragitto mi racconta come la sua famiglia e tutti i suoi parenti stiano vivendo l’attuale situazione venezuelana.
Il padre di Enrique è di origini italiane mentre la madre è originaria di Maracaibo. Una vita fatta di piccoli sacrifici e voglia di raggiungere un posto al sole, una piccola azienda per la surgelazione di gamberi e frutti di mare che erano poi distribuiti in tutto il mondo. Un’azienda familiare che funzionava abbastanza bene e che improvvisamente ha conosciuto la crisi più nera. Il governo non permette che si prendano delle iniziative commerciali o quant’altro, qualsiasi piccolo imprenditore è costretto a stare con le mani legate e quindi a chiudere. Gli operai della “Mariscos Centilli” sono rimasti tutti senza lavoro, ognuno di loro ha una famiglia e dei figli, ma a nessuno importa che siano rimasti disoccupati, tanto meno al jefe che invece non fa altro che parlare di socialismo.
Enrique guida e parla mentre le ruote del fuoristrada finiscono continuamente nelle numerose buche del manto stradale, sono quasi voragini, all’interno dell’abitacolo i sussulti sono talmente forti che, per non sbattere la testa da qualche parte, si è costretti a viaggiare tenendosi da qualsiasi appiglio disponibile. Sono contento, finalmente respiro di nuovo l’aria del mio paese e sento di nuovo i profumi dei fiori e delle spezie che arrivano alle narici mentre passiamo dai piccoli centri abitati, dove le donne, nell’impossibilità di acquistare carni pregiate e formaggi costosi, friggono i platanos e scaldano i fagioli neri speziati al cumino.
Quasi leggendomi nel pensiero Enrique interrompe le mie riflessioni e mi dice: ‘questa gente non soffre per la mancanza di cibo, sono anni che vivono in questa situazione, la cosa peggiore, per loro, è la mancanza di libertà che cominciano ad avvertire, inizialmente avevano creduto alla rivoluzione sociale ma ora si rendono conto che la qualità è peggiorata moltissimo e che non esiste più sicurezza nemmeno di vivere”. Ricordo Enrique da adolescente, sempre allegro e ricco di iniziative, amante della musica e del ballo, sentire ora le sue parole mi intristiscono. In serata arriviamo a casa sua e incontro tutta la famiglia, i ricordi di quando eravamo ragazzi a Caracas, prima del trasferimento a Punto Fijo, ritornano tutti per regalarci qualche ora di serenità. Quando il padre di Enrico parla di Chavez abbassa la voce, come se temesse che anche in casa sua qualcuno lo possa spiare. Sorrido meravigliato per questo e lui, vecchio saggio, mi guarda dritto negli occhi e con la determinazione tipica del meridione italiano, con un linguaggio misto tra spagnolo e napoletano mi dice: “non sorridere, io questi comunisti li ucciderei tutti”. Vengo a conoscenza di fatti che da soli potrebbero riempire le pagine di un libro di suspence e dei thriller più scioccanti, storie di spionaggio e cose che in Venezuela non mi sarei mai aspettato che potessero accadere. Di fronte alla mia riluttanza e incredulità mi mettono sotto al naso la nuova costituzione bolivariana, fresca fresca, progettata dall’attuale governo che, mascherato da socialismo, in realtà nasconde un’anima comunista della peggiore specie. Le prime due leggi che mi vengono agli occhi si occupano del tradimento di pensiero, sono previsti, cioè, fino a sei anni di carcere per chi fa della propaganda contro il governo. Alla faccia della democrazia! Alla faccia di chi ha osato definire la trasformazione del Venezuela un risultato della democrazia più grande dell’America latina. Bugie! Solo bugie. Cosa significa la costituzione bolivariana? Bolivar è morto da tantissimi anni e non sapeva nemmeno cosa fosse la rivoluzione industriale. Improvvisamente pare che Simon e Chavez siano un connubio indissolubile, tanto che le parole di uno vengono confuse con quelle dell’altro e parlare di uno o dell’altro sia la stessa identica cosa. Simon Bolivar diventa incredibilmente un sostenitore di Carlo Marx, mentre Chavez è in realtà il ritorno in carne del libertador. Simon chiedeva, però, la vita e la libertà per la gente, viveva in povertà, mentre il presidente venezuelano
vieta il libero pensiero e vive negli sfarzi come un nababboe che spenda milioni e milioni di dollari per pubblicizzare la sua corrente comunista. Un paese libero e sincero come il Venezuela diventa bersaglio di meschini sotterfugi per cancellare la memoria, la storia e la libertà d’espressione. Vengono censurati i libri di storia, le parole in tv, i giornali e non esiste alcuna possibilità di opposizione. I venezuelani all’estero, grazie anche a Internet, denunciano questo stato di cose e non possono rimanere impassibili di fronte alle false affermazioni per cui in Venezuela tutto starebbe andando per il meglio. Sia benedetto l’arrivo di Internet che diventa in questo momento l’unica possibilità d’espressione. Questa rivoluzione non è la nostra, questo è soltanto l’anticamera del comunismo cubano.
In Italia si è liberi, non si viene perseguiti legalmente perché non approvi quello che fa il governo, non si va in galera perché dici quel che pensi o sei contrario al governo.
mayo 27, 2007
Il cane di Chavez
Signas particulares: loco
mayo 25, 2007
Carolina Marconi vince il sondaggio: 'Quale venezuelana preferisci?'
La Media Contact, con la collaborazione di Paolo Caruso, lancia un sondaggio giocoso che diventa una battaglia all’ultimo sangue: ‘Quale venezuelana preferisci?’ La scelta è tra Aida Yespica e Carolina Marconi, entrambe di origine venezuelana e bellissime. Dopo un’ora dall’apparizione sul sito di ‘Familia Futura’ divena una guerra. Circa 20.000 mail da gestire per la Media Contact che, per l’occasione, ha rinforzato gli aiuti con altre tre persone fisse sui terminali. Non si trattava di votare per Berlusconi o Prodi eppure la gara virtuale si è surriscaldata a tal punto che è stato necessario censurare i commenti sia nella mail che nel blog di ‘ Familia futura’. Sia Paolo Caruso che Gabriele Costa avevano le mani tra i capelli, mai era accaduto che la loro agenzia venisse messa alla prova in maniera così feroce.
Vince, senza ombra di dubbio, la bella Carolina Marconi, o Karolina, come si legge sul suo sito ufficiale (http://www.carolina-marconi.it/). La faccia da monella ce l’ha, ma chi non asseconderebbe una bellezza tipica venezuelana come lei? Un piacere per me parlare di una mia compaisana. Carolina è nata a Caracas e, per via del lavoro diplomatico del padre, è vissuta un po’ in tutto il mondo.
Sguardo ammaliante, sorriso contagioso, labbra carnose che inducono a sognare, presenza inebriante, Carolina ha conquistato l’ammirazione dei maschietti e la simpatia delle donne. Forte di un fan club tra i più attivi d’Italia, c’è anche chi ha obiettato questo al che posso rispondere che se i fan sono così ‘accesi’ significa che l’artista sa farsi amare.
La bella venezuelana, dal carattere sicuramente molto interessante, quasi quanto la sua avvenenza, ci regala il suo charme attraverso il video e chi più di lei può rispondere alla caratteristica di ‘bucarlo’? Che ammainino le vele le altre, il veliero di Carolina ha preso il largo.
Io, da venezuelano in Italia, non posso che andare fiero di tale rappresentanza della mia Tierra. Alla resa dei conti tutte le venezuelane residenti in Italia rendono bene l’idea di quanto possa essere attraente la donna bolivariana, ecco perché il maggior numero di ‘miss world’ e ‘miss universe’ è proprio originario del paese di Simon Bolivar.
Spesso al ‘Sabor Tropical’, in provincia di Torino, la gente mi domanda: ‘ ma cosa mangiano ste venezuelane per essere così belle?’, beh bisognerebbe domandarlo alla Marconi, che, nonostante il cognome italianissimo, è una tipica bellezza del Venezuela. ‘Una nenita muy bonita’ e sicuramente, l’altrettanto bella mamma, ha preparato spesso ‘arepas’, ‘caraotas negras y arroz blanco’ nell’usanza culinaria del suo paese. Molti con orgoglio dicono che Carolina ha un padre italianissimo, certo, ma le fattezza del bel viso hanno molto a che fare con le origini materne…o no?
Un ‘in bocca al lupo’ a Carolina, sperando di vederla sempre più spesso in tv, magari al Bagaglino, perché no, per allietare gli occhi e le orecchie del pubblico italiano.
In attesa di incontrarla per ballarci una bachata le auguro, insieme alla redazione:
Mucha suerte y felicidades. Una menzione speciale merita una fan la cui email porta il nome ‘roccalella’, da sola ha inviato circa 3.000 mail. Bravissima e simpaticissima, purtroppo, essendo lo stesso mittente, è stato calcolato solo un voto. Ma Roccalella sei umana o sei un robot? E di Aida cosa diciamo? Ora è a Miami, è partita tutta sola perché il suo ultimo fidanzato, il calciatore Matteo Ferrari non ha gradito che lei andasse da sola in America. Sicuramente la venezuelana dal sangre caliente non rimarrà a lungo da sola. Non sarebbe male, però, un duetto tra bellezze ‘criollas’, Carolina e Aida fianco a fianco su qualche importante palcoscenico. Ci sono ancora altre venezuelane che incalzano: Aynette Stephens e Jennipher Rodriguez. Ma cos’è tutta questa abbondanza di bellezze venezuelane, sarà l’effetto Chavez?
Anche in quest’occasione si evince il desiderio della gente di tornare a parlare di cose semplici, forse perché stufi di guerra, sangue e politica. Ha fatto notizia il bacio a Clooney da parte di una donna e fa rumore la candidata belga che offre sesso orale in cambio di voti e del candidato pugliese che promette una notte d’amore e di fuoco alle sue elettrici. Sarà anche per quello che Malip55 ha riscosso tanto successo e la sua asta (quella di vendita) è la più cliccata di ebay che, in soli due giorni, è saltato tre volte. Cosa vende Malip55? Il cervello funzionante…e ti pare poco?
Meno male che c’è un sorriso come quello di Carolina per pensare, almeno per qualche minuto, ai profumi del Venezuela. C’è chi fa le canzoni per la Carrà, io oggi ne farei una per lei.
Cosmo de La Fuente per
Media Contact
Chavez: Fmi e Banca mondiale adios
mayo 24, 2007
Quale venezuelana preferisci?
2) Aida Yespica
Indovini e maghi nell'Italia che crede
Chavez accusa Radio Caracas
Giorgio Ceccarelli si traveste
di P. Caruso
Roma Un cuore grande, sotto un bel seno e dei folti capelli rossi. E poi un caschetto biondo, con uno strano barbone. Giorgio Ceccarelli, leader dell’Armata dei padri e dell’associazione “Figli negati” ha tolto parrucca e “reggiseno” solo per salire nelle stanze del ministro per le Pari Opportunità Barbara Pollastrini. I papà separati ieri mattina si sono piazzati a largo Chigi e hanno atteso il loro turno, rigorosamente vestiti da donna, perché il gentil sesso in quelle stanze ha una corsia preferenziale. Nel primo anniversario della dichiarazione dell’Unione Europea che ha dedicato il 2007 alle pari opportunità per tutti, i padri hanno chiarito che “tutti” significa anche loro. «Ho sempre cercato di non lasciare inascoltate le richieste di chi vuol vedere riconosciuti i propri diritti – ha detto il ministro -. Sono consapevole che la fine di un’unione rappresenta un momento di grande dolore e angoscia che si accompagna spesso a problemi economici. Le vittime principali delle situazioni che si vengono a creare sono soprattutto i figli. A loro bisogna che le mamme ed i papà dedichino l’impegno massimo perché abbiano una vita comunque serena. E in questo senso è ormai acquisito il principio della bigenitorialità». Eppure la legge sull’affido condiviso oggi non viene sempre applicata, e questo Ceccarelli lo ha ripetuto a chiare lettere.I papà hanno raccontato al ministro Pollastrini tutto quello che ai “piani alti” fingono di non sapere. «Mi ha fatto un’ottima impressione – racconta il presidente dell’associazione “Figli negati” -, mi è sembrata una persona molto sensibile anche a questi temi. Capisco il suo ruolo che è quello di “custode del futuro” di tutte le donne italiane, perché si sa che i ministri delle Pari Opportunità si occupano prevalentemente di donne, invece è stata molto onesta. Ha detto che ci sono tanti papà cattivi, disonesti e violenti, ma ce ne sono tanti buoni e, soprattutto, come lei ha riconosciuto, le nuove generazioni sono migliori e vanno aiutate a fare i papà». E i papà vogliono una “Casa”, perché in Italia ci sono solo strutture dedicate alle donne. Come nel suo stile, Ceccarelli ha lanciato un’altra provocazione: «O ce la date o la compro io, e lo Stato italiano non ci fa una bella figura se mi costringe a vendere casa mia». Il ministro Pollastrini ha promesso di “mettere una buona parola” con il sindaco di Roma Walter Veltroni. E Ceccarelli immagina già la sua Casa: «Faremo una comunità tipo San Patrignano. Io ci credo». Mariangela Mariani
mayo 23, 2007
La vergogna di Villafranca Tirrena (Messina)
Il mio comune ha istituito l’anagrafe canina con l’ordinanza n.04 del 21 febbraio 2006, e quindi, dovevano essere microchippati come dice la Legge Regionale 15/2000.
Oltretutto, per legge, è preferibile che i randagi non debbano più andare in canile, ma dovrebbero essere sterilizzati, microchippati e reinmessi sul territorio di appartenenza.
Dopo accurate indagini sono venuta a sapere che i cani sono nel canile di Mineo (CT), facente parte del consorzio Zooservice che comprende circa 7 canili nel catanese…
Tutti i giorni, per 10 giorni, siamo andati in comune per cercare di risolvere la situazione pacificamente ma siamo stati presi in giro ed addirittura ci hanno rifiutato il permesso scritto per riprendere i cani accampando come scusa che il canile di Mineo, per prassi, riconsegna i cani dopo 30 giorni!
Ho intenzione di denunciare tutto alla Procura della Repubblica ma, come forse sapete, non sono un’associazione e la mia denuncia non conta nulla!
Muovendo però l’opinione pubblica tramite i media e le associazioni forse si riuscirà ad ottenere qualcosa!!!
Annalisa (Sicilianimalista)
Maria Pia Maoloni vittima del tribunale dei minori
Gravina di Puglia: seconda parte
Oggi è il padre ad essere preso di mira, il giallo di Gravina pare non abbia una soluzione immediata.
Dal Corriere
http://www.corriere.it/ultima_ora/agrnews.jsp?id=%7B49813378-C44C-4C8D-BDE5-08711AB51138%7D
Vendesi cervello umano funzionante
VENDE CERVELLO UMANO FUNZIONANTE
Ticino news:
http://www.ticinonews.ch/cms/13,36,1179846347,10/0/mod_gzip/
Annuncio su ebay
http://cgi.ebay.it/ws/eBayISAPI.dll?ViewItem&ih=009&sspagename=STRK%3AMESE%3AIT&viewitem=&item=190115919381&rd=1&rd=1
mayo 22, 2007
Chavez: el infierno
Ciao, spero che voi tutti stiate bene. Vi scrivo perchè qui si dicono molte cose che dovranno accadere riguardo la politica e il governo. Non sappiamo se tutto è vero ma vi consiglio, se ancora l'avete, di vendere le vostre case di famiglia, quelle dove siete cresciuti e ancora di più se mai qualcuno avesse qualche altra proprietà. Non vale la pena avere niente qui ormai,ve lo consiglio vivamente. Persino io che non ho mai avuto paura di niente, comincio a spaventarmi seriamente, ci aspettiamo il peggio qui. La gente normale, quella che ha due risparmi da parte, sta comprando dollari come pazza perchè si sa che tra poco Chavez metterà le mani nelle banche per congelare i conti di tutti. Chavez proibirà che la gente faccia la tinta ai capelli, che le donne usino gli assorbenti e le minigonne, e chiuderanno la Bigott (la fabbrica di sigarette)e molte altre cose, la CANTV (società dei telefoni) è diventata dello stato e ora è una merda, tra l'altro. Vi ripeto che persino io mi sto spaventando, la prossima domenica ci sarà la chiusura del canale RCTV e anche questo si pensava che non sarebbe mai accaduto veramente. Più passa il tempo e peggiore sarà la situazione.
Saluti per tutti.
Helena
Atrévete venezolano, arrèchate... Venezuela tiene que recuperar su libertad.
Venezolanos: hay que arrecharse de verdad contra de Chavez
mayo 21, 2007
Hugo Chavez: El dictador - Arréchate venezolano -
Alejandro C., prima di diventare un oppositore dell’attuale governo venezuelano, fu il fondatore del movimento ‘Quinta República’. Prese le distanze dal governo chavista dopo gli incresciosi eventi che nell’aprile del 2002 si conclusero con la morte di non pochi pacifici manifestanti.
Molti gli amici e i conoscenti che mi avevano parlato di Alejandro, un uomo che rivendicava il diritto ad essere liberi in Venezuela. Finalmente riuscii ad entrare in contatto con lui e,grazie all’aiuto di un amico, ottenni un appuntamento al cafetìn ‘Las tres esquinas’ ad Altamira, una zona non lontana da quella dove tre anni prima si erano svolti i fatti. Sedemmo ad un tavolino per circa un’ora. Mi disse subito che i venezuelani sentivano la necessità di chiedere la revoca del mandato presidenziale. Diritto che veniva esercitato in maniera civile e pacifica.
Gli chiesi: “tu perché ritieni che il presidente debba essere revocato?” Non avevo nemmeno finito la frase che vidi Alejandro sgranare gli occhi come quasi come se cercasse di mettere a fuoco il mio sguardo e sono sicuro che per un attimo ebbe il timore che anch’io potessi essere un traditore e mi rispose così: “ le ragioni sono molte e lunghe da spiegare, il motivo principale è che questo governo ha fallito in tutto. La corruzione è cresciuta, la povertà è aumentata, la disoccupazione raddoppiata, l’insicurezza sociale sempre più preoccupante e i servizi pubblici bivaccano nell’abbandono più completo”. Mi disse anche che i discorsi del presidente in qualche modo producevano violenza e che citando continuamente le parole di Simon Bolivar toccava un tasto sensibile dei venezuelani, i quali lo considervano un eroe morto per la libertà e l’indipendenza. Diritti che invece sono assenti in Venezuela dal 1998. Il mio interlocutore mi disse anche che Bolivar lottava sul campo per rendere liberi gli uomini mentre il golpista in questione comandava dalla sua cabina di regia e decideva sulla vita di tutti senza diritto di replica, da dittatore. A questo punto gli chiesi la sua versione dei fatti dell’aprile 2002 e dopo avermi elencato i nomi di alcuni giovani manifestanti barbaramente uccisi da bande sospettate di essere vicine al governo, cominciò il suo racconto.
“Quel giovedì 11 aprile del 2002 si sviluppò a Caracas una marcia pacifica di opposizione al governo, che partiva dal Parque del Este (zona Altamira) per continuare fino al Palacio Miraflores, residenza del presidente. Giunti nei pressi del palazzo moltissime persone furono colpite da pallottole provenienti da armi da fuoco impugnate da gruppi di finti manifestanti che avevano marciato insieme agli altri e che in seguito si erano staccati dalla massa per portare a termine il compito omicida. La maggior parte dei fotografi furono inspiegabilmente uccisi. Un video eseguito da una terrazza delle vicinanze, però, mostrava alcuni individui vestiti con abiti pressoché uguali nei colori, come una sorta di uniforme, sparare ad altezza d’uomo, non lontani da essi dei militari della “Guardia Nacional” e poliziotti nell’atto di sparare verso lo stesso gruppo di persone. Nei giorni successivi fioccarono arresti irregolari che spesso furono eseguiti entrando di forza in abitazioni private. Successivamente vi furono altri disordini e nuove vittime in diverse zone della città. A questo punto Alejandro mi guardò ancora diritto negli occhi e mi disse: “ ti sembra questo un governo democratico? Ma la conferma che qualcosa di strano era avvenuta la si ebbe quando le televisioni, imbavagliate, non raccontarono i fatti, trasmisero solo il discorso del presidente che nella sua versione ,all’acqua di rose, raccontava di alcuni disordini che avevano causato solo due o tre morti per incidenti involontari. Ci stiamo incamminando verso un sistema dittatoriale spietato e illegittimo. Noi figli di Bolivar aborriamo la falsità dei discorsi di questo capo di Stato che dice di continuare l’opera del grande libertador ma che in realtà è soltanto un “loco” che, con la complicità del dittatore cubano, ci porterà alla distruzione”.
A questo punto Alejandro si alzò di scatto dalla sua sedia e se ne andò dopo avermi salutato con un ‘adios’ . Io rimasi ancora per un po’ seduto a quel tavolo, con le tazzine piene di caffè rimasto imbevuto, guardandomi intorno e soffermandomi sui volti dei camerieri e dei clienti che certamente erano ignari del rischio reale che correva il nostro paese. Le note di una bella canzone d’amore al ritmo di salsa romantica mi donavano momenti pregni di tristezza e speranza. Tristezza per quanto stava accadendo e speranza che la forza di Alejandro contagiasse tutti come aveva contagiato me.
Arrèchate venezolano, no permitas que ese loco destruya nuestro pais. Arrèchate....Arrèchate..... que se vaya el loco. Todos saben que hizo pura trampa, no podemos permitir esto.
Señores para todos aquellos que creen que aquí hay democracia. La cadena de hoy es una demostración de la falta de ella, aquí estoy lamentándome, será posible que el día 27 de Mayo los venezolanos se queden tan tranquilos, será que este dictador, impondrá sus ideas, de manera tal que nosotros no aremos nada. ¿El 27 d Mayo recibiremos el golpe certero en contra de la libertad y no aremos nada? ¿Sera que todos despertaremos de esta morrona que tenemos y daremos frete a esta dictadura? Eso espero, que no sea pura bulla y nos dejemos de pendejada y ataquemos
http://alexismarrero03.blogspot.com/2007/05/la-verdad-se-vista-chvez-el-dictador.html
mayo 20, 2007
Chavez l'anti libertador
I venezuelani protestanto contro di lui, in tutto il mondo.
Venezuela protesta contra del dictador Hugo Chavez Frias, él que decidiò de cerrar la emisora simbolo de los venezolanos, Radio Caracas Television. También los comunistas como Bertinotti (Italia) tienen que aceptar que se equivocaron en pensar a Chavez como a un socialista. Va a cambiar la constituciòn de nuestro pais y se cree Simon Bolivar.
Los Venezolanos protestan en todo el mundo.
CHAVEZ ES UN BURRO, CHAVEZ ES UN LOCO!
L'olocausto degli indios
mayo 17, 2007
Sanità: ai limiti della delinquenza
mayo 05, 2007
Venezuela: liberate il paese dal terrorista Chavez
La dittatura è ciò che regna nel paese grazie ad un altro despota HUGO CHAVEZ alleato di altri esponenti della scena mondiale che in fatto di terrorismo ne sanno qualcosa.
http://lapulcedivoltaire.blogosfere.it/2006/08/hezbollah-va-alla-guerra-in-america-latina-via-ven.html
www.cosmodelafuente.com
mayo 04, 2007
Venezuela: Zaccanti
La voce d'Italia, Caracas:
mayo 03, 2007
Venezuela criminale
CARACAS (VENEZUELA) - Carlo Zaccanti, imprenditore bolognese di 63 anni, è rimasto ucciso a Caracas, in Venezuela, durante un tentativo di rapina. L'imprenditore sarebbe stato raggiunto da un colpo di pistola intorno alle 4, ora locale, sparato da un bandito che cercava di rapinarlo. Zaccanti si trovava in macchina insieme a due consulenti, con i quali doveva raggiungere dall'aeroporto il centro della cittá per alcuni appuntamenti di lavoro.
L'imprenditore, infatti, è proprietario della Zaccanti, un'azienda di Bologna che vende apparecchiature e sistemi medicali. Piero Parisini, uno dei due consulenti, ha spiegato che l'occasione del viaggio a Caracas era dettata da alcune opportunitá imprenditoriali nel settore della sanitá.